Marco Tanduo, musicista di Fiesso d’Artico. Con le sette note musicali, una melodia di speranza e salvezza
Marco Tanduo, musicista di Fiesso d’Artico, ha vissuto un percorso travagliato: orfano di padre in giovane età, dall’adolescenza in poi attraversa diversi momenti bui. Oggi si dedica alla musica cristiana, scrive testi, propone live serali e porta in giro la sua testimonianza
Ascoltare la storia di Marco Tanduo – artista di Fiesso d’Artico affermato nel panorama della musica pop rock cristiana – sembra di vivere una parabola attualizzata al giorno d’oggi, intrecciata con gli abbagli della società contemporanea e con la paziente attesa di Dio. A fare da collante alla narrazione sono le sette note, entrate nella vita del protagonista in tenera età, quando il padre regalò al figlio una tastiera per Natale, strumento che aprì il piccolo Marco alla musica pochi mesi prima della scomparsa del genitore. «Fu un momento molto difficile, trovandoci in quattro figli e una madre molto giovane – racconta Marco Tanduo, dei fratelli il più grande. Da lì cambiarono tutte le prospettive della mia famiglia, con l’attenzione sempre rivolta comunque ai sacramenti e alla vita della Chiesa». L’adolescenza trascorse così tra le attività della parrocchia, durante le quali scattò anche la scintilla con un nuovo strumento musicale, la chitarra acustica, che a sedici anni il giovane acquistò, desideroso di iniziare ad animare le celebrazioni eucaristiche. Questo periodo – la cui colonna sonora è composta dai brani dei Gen Rosso e di Neil Young – si interruppe però abbastanza velocemente e, dopo due anni, quella chitarra smise di suonare. «A diciott’anni mi allontanai dalla Chiesa – ricorda il musicista, che in quel momento scelse di seguire solo il lavoro – La nuova vita si caratterizzò da diversi successi come agente commerciale, ma la strada intrapresa si rivelò essere scivolosa e costellata di devianze». Ma nonostante la chitarra silenziata, la musica non abbandonò Tanduo, soprattutto nei vari viaggi imposti dalla carriera: «Mentre il mondo continuava ad abbagliarmi con la convinzione che tutto fosse possibile con i soldi, e il mio lavoro era redditizio, dentro di me sentivo di non essere felice e mi domandavo dove poter trovare questo sentimento a me mancante. Ero come in un tunnel senza una chiara via d’uscita dove l’unica possibilità per essere contento era assumere alcol – continua l’uomo – In tutto questo, però, una cosa che mi dava speranza era la musica che attraverso alcune canzoni mi regalava ancora qualche emozione e un appiglio per cambiare le frequenze di negatività che provavo». Proprio in questo momento buio Tanduo vede la mano di Dio, che ha trasformato la notte in nuova luce: è il 1991. «Una mattina, mentre rientravo a casa, vidi mia madre uscire per andare al lavoro, come faceva sempre all’alba per sostenere la famiglia – ricorda – Vedendo questo suo impegno ho deciso, con un senso di colpa e di vergogna, che non avrei potuto darle un altro dispiacere e così è scaturita una forza interiore e il coraggio di cercare qualcuno che mi aiutasse». La Provvidenza mise così sulla strada di un Marco allora ventiduenne un’esperienza nella comunità dei Piccoli Fratelli del Vangelo a Spello, segnalata da una signora già impegnata nell’aiutare altre persone in difficoltà. Proprio tra le verdi colline umbre la vita cambiò ancora, con un’attività di servizio e di carità per le persone bisognose: «Incontrai una donna vedova che mi fece subito pensare a mia madre – continua Tanduo, che considera questo fatto come un segnale di Dio – Nacque in me un forte sentimento, anche di trasporto verso questa persona, che mi portò dapprima a riavvicinarmi al sacramento della penitenza e poi, una volta rientrato in Veneto, a conoscere meglio questo Gesù che mi stava chiamando». E così Marco riprese in mano la chitarra dopo alcuni anni, inserendosi nuovamente nei gruppi parrocchiali in un percorso che ricorda non essere stato comunque semplice, anche per l’idea della Chiesa maturata durante gli anni di allontanamento. Con il tempo però è stata proprio quest’ultima a prendere sempre più spazio nella vita dell’uomo, che una volta abbandonato il lavoro ha deciso, dal 2013, di dedicarsi solo alla musica cristiana, scrivendo testi e proponendo live serali dove porta anche la sua testimonianza: «La musica è un contorno per portare alla gente un messaggio di evangelizzazione e di salvezza che il Signore può avere con tutti, come è successo a me», conclude.
Dai pub al Festival della canzone cristiana
Il percorso che ha portato Tanduo ad affermarsi nella musica pop rock cristiana è passato anche per i pub della Riviera del Brenta assieme al gruppo Jaima: «Tra i brani di Vasco Rossi, Ligabue e Pink Floyd presentavamo anche delle mie canzoni, con allusioni non esplicite alla fede – ricorda l’artista – Da qui nacque il progetto del primo disco Abbandonarsi, dedicato ai Salmi». Una musica per la fede arrivata anche alla ribalta nazionale grazie alla partecipazione al Festival della Canzone cristiana, ospitato a Sanremo ogni anno tra gennaio e febbraio. Nella prima edizione del 2022 Tanduo si classifica terzo al televoto da casa: «Ho accettato l’invito del direttore artistico Fabrizio Venturi partecipando con il brano Grazie mio Dio alle fasi finali nell’auditorium di Villa Santa Clotilde. Sono state giornate di condivisione del nostro percorso personale e anche della musica, per me veicolo per migliorare le persone».
Due appuntamenti in dicembre per ascoltarlo
Marco Tanduo ha frequentato in Seminario minore un corso di chitarra liturgica, competenza che abbina al canto anche durante matrimoni, battesimi e funerali. Inoltre, racconta la sua storia intervallata da musiche cristiane in diverse serate, come succederà a Rivale di Pianiga (14 dicembre, in chiesa) e Salboro (15 dicembre). Info: www.marcotanduo.com; info@ marcotanduo.com e canali social.
Riccardo Rocca