Si è spenta Annamaria Zanella, ma la sua arte, assieme al marito Renzo Pasquale, arriverà sulla Luna nella Moon Gallery

AGGIORNAMENTO DEL 9 NOVEMBRE 2022: Annamaria Zanella si è spenta all'età di 56 anni. Nel maggio del 2021 avevamo raccontato la magia della sua arte, per la quale, assieme al marito Renzo Pasquale, era stata selezionata per la Moon Gallery.  

Una storia come ce ne possono essere tante, ma naturalmente unica. Loro che a suo tempo s’incontrano a scuola, al liceo artistico Pietro Selvatico di Padova, lui da insegnante, lei da studentessa. Passano gli anni, la studentessa torna nella stessa scuola stavolta come insegnante, si riconoscono, ma all’inizio il legame si limita alla stima per il rispettivo lavoro, per come lo fanno, per quanto provano a dare.

Si è spenta Annamaria Zanella, ma la sua arte, assieme al marito Renzo Pasquale, arriverà sulla Luna nella Moon Gallery

Il bivio, ci siamo, quando lei, a 27 anni di età, va a sbattere contro una diagnosi che non dà sconti, se ne sta lì, impietosa: sclerosi multipla. Il ricovero in ospedale, un qualcosa che sai ti accompagnerà per tutta la vita, forte o piano la degenerazione andrà comunque avanti, con la consapevolezza sì della tristezza, ma pure della voglia di non mollare, di reagire, con quella determinazione e tenacia che specie le donne sanno tirar fuori.

«Andai a trovarla in ospedale, scoprendo e sentendo che era con sentimento che andavo verso di lei – racconta lui – Sì, aveva bisogno, ma capii che dovevo fare qualcosa non solo per lei, ma forse ancor più per me perché poterle stare accanto dava un senso alla mia di vita». Ed eccoci qui adesso, 25 anni che sono assieme, che si accompagnano: lavoro, viaggi, insomma una vita. E anche sulla luna.

Renzo Pasquale e Annamaria Zanella sono, infatti, tra gli artisti selezionati per la Moon Gallery ideata dall’astrofisico francese Bernard Foing dell’Università di Amsterdam. Una galleria d’arte sul nostro satellite, un’iniziativa portata avanti con l’Esa, l’Agenzia spaziale europea, e da quella russa a cui è stata affidata la guida della missione. Nello shuttle che nel 2022 arriverà sulla luna, con a bordo quattro astronauti e due astronaute, ci sarà pure uno speciale pannello in cui verranno inserite le opere di cento artisti di tutto il mondo, selezionati con apposito concorso. Opere che prima di ogni altra cosa dovevano avere come fondamentale sbarramento quello della dimensione: non più di un centimetro cubico.

box-opere

Il piccolo laboratorio lì in casa, il confrontarsi, ancora e ancora, su quel che possono creare, ognuno con le proprie specificità ed esigenze. Col lockdown, parliamo ancora del 2020, il tempo non manca e allora via con l’elaborazione sino ad arrivare, come da regolamento per partecipare al concorso, alla presentazione del progetto tramite una vera e propria tesina, scritta tra l’altro in inglese. Un impegno grande e con la soddisfazione, altrettanto enorme, di essere promossi, potendo così passare alla fase operativa. Praticamente se n’è andato così un anno, pure con l’orgoglio di partecipare davvero a un qualcosa di unico. «Almeno per un po’ non credo che sulla luna ci potrà essere poi tanta gente e sapere che lassù c’è qualcosa di nostro, ecco, mi pare sia quasi un prolungamento della nostra vita, un modo per lasciare qualcosa», confida Renzo.

