Sinodo, si parte! Procediamo uniti. Il vescovo Claudio, dopo aver raccolto il parere favorevole dei consigli, ha deciso: il sinodo si fa

Sinodo diocesano. Il vescovo Claudio, dopo aver raccolto il parere favorevole dei consigli pastorale e presbiterale, ha deciso: il sinodo si fa. Per questo ha nominato la segreteria, che già si è messa al lavoro. L’indizione è prevista per maggio 2021

Sinodo, si parte! Procediamo uniti. Il vescovo Claudio, dopo aver raccolto il parere favorevole dei consigli, ha deciso: il sinodo si fa

Si era preso del tempo, il vescovo Claudio, e ora ha deciso: il Sinodo diocesano si fa. «Penso che si possa procedere con questa esperienza straordinaria. Per questo ho nominato la segreteria del Sinodo: un gruppo di persone capaci di fare da traino e di accompagnare la Chiesa di Padova in questo “cammino insieme”».

Un sinodo: perché?

«Innanzitutto perché la nostra Chiesa è molto vasta – spiega don Claudio – ci sono sensibilità diverse e dobbiamo cercare di camminare insieme, anche se nel rispetto delle identità culturali e storiche di ogni singola comunità. Mi sembra importante questo servizio all’unità. Siamo tanti, sparsi, ma dobbiamo essere spiritualmente uniti. Ritengo, poi, che il Sinodo sia una grande occasione per cercare strade nuove: dobbiamo imparare ad annunciare il Vangelo oggi nel contesto in cui ci troviamo. Ci sono temi, inoltre, che con la pandemia sono diventati vere urgenze pastorali da affrontare».

Per don Claudio, inoltre, è importante non subire i cambiamenti, non vivere sempre in difesa, «ma darsi un’occasione di riflessione spirituale che ci permetta di guardare avanti, di essere profetici, di anticipare i tempi e di stabilire noi – nella preghiera – dove vogliamo andare, quale immagine di Chiesa vogliamo costruire». Centrale è lo stile con cui fare tutto questo: camminando insieme. «Il mondo è frantumato, la società è frantumata… Che la Chiesa si ponga come segno profetico di unità credo sia un bel contributo che diamo al nostro territorio e alla nostra cultura».

Il cammino... è già iniziato

Sull’opportunità di celebrare un Sinodo diocesano ci hanno ragionato, lungo tutto il 2020, il consiglio pastorale diocesano e il consiglio presbiterale. Entrambi gli organismi hanno comunicato parere positivo al vescovo, consegnando alcune “indicazioni” per la celebrazione del Sinodo. «Già il cammino compiuto – sottolinea don Leopoldo Voltan – differenziato, in base alla specificità di ciascun consiglio, ma solidamente intrecciato... è stato di fatto sinodale. Così come il metodo: aver sperimentato con fedeltà il discernimento comunitario, rispettandone tutti i vari momenti, ha permesso ai due organismi diocesani di offrire al vescovo un consiglio maturo e consapevole».

I consigli, pastorale e presbiterale, «hanno evidenziato come il Sinodo sia occasione propizia per armonizzare le intuizioni risuonate in questi anni – continua don Voltan – la soggettività della parrocchia, la collaborazione tra parrocchie vicine, i gruppi di parrocchie, i compiti del vicariato, la riscoperta del sacerdozio comune dei battezzati e la prospettiva dei ministeri, il valore e ruolo del ministero ordinato, la verifica del cammino di iniziazione cristiana, i percorsi formativi per i giovani evidenziati dal “loro” Sinodo...».

Non sono mancate alcune raccomandazioni: «Evitare che sia un evento fumoso e macchinoso; precisare bene i temi per non disperderci in un tutto indistinto; favorire un ascolto e un coinvolgimento ampio e non solo retorico; non trascurare il dopo Sinodo».

Ora tocca alla segreteria

«Il vescovo ci ha chiesto, come punto di partenza, di ascoltare indicazioni e suggerimenti che vengono dalla vita ordinaria della Diocesi, dal Sinodo dei giovani e dalla visita pastorale – spiega don Giampaolo Dianin – E poi: conoscere e far tesoro delle esperienze di altre Diocesi che hanno celebrato recentemente un Sinodo; elaborare una struttura e un calendario del percorso sinodale; progettare, con gli organismi di comunione, la fase della sensibilizzazione della Diocesi; preparare il momento ufficiale di indizione del Sinodo».

