Covid tra medicina e fede. Parla Francesco Simoni, all'ospedale per malati di Covid-19 a Schiavonia e presidente dell'Azione cattolica di Padova

Francesco Simoni. Medico all'ospedale per malati di Covid-19 a Schiavonia e presidente uscente dell'Azione cattolica di Padova, condivide i suoi pensieri tra medicina e fede. "Davamo per scontate eucaristia e comunità. Se ci convertiremo il mondo sarà migliore"

Covid tra medicina e fede. Parla Francesco Simoni, all'ospedale per malati di Covid-19 a Schiavonia e presidente dell'Azione cattolica di Padova

«Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a questo domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma, cari amici, non è possibile; oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è stato dato con tutte le sue difficoltà».

Era il 28 febbraio 1978 quando Aldo Moro pronunciò queste parole nel suo ultimo discorso ai gruppi parlamentari. Ma quelle righe scritte nell’Italia degli Anni di piombo dice molto anche all’Italia della pandemia da Covid-19. È uno dei pensieri ricorrenti tra medicina e fede di Francesco Simoni, medico al Covid hospital di Schiavonia e presidente uscente dell’Azione cattolica di Padova.

La sua sarà una Pasqua in corsia, ma nelle brevi pause di lavoro la mente correrà alla festa più importante per ogni cristiano. «Quando ci siamo detti che diventare medici era, oltre che intellettualmente stimolante, un modo per fare qualcosa per gli altri – continua Francesco - non abbiamo considerato la croce. Questa esperienza ci mostra con asprezza la realtà della croce nostra, della nostra fragilità e precarietà. È un bene, perché una vocazione che non si confronti con la croce è incompleta. Non siamo dei benefattori, anche i medici sono – prima di tutto – mendicanti di bene».

Nell’arco di 24 ore agli Ospedali riuniti Padova Sud Madre Teresa di Calcutta, il 20 febbraio tutto è cambiato. Oggi i pazienti sono spesso soli, altrettanto spesso non possono comunicare per le loro condizioni o per le apparecchiature a cui sono collegati. «Che grosso problema non poter parlare per qualche minuto in più con i malati. Che grosso problema per noi medici», riflette Francesco Simoni, eppure «queste mascherine e queste tute in tyvek stanno annullando i segni esteriori della nostra categoria professionale, così divise e divisioni sfumano: capita così che quello che ci dovrebbe isolare in un certo senso e da un certo punto di vista... ci unisce. Siamo davvero tutti #nellastessabarca».

Nel frattempo, come spesso accade si è alzata la retorica: medici eroi. «Mi viene in mente il Vangelo di Matteo (6, 1): “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro". Quello che stiamo vivendo è un tempo delicato, un tempo in cui troppo facilmente e troppo ambiguamente veniamo chiamati eroi. È importante che restiamo sobri e riservati. La generosità a favore dei reparti di terapia intensiva è una cosa bellissima, ma dura poco. La vera tenuta nel tempo dipende dalle tasse e dal finanziamento del sistema sanitario nazionale. Dobbiamo tenerlo a mente la prossima volta in cui ci chiederanno ”ah... perché vuole la fattura?" e la prossima volta che andremo a votare».

C’è però un’altra domanda che si pone in questa Pasqua senza riti, senza messe, senza la comunità. «Dov’è il tuo unire fede e vita adesso?». Quello che da sempre è l’obiettivo finale dell’Azione cattolica, oggi sembra ancora più impellente. «Stavamo dando per scontati tanti doni – l’eucaristia, la comunità, la salute – più in generale stavamo dando per scontata la Grazia, che invece è sempre dono, e “a caro prezzo”. Ora che la curva dei contagi si flette… rischiamo di dare per scontato il cambiamento, la rinascita. Niente sarà come prima? Non ci sarà nessun mondo migliore dopo, senza la nostra conversione. “Non è il tempo del Tuo giudizio, ma del nostro giudizio”, ha detto papa Francesco la sera del 27 marzo. “Con la tempesta, è caduto il trucco di quegli stereotipi con cui mascheravamo i nostri ego sempre preoccupati della propria immagine; ed è rimasta scoperta, ancora una volta, quella (benedetta) appartenenza comune alla quale non possiamo sottrarci: l’appartenenza come fratelli”».

E come fratelli in Cristo guardiamo avanti: «La coincidenza quasi perfetta di questa epidemia con la quaresima ci ha offerto un’incredibile segno: la direzione è comunque, sempre, verso la risurrezione e la Vita».

Ac, prima assemblea on line e nuovo consiglio

Sabato 4 aprile si è svolta in diretta Youtube l'assemblea diocesana elettiva dell'Azione cattolica, con la partecipazione del presidente nazionale Matteo Truffelli e del vescovo Claudio. Su acpadova.it i nomi dei nuovi consiglieri diocesani eletti in via telematica grazie alla collaborazione con l'azienda tedesca Polyas International GmbH.

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