Sinodo diocesano. La trepidazione del viaggio che inizia

Mons. Claudio Cipolla è pronto a vivere il Sinodo con tutta la Diocesi. «Partiamo senza sapere cosa troveremo, ci fidiamo dello Spirito santo. Scegliamo insieme la Chiesa che vogliamo». Il vescovo Claudio racconta il sogno di una Chiesa missionaria, attenta alle persone, specie i poveri, in cui si fa esperienza di umanità e di calore. Ed elenca alcuni cantieri aperti: l’iniziazione cristiana, gli organismi di comunione, le unità pastorali. Ma il compito di comprendere a quale realtà annunciare il Vangelo spetta alla “commissione preparatoria”

Sinodo diocesano. La trepidazione del viaggio che inizia

L’immagine è quella di una stazione di partenza. La metafora è quella di un viaggio verso una meta sconosciuta. L’atteggiamento è la fiducia nella fantasia e nell’azione dello Spirito. Così il vescovo Claudio Cipolla, senza nascondere un po’ di trepidazione e preoccupazione, si avvicina a una data decisamente “epocale” e straordinaria, quella di domenica 16 maggio 2021, che entrerà nella storia della Chiesa padovana come il giorno dell’Indizione del Sinodo diocesano, il “primo” dopo il Concilio Vaticano II.

Indizione, una parola che dice l’annuncio, ma «è già Sinodo» chiarisce il vescovo, perché «il Sinodo inizia nel momento in cui il Signore ci mette in questa strada. Indizione vuol dire invitare, darsi un appuntamento e ci indica anche qual è l’appuntamento verso cui tutti siamo invitati a convergere. L’indizione è un modo per rendere pubblico che la Diocesi si radunerà in Sinodo».

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È un percorso guidato dallo Spirito e l’intuizione di arrivare al Sinodo era già emersa in altri momenti – con l’avvio della visita pastorale per esempio e soprattutto con l’esperienza del Sinodo dei giovani, che di fatto ha messo le basi e anticipato l’oggi – e che il vescovo Claudio ha più volte evocato in questi anni di ministero episcopale: «L’ho immaginato in tante occasioni nelle quali emergevano problemi che richiedevano una scelta presa in maniera corale, da tutti insieme, perché Sinodo significa camminare insieme e ora più che mai la Chiesa di Padova si mette in cammino».

Ma verso dove? «Il mio desiderio è che si arrivi a una visione della comunità cristiana che sia condivisa dal maggior numero di cristiani possibile; una visione di Chiesa, che non vuol dire guardarci addosso, ma pensare a che Chiesa vogliamo. Penso a una Chiesa missionaria, che sia al servizio delle persone, soprattutto dei poveri, penso a una Chiesa in cui si fa esperienza di fraternità e di calore, in cui si vive questa consapevolezza per servire meglio. Ma come la immaginiamo? Come la annunciamo? Solo con una missione di Chiesa condivisa insieme potremo lavorare nella differenza, rispettando la pluralità e la diversità dei tempi e delle condizioni. Quello che ci unisce è lo Spirito, la visione. Obiettivo del Sinodo è maturare insieme una visione di Chiesa o meglio ancora pregare insieme il Signore perché ci illumini, perché noi desideriamo obbedire a Lui. Insieme vogliamo chiedere al Signore di dirci come dobbiamo guardare alla nostra esperienza comunitaria nel futuro».

Dopo averlo intuito, immaginato, condiviso con gli organismi diocesani e in tante altre situazioni ora il Sinodo diventa una realtà. L’indizione è un punto di arrivo ma anche di partenza, una stazione intermedia di un viaggio – per non uscir di metafora – e come ogni viaggio porta con sé emozioni, aspettative, apprensioni: «Sì, è proprio come quando si organizza un viaggio e si sta lontano per parecchio tempo – sottolinea il vescovo Claudio – Si è presi da qualche ansia. C’è la preoccupazione che tutto vada bene, che non ci siano incidenti lungo il percorso, c’è l’attenzione a preparare bene le cose perché sia un viaggio buono, di successo. Ecco personalmente mi avvicino – non ho timore di ammetterlo – con un po’ di preoccupazione, mi sento “in dovere di compiere” questo viaggio insieme a tutti i cristiani di questa Diocesi».

