La Pasqua per i cristiani di Turchia. Pochi e dispersi, nostalgia della comunità. La voce del vescovo Bizzeti

Cristiani di Turchia. Pochi e dispersi in un territorio enorme, danno ogni giorno ragione della propria fede in un Paese che ha un altro credo. Ma il pensiero va ai profughi siriani e iracheni, vite bloccate a causa dell'Occidente. La Chiesa cattolica è percepita come un corpo estraneo, per stranieri. Nella Turchia odierna il cristianesimo è ridotto al lumicino. Eppure un viaggio da queste parti permette di toccare con mano la radice della Chiesa stessa. È possibile visitare le sedi di molti importanti Concili dei primi secoli (Costantinopoli, Nicea, Calcedonia), i luoghi della predicazione di san Paolo e san Giovanni e la casa di Maria, sui colli di Efeso

La Pasqua per i cristiani di Turchia. Pochi e dispersi, nostalgia della comunità. La voce del vescovo Bizzeti
«Nessuna messa, nessuna catechesi. Non parliamo di battesimi o di veglie pasquali. Per i rifugiati cristiani presenti in Turchia sarà una Pasqua triste».Le tensioni sul Bosforo e in Anatolia non mancano di certo, con la pesante crisi economica che affligge da tempo il popolo turco e le elezioni amministrative del 1° aprile che hanno tolto al partito del “sultano” Erdogan il controllo della capitale Ankara e, di fatto, anche quello di Istanbul.Ma il pensiero di padre Paolo Bizzeti, gesuita, da quattro anni vicario...