La segreteria ha già cominciato a trovarsi e lo farà ogni settimana fino a maggio 2021, quando si prevede ci sarà l’indizione del Sinodo (anche se è prematuro parlare di date precise). «Siamo partiti da un momento di formazione, studiando insieme alcuni testi per capire cos’è un Sinodo, quale visione di Chiesa ci sta dietro, il senso della corresponsabilità di tutti i battezzati alla vita della Chiesa – continua don Dianin – Adesso inizieremo a incontrare le Diocesi che recentemente hanno celebrato un Sinodo; abbiamo tante domande da porre per far tesoro della loro esperienza. Studieremo diversi “modelli partecipativi”, perché l’ascolto e la partecipazione capillare sia reale e il dono di ciascuno non vada perduto. Poi inizieremo a concretizzare il percorso del nostro Sinodo per condividerlo con il vescovo e i consigli presbiterale e pastorale. Pensiamo di incontrare questi organismi, ma anche la consulta delle aggregazioni laicali e i religiosi. Ci sarà da predisporre anche un regolamento del Sinodo».

Ma... come si sposa il Sinodo con la vita ordinaria della Diocesi?

Per rispondere, don Leopoldo Voltan prende a prestito alcuni versi di Peter Handke dal libro Canto alla durata: «“E qual è la cosa a cui devo restare fedele? Essa ti apparirà nell’affetto per i vivi e nella consapevolezza di un legame. E questa non è cosa grande e particolare, non è insolita, non è sovraumana (…) Il canto della durata è una poesia d’amore”. Vedo il Sinodo come un restare fedeli sia alla novità sempre sorprendente del Vangelo sia alla novità di questo tempo, per dare durata a ciò che, di fatto, da sempre ci contraddistingue: l’essere a servizio! Il Sinodo è un’avventura straordinaria per incoraggiare, sostenere, vivificare il nostro ordinario».

C’è un nodo da sciogliere, secondo don Dianin: la preoccupazione che il Sinodo sia una cosa in più da fare. «Certamente questo impegno chiederà di tagliare altre cose e di concentrarci tutti su questo. Se paragoniamo la Chiesa a una famiglia, dire che il Sinodo è una cosa in più da fare sarebbe come dire che sedersi a tavola in famiglia, condividere, parlarsi, decidere insieme, è una cosa in più rispetto al fatto che papà e mamma lavorano e i figli vanno a scuola».

Un vero “cammino insieme”

Tra i compiti consegnati alla segreteria il vescovo indica un passaggio chiave per compiere davvero un cammino sinodale: «Elaborare e sostenere un percorso di sensibilizzazione della Diocesi, in grado di coinvolgere in modo vero e vivace le nostre comunità parrocchiali, le tante realtà ecclesiali presenti in Diocesi e tutte le persone che ne fossero interessate». «Non si tratta – sottolinea don Dianin – solo di pubblicizzare questo evento perché tutti sappiano che ci sarà, si tratta di fare un passo successivo rispetto a quel “sostare accanto al fonte battesimale” che abbiamo vissuto lo scorso anno. Sensibilizzare significa far nascere nel cuore dei cristiani – tutti! – il desiderio di prendersi cura della propria vita di fede e della loro comunità, cercando insieme le strade perché l’annuncio del Vangelo e la vita cristiana sia adeguata a questo nostro tempo e in questo nostro territorio specifico. Il Sinodo non è un parlamento per prendere decisioni in modo democratico, ma è celebrazione della nostra fede e appartenenza alla comunità dei discepoli del Signore».

I componenti della segreteria del Sinodo

Sono don Giampaolo Dianin (rettore del seminario e teologo), don Leopoldo Voltan (vicario episcopale per la pastorale), Roberta Rocelli (direttrice generale del Festival biblico ed esperta di metodologia della partecipazione), don Roberto Frigo (giovane presbitero e membro del consiglio presbiterale), Giovanna Zoccarato (che ha partecipato al Sinodo dei giovani), suor Lia Pasquale (che collabora con l’Ufficio famiglia) e Maristella Roveroni (del coordinamento diocesano di pastorale).

Dall’indizione in poi: ecco i vari passaggi

È prematuro, al momento, parlare di date precise, «ma i passaggi con cui si svolgerà il Sinodo diocesano sono chiari» evidenzia don Giampaolo Dianin. Eccoli: l’indizione del Sinodo con la nascita della commissione preparatoria che definirà i temi da trattare; la fase della sensibilizzazione della Diocesi sul Sinodo e sui temi che verranno trattati; la fase dell’ascolto dei cristiani che si riuniranno in tanti piccoli gruppi sinodali e diranno un loro parere sui temi del Sinodo; l’elaborazione del materiale che arriverà dai gruppi sinodali e confluirà in un testo che sarà messo nelle mani dell’assemblea sinodale; le varie sessioni dell’assemblea sinodale – che nel frattempo sarà stata eletta – e discuterà punto per punto i vari temi per presentare al vescovo le conclusioni del Sinodo; il vescovo approverà e promulgherà i frutti del Sinodo. «Infine la fase di attuazione – sottolinea Dianin – che non vorremmo lasciare alla buona volontà delle nostre comunità, ma vorremmo fosse definita nei vari passaggi».

