Tutti di nuovo insieme. I vicariati di Campagna Lupia, Dolo e Vigonovo si sono ritrovati a Fossò

I vicariati di Campagna Lupia, Dolo e Vigonovo si sono ritrovati a Fossò, con una partecipazione numerosa e un’emozione palpabile per le parole del vescovo

Tutti di nuovo insieme. I vicariati di Campagna Lupia, Dolo e Vigonovo si sono ritrovati a Fossò

È stata numerosa e sentita la partecipazione a Fossò, che nel pomeriggio di domenica ha riunito insieme i rappresentanti delle comunità parrocchiali dei vicariati di Dolo, Campagna Lupia e Vigonovo. L’attesa per l’incipit del cammino sinodale era molta, soprattutto nei confronti di ciò che avrebbe pronunciato il vescovo Claudio. E le aspettative non sono rimaste deluse: «È stato illuminante ascoltarlo, soprattutto perché c’è tanta voglia tra noi di rivedersi e di riscoprirsi». Giulia Gasparini, 29 anni, è la vicepresidente del consiglio pastorale parrocchiale di Caltana; anche lei era a Fossò per l’indizione: «Mi risuonano due parole importanti sottolineate dal vescovo: preghiera e speranza. Vorrei che il Sinodo fosse colto come un’occasione imperdibile, soprattutto da noi giovani che abbiamo bisogno di chiederci cosa conti davvero».

La cosa più importante «in assoluto» dell’indizione per don Simone Bottin, parroco di Prozzolo e Premaore e vicario foraneo di Campagna Lupia, è stato vedere «una chiesa diocesana che si ritrova, anche a distanza, e prega insieme. È stato edificante percepire una chiesa che apre il dialogo con se stessa, con le chiese sorelle e le autorità civili». Cosa vorrebbe che fosse il Sinodo? «Vorrei fosse un cantiere in continua evoluzione, attento al momento “fluido” e fragile che stiamo attraversando più che una costruzione statica e immobile. Temo solo che come è avvenuto per il Sinodo dei giovani, si faccia tanto e poi non resti poco o nulla. Questa volta vorrei che si lavorasse con gradualità sulla “pastorale della quotidianità”, di trovare punti forti a cui ancorarci, per permettere alle comunità cristiane di camminare ogni giorno e di non disperdersi».

In chiesa a Fossò più di qualcuno ha colto il concentrato silenzio che aleggiava durante il collegamento con la Cattedrale: «Era un silenzio profondo – racconta don Massimo Donà, parroco di Fiesso d’Artico e vicario foraneo di Dolo – e avverto che dobbiamo scommettere su questo cammino voluto dal nostro vescovo insieme agli organismi di comunione, soprattutto perché giunge dopo la pandemia e ora abbiamo molto bisogno di rimetterci in cammino dopo tutto quello che è accaduto». Le parole del vescovo sono state percepite come autorevoli e precise perché «hanno colto il nostro desiderio di comprendere a fondo cosa sarà per noi il Sinodo – continua don Massimo Donà – Mi piace che custodisca in sé una spinta conciliare al rinnovamento, che il Sinodo sia una sorta di concilio della Chiesa locale». L’attesa di don Massimo Donà per questo cammino non è da poco: «Vorrei che fossimo in grado di elaborare linguaggi comuni tra laici e presbiteri per operare scelte finalmente condivise. Sono tante le domande che ora ci interrogano: la mancanza di preti, gli accorpamenti tra comunità, le collaborazioni pastorali… Dovremo tratteggiare un volto diverso della nostra chiesa, anche meno clericale, e trovarne uno nuovo al quale non siamo ancora abituati».

Custodisce la fiducia e la speranza per questo nuovo inizio Lucia Zorzato, vicepresidente del cpp di Prozzolo: «Spero che riusciremo a focalizzare tutti insieme i problemi e che il Sinodo ci aiuti a modificare la nostra mentalità pastorale perché il tempo di prima, soprattutto adesso dopo il Covid, è passato. Mi auguro che gli orientamenti finali non restino sulla carta, com’è avvenuto per il Sinodo dei giovani senza cambiare l’approccio delle comunità verso le nuove generazioni».

Per Armando De Gregorio, vice presidente di Galta e delegato in consiglio pastorale diocesano per il vicariato di Vigonovo, il carattere partecipativo che dovrà avere il Sinodo è «fondante perché deve coinvolgere, appassionare e incoraggiare le comunità spesso demotivate. ma piene di ricchezze da riscoprire». L’augurio poi è che il cammino «abbia un percorso leggero, non macchinoso e comprensibile alla base, che affronti le fatiche che si respirano spesso nelle nostre comunità. Una sfida non trascurabile, è quella di saper intercettare la capacità di combinare meglio due elementi: sacerdoti e laici chiamati a camminare insieme». Si augura che sia «un bel dono» per la nostra chiesa don Fabio Fioraso, parroco di Tombelle e vicario foraneo di Vigonovo, «per ripensarci nella prassi pastorale, spesso staccata dalla vita delle persone. La pandemia ci ha dato una grande occasione che ora non possiamo sprecare per riavvicinarci come chiesa dentro alla quotidianità».

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