Don Mario Ceccato. A 75 anni dalle sue promesse

Alla fine di giugno don Mario Ceccato fa concelebrato insieme al vescovo Claudio e ai numerosi confratelli l'eucaristia di ringraziamento per i 75 anni di sacerdozio e i 60 di presenza a Galzignano.

Don Mario Ceccato. A 75 anni dalle sue promesse

Venerdì 22 giugno alla presenza del vescovo Claudio nella chiesa di Galzignano è stata celebrata l’eucaristia di ringraziamento in occasione del 75° di sacerdozio e il 60° di presenza nel paese euganeo di don Mario Ceccato. «A 98 anni – commenta il parroco don Danilo Isati – don Mario nato il 29 aprile 1920, parroco di Galzignano tra il 1948 e il 1990, ha ancora tanta energia spirituale e tanta fede da condividere con chi lo avvicina»

Per ricordare i 75 anni di sacerdozio, iniziato il 24 giugno 1943, festa del Corpus Domini, davanti al vescovo mons. Carlo Agostini, don Mario Ceccato ha chiesto al vescovo Claudio di ripetere e rinnovare la promessa di obbedienza pronunciata durante l’ordinazione sacerdotale. «Ho voluto ripetere esplicitamente – sottolinea il novantottenne sacerdote – la promessa che gli ho fatto quando ancora non era nato, parecchi anni prima che lui nascesse, sapendo che l’obbedienza al vescovo non è assolutamente un atto servile – nel senso cristiano non dovrebbe mai esserlo – ma un atto di libera, consapevole, gioiosa sottomissione e aderenza in pieno all’amore del Padre nei nostri confronti, alla volontà di Dio verso di noi. Un’aderenza che per noi preti si esprime in maniera particolare attraverso i vescovi: il vescovo rappresenta veramente, in maniera misteriosa, non facile da dire né da capire, il meraviglioso incrociarsi della libertà personale con l’amore fedele del Padre. Ecco perché ho chiesto e ottenuto di rinnovare questo gesto, perché fosse anche una riparazione per tutte quelle volte che la mia obbedienza non è stata all’altezza dell’amore divino. E fosse soprattutto un ringraziamento per tutte le volte che il Padre, attraverso quel misterioso intervento sulla nostra vita e sulla nostra libertà, ha continuato a scrivere righe dritte sulle mie righe storte».

Don Mario Ceccato ha ricordato insieme ai 75 anni di sacerdozio i 60 anni di presenza a Galzignano, la parrocchia in cui vive e di cui è stato parroco tra il 1958 e il 1990. Una commemorazione che ha accettato non rivolta a sé, ma per trasmettere a tutti coloro che gli sono stati e gli sono vicino la ferma convinzione di aver fatto qualcosa di buono solo nella misura in cui è riuscito a essere «uno strumento nelle mani di Colui che mi ha voluto, che ha stabilito che io diventassi prete. Ricordo a questo proposito – aggiunge don Mario – una frase letta su un libriccino, curato da padre Cantalamessa, scritto da una mistica rimasta anonima: “Sei tu che vivi, sei tu che fai gli atti buoni o cattivi che tessono le tue giornate. Sei tu che devi assumerti la loro responsabilità, ma sapendo che misteriosamente l’amore del Padre rimane fedele, inserendo, come un filo d’oro nel tessuto del tuo vivere e agire quotidiano, quel progetto di amore tuo proprio”. In queste parole leggo pienamente la mia vita e alla soglia del secolo tocco con mano questo e vedo prevalere soprattutto la fedeltà dell’amore del Padre. Nonostante il peso di tutti i miei peccati, i miei difetti, le mie debolezze, le mie infedeltà innumerevoli, è l’amore di Dio che mi ha guidato e che ha tessuto per me. Questo è il modo con cui ho vissuto la festa».