Primi passi della segreteria. A servizio delle persone

«C’è trepidazione, timore di non essere all’altezza di un Sinodo, ma anche entusiasmo e quell’amore al Signore e alla Chiesa che ci porta a desiderare che sia una “sposa bella” e adorna per il suo Sposo. Abbiamo iniziato senza che tutto sia già definito; ci lasciamo accompagnare dallo Spirito». È questo ciò che don Giampaolo Dianin ha respirato nei primi incontri della segreteria. Don Leopoldo Voltan richiama – per riportare il suo sentire rispetto ai primi passi – il ritmo delle stagioni: «Si stanno allungando le giornate, la luce filtra meglio oltre l’oscurità dell’inverno, ci prepariamo alla sempre sorprendente primavera. L’immagine mi serve per dire che siamo all’inizio, con la certezza che ci saranno continui inizi. L’aria, poi, che avverto in segreteria è la disponibilità a imparare da tutti, quasi la necessità di trovare aspetti e punti buoni nascosti in ciascuno e in ogni esperienza».

Gratitudine, fiducia, gioia di essere parte della Chiesa diocesana: così don Leopoldo sta vivendo quest’esperienza. «C’è un’espressione dei lupetti scout che mi affascina: “Del nostro meglio”. Per certi versi è intraducibile e nello stesso tempo dice tanto. C’è un impegno da mettere in campo insieme, non da soli, tendendo a qualcosa che ci supera». Insiste sull’“insieme” anche don Giampaolo: «Credo che lo Spirito guidi la nostra Chiesa e gli scossoni di questi ultimi anni, compresa la pandemia, sono una salutare provocazione a mettersi in discussione e cercare insieme quello che oggi lo Spirito dice alla nostra Diocesi. Da dodici anni sono rettore del seminario e sento la preoccupazione dei giovani seminaristi per quello che li attende; anche per loro, superati i dubbi e le perplessità, sento di volermi impegnare in questa strada, perché possano trovare una Chiesa più fresca e bella e non stanca e appesantita».

Certo, il Sinodo dovrà fare i conti con le fragilità di questo tempo... «Il Covid-19 ha messo in discussione non solo la vita di tutti, ma anche tante attività delle parrocchie – sottolinea don Dianin – Ci ha pensato lui a rompere schemi, progetti, percorsi. Celebrare un Sinodo, da una parte potrebbe sembrare una scelta fuori dalla realtà, dall’altra proprio in questo tempo pastoralmente “terremotato” ci viene data la possibilità di fermarci e ricostruire in modo nuovo possibilmente con qualche buon criterio antisismico».

Andrà tutto nuovo”: dentro a questo tempo, secondo don Leopoldo, possiamo starci concretizzando questo slogan... curioso. «Come Chiesa diocesana possiamo migliorare per servire meglio il nostro territorio. E quando diciamo “territorio”, intendiamo la vita concreta delle persone. Per me quindi il Sinodo, in fondo, non significa una strategia nuova, una maggiore efficacia organizzativa ma è semplicemente un atto d’amore: ci stanno a cuore le persone».

Due/tre anni di cammino: questi i tempi del Sinodo

«Il Sinodo sia per tutti noi – ha scritto il vescovo Claudio agli organismi di comunione – la direzione di fondo: ci aiuti ad affratellarci e ad accomunarci nei pensieri, nei desideri e nelle proposte». Questa “direzione di fondo” – che si è messa in moto già da tempo grazie al discernimento dei due organismi di comunione e ora continua attraverso il lavoro della segreteria da poco costituita (ma già operativa) – vedrà la Chiesa di Padova camminare insieme, secondo don Claudio, «per due/tre anni... A maggio ci sarà probabilmente l’indizione e poi tutti i passaggi fino alla celebrazione vera e proprio del Sinodo. E dopo? Dopo potremo dire che la nostra Chiesa – laici, presbiteri, vescovo, consacrati, carismi vari… – ha individuato insieme il percorso da compiere. E poi ci dovremo manifestare capaci di obbedienza a quello che lo Spirito dice alla sua Chiesa».

L’ultimo sinodo padovano è stato celebrato nel 1947

Il 29 giugno 1947, dopo l’annuncio nel Natale dell’anno precedente, il vescovo Carlo Agostini – che ha guidato la Diocesi dal 1932 al 1949 – comunica “al clero e ai fedeli” le date di svolgimento del Sinodo: 30 settembre, 1 e 2 ottobre. La Difesa pubblica la sua lettera sul numero del 13 luglio. «Dopo il cataclisma della guerra e all’aprirsi di un nuova epoca (...) è necessario che la disciplina e i costumi abbiamo richiami e nuovi impulsi... È lo scopo del Sinodo». Il vescovo sollecita tutti i sacerdoti della Diocesi perché diano «il loro contributo di saggezza di adesione, di preghiera». E continua: «Ma anche i fedeli laici sono impegnati. (...) Perciò necessita umile preparazione e fervente preghiera e noi raccomandiamo che tutti i diletti figli della Diocesi spiritualmente collaborino al Sinodo».

Quello indetto dal vescovo Agostini è stato ultimo sinodo padovano.

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