Oltre a Renzo e Annamaria, altri tre sono gli artisti padovani selezionati: la scultrice del vetro Jone Suardi, il pittore Lorenzo Viscidi e l’orafa Alberta Vita. Come detto, un centimetro cubico, pare niente ma quanto ci può stare lì dentro, quanto: Il lavoro di Annamaria, The Cell, racchiude l’origine della vita e delle stelle: «La mia è una sferetta nera, sbrecciata, con un fondo blu e microsfere color oro che rappresentano la volta stellata, quelle stelle verso cui tante e tante volte alziamo lo sguardo facendoci domande e cercando risposte – racconta nel dettaglio Annamaria – E quando penso alle stelle, non posso non ritornare al cielo più bello che abbia mai visto, avevo 14 anni, era il cielo stellato di Giotto, lì, nella Cappella degli Scrovegni, per me è stata una rivelazione, praticamente uno choc. C’è anche questo omaggio nella mia opera».

In tutto nove millimetri, sì, millimetri. Due artisti dunque, orafi e scultori o scultori e orafi, fate voi. E opere in cui si fondono tecniche diverse, come dice Annamaria, scultura, pittura, oreficeria e poesia. Praticamente degli alchimisti.

«Sulla luna ci sarà un prolungamento della nostra vita»

E molto c’è pure nell’opera creata da Renzo, che quel suo cubo di un centimetro per lato l’ha dedicato a Galileo Galilei, assieme agli 800 anni dell’Università di Padova che proprio nel 2022, quando la Moon Gallery allunerà lassù, festeggerà quel suo compleanno: «Mi sento privilegiato nell’essere riuscito a invertire il senso di osservazione – ammette Renzo con orgoglio – Ho pensato e immaginato Galilei lì, da quella sua casa di Padova a osservare e studiare la luna. Non c’era certo inquinamento, né atmosferico né luminoso, lui che fu il primo a descriverla, le rugosità, i cosiddetti mari, le fasi lunari. Credo, così mi piace pensare, che sarebbe proprio contento di poter ora dalla luna guardare la terra. E per realizzarla questa mia opera ho dovuto cercare chi poi poteva essere in grado di trasferire le immagini, incidendole sui diversi piani di un cubo così piccolo, finché ho trovato un’azienda vicentina con un laser che poteva garantire una precisione assoluta».

Il Gold Cube di Renzo Pasquale è in oro, mentre la sfera di Annamaria Zanella è in argento e niello, una lega metallica di color nero che include zolfo, rame, argento e pure piombo.

Un progetto arrivato sino in fondo e pure premiato. E adesso? In questo tempo sospeso in cui tutto continua ad avere limitazioni e mostre, musei e gallerie forse, si spera, provano ora a riaprire?

Dicono Annamaria e Renzo che non poco del loro tempo l’hanno dedicato vestendo i panni di giudici in vari concorsi online, nei quali, attraverso lo schermo del computer, hanno esaminato le creazioni di orafi contemporanei. Loro stessi sono perplessi nell’usare ancora quel termine “oreficeria” che andrebbe come minimo aggiornato dato che lo stesso oro è utilizzato davvero poco, poco preferito rispetto all’assemblaggio di altri materiali, i più svariati, per arrivare a quelle che in ogni caso Annamaria chiama «piccole sculture da indossare».

Ma la loro arte non viaggerà solo fin sulla luna: «Siamo in pensione, il tempo non ci manca e in effetti abbiamo i cassetti pieni di creazioni e chissà, quando e se si arriverà al Museo delle arti applicate a cui spesso accenna l’assessore alla cultura Andrea Colasio, di certo potremo fare delle donazioni. Sono i musei a valutarle e a stabilirne la qualità, ma in fondo non è poi proprio il museo il luogo dove gli artisti sperano e cercano di arrivare?».

Arte spaziale

Tutto comincia nel 1960, con “Moon Museum”, una piccola targa in ceramica, inviata sulla luna, con le opere di sei grandi artisti di quel periodo: Robert Rauschenberg, David Novos, John Chamberlain, Claes Oldenburg, Forrest Myers e Andy Warhol. Da allora, una moltitudine di opere d’arte sono state spedite ai confini della galassia. Nel 2015 è toccato allo street artist francese Invader con un piccolo mosaico che ricorda la navicella del videogame “Space Invader”. È stata Samantha Cristoforetti a incollarlo sull’Iss.

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