I momenti in cui nella sua lunga vita don Mario ha sentito viva la presenza e l’azione di Dio e, discretamente, della Madonna, sono stati innumerevoli, fin da ragazzo, alcuni troppo intimi per essere detti in queste righe. A partire da quando «ero in piedi, da solo davanti alla balaustra del presbiterio della chiesa di San Giorgio delle Pertiche, e ho sentito una voce che mi diceva di farmi prete e missionario. Ho avuto paura di farmi missionario, ho risposto un sì così, secondo la mia natura, un po’ pauroso. E mi sono fatto prete...».

Appena ordinato – eravamo prossimi al fatidico 8 settembre – don Ceccato è stato inviato al Carmine, proprio quando gli alleati stavano iniziando a bombardare Padova: «Le incursioni aeree me le sono fatte tutte: il vescovo aveva destinato i preti nei vari rifugi della città per assistere la gente durante i bombardamenti. Ero presente anche quando il santuario è stato colpito di notte dagli spezzoni incendiari di Pippo e una bomba è caduta nella stanza vicino alla mia. Ero presente anche quando una bomba cadde sul rifugio Raggio di Sole. Ero addetto al servizio nel rifugio tubolare sotterraneo ricavato lì vicino, a metà di di via Beato Pellegrino. Il bombardamento è durato quasi tutta la notte, in due fasi; il rifugio è stato colpito al termine del primo bombardamento. Quando è finito l’allarme sono accorso subito. Stavano portando fuori i feriti: c’era un uomo a cui una scheggia avea tranciato tutte e due le gambe. Ho esclamato “Signore, questo qui è morto!” Ma è stato l’uomo stesso ad aprire gli occhi e a rispondermi: “No padre, sensa gambe, ma vivo!”».

Il suo ingresso a Galzignano tra l’Immacolata e l’Annunciazione

Dopo la guerra, don Ceccato è stato inviato a Legnaro, dove è stato tre anni (era il periodo della grande lotta politica tra democristiani e comunisti, vissuta con il fervore dei suoi 27 anni), quindi a Monselice, a Ponte di Brenta, al collegio Barbarigo come vicerettore, a Thiene, dove risiedeva a San Vincenzo, a Montegrotto.

Infine è arrivata la nomina definitiva a Galzignano. «Una destinazione legata a due date particolarmente care: sono arrivato come vicario economo e ho celebrato la prima messa l’8 dicembre 1957; ho ricevuto la nomina ufficiale di parroco di Galzignano, addirittura lungo la strada perché il cappellano me l’ha portata di corsa, il 25 marzo 1958: tra la festa dell’Immacolata e quella dell’Annunciazione. Ho il coraggio di sperare che sia un segno di presenza della Mamma, che ha vegliato su di me dal principio alla fine e spero non m’abbandoni fino all’ultimo momento della mia esistenza».

Il segno che i tre decenni e più di servizio pastorale di don Ceccato hanno lasciato potrebbe essere letto nel lungo, affettuoso applauso che il paese gli ha rivolto a più riprese nell’eucaristia di ringraziamento. «Il Signore – aggiunge dal canto suo – mi manda ogni tanto qualche segnale per dire che la mia presenza qui non è stata inutile. Posso raccontare un fatto recente che mi ha colpito molto. Un anno e mezzo fa è arrivata una lettera dal Molise da parte di un sacerdote novello che mi ringraziava perché nella sua vocazione il Signore ha dato a me una parte importante. Sua madre è originaria di Galzignano, il suo matrimonio l’ho benedetto io, anche se ora è andata a vivere lontano, nella terra del marito, con il padre, che ricordo bene. Ebbene, secondo il giovane prete proprio i racconti della mamma e del nonno hanno fatto accadere quel qualcosa che l’ha spinto a farsi prete. Ogni volta che ripenso a quelle parole non posso fare a meno di chiedermi: cosa c’entro io? Eppure...».

Nel 1990 don Ceccato ha scelto di rinunciare al parrocato, pur restando a servizio della parrocchia. Oggi continua a essere vicino alla comunità con la sua preghiera, con il suo consiglio, come confessore, e celebrando messa in chiesa ogni giorno, alle 8.30, e la domenica alle 8.

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