Un “dovere”, quello del vescovo Claudio, che porta con sé la “fatica” della responsabilità e di rispondere a un’intuizione: «Anche la mia è un’obbedienza a questa ispirazione che – tramite me – il Signore desidera per tutta la nostra Chiesa». Una responsabilità che è già condivisa con la segreteria del Sinodo diocesano, al lavoro da mesi per preparare e accompagnare tutto il percorso di preparazione e attuazione del Sinodo, e che verrà ulteriormente ampliata alla “commissione preparatoria” che dall’indizione (16 maggio 2021) all’apertura del Sinodo (5 giugno 2022), avrà un compito importante da consegnare poi a quella che sarà l’assemblea sinodale. «La commissione preparatoria ha il compito di ascoltare il nostro territorio, sia le comunità cristiane ma anche i vari ambienti di vita – culturali, sociali, di solidarietà, di volontariato – dovrà percepire come sta la gente tutta e come stiamo noi. La commissione dovrà aiutarci a capire in quale contesto siamo chiamati ad annunciare il Vangelo oggi. Un secondo obiettivo della commissione sarà quello di raccogliere le belle esperienze che abbiamo fatto negli ultimi decenni. Veniamo dal tempo del Concilio quando sono iniziati tanti cambiamenti. Ma alcuni tra i cristiani sono insoddisfatti perché non si è osato di più, perché si aspettavano più profezia. Altri sono altrettanto insoddisfatti perché la Chiesa non è più quella di una volta. Ecco dobbiamo recuperare il cammino che è stato fatto, ma in una lettura critica, per vedere se i passi compiuti sono stati quelli giusti. In questo senso abbiamo alcuni cantieri aperti: l’esperienza dell’iniziazione cristiana, quella degli organismi di comunione (i consigli pastorali parrocchiali, i consigli per la gestione economica), quella delle unità pastorali… Cantieri che sono stati aperti e che hanno ora bisogno di una lettura intelligente e critica nella fede perché trovino compimento. Anche questo è compito della commissione preparatoria».

La commissione preparatoria lavorerà a tutto questo e nel frattempo le comunità, i preti, i consacrati e le consacrate, i fedeli tutti non staranno immobili ad aspettare, anzi, la dimensione del viaggio e dell’essere in cammino riguarda tutti. «Abbiamo parlato del Sinodo come un viaggio, un camminare insieme. Un viaggio che ha una visione di Chiesa come meta da raggiungere, ma di cui non si conoscono i contorni, i confini. Quindi il tempo di adesso è indicare a tutti la stazione di partenza a cui ci diamo appuntamento. Questo è il tempo in cui ogni cristiano deve maturare la disponibilità a mettersi su questo treno, a intraprendere questo viaggio. C’è bisogno di spiegare dove si va, con chi si va, quale stile avrà questo viaggio, se siamo in grado di farlo oppure no. Come Diocesi abbiamo scelto di intraprendere la strada del Sinodo con il parere positivo del Consiglio pastorale diocesano e del Consiglio presbiterale, ora vogliamo interpellare comunità e singoli cristiani nelle varie forme di vita a partecipare. Questo è il tempo della convocazione»

Alla stazione di partenza quindi, ma con quale invito, con quale esortazione? «Vorrei trasmettere un messaggio di fiducia – conclude il vescovo – Fidiamoci della fantasia dello Spirito Santo. Noi partiamo, non sappiamo cosa scopriremo, ma questo è il bello di un Sinodo. Un Sinodo non è opera nostra ma è opera dello Spirito».

Tre parole chiave del percorso

Punti di rottura: riconoscere gli elementi di frattura e di dissonanza del nostro tempo che spesso diventano anche rivelativi.

Germogli: riconoscere gli elementi generativi e di consonanza del nostro tempo che ci aprono a un sogno.

Temi: nuclei tematici e argomenti di discussione sui quali verterà il il Sinodo diocesano.

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