Orchestra del Mare. Le corde dei violini ridanno voce alle vite perse in mare

Gli strumenti dell’Orchestra del Mare hanno suonato, grazie all’Ensamble Musagète, per gli ospiti del laboratorio “La Specola” del centro diurno di Padova

Orchestra del Mare. Le corde dei violini ridanno voce alle vite perse in mare

Se, come ha detto il grande musicista Enzo Bosso, «la musica è come la vita: si può fare in un solo modo: insieme» il progetto “Metamorfosi” da cui nasce l’Orchestra del Mare, ne è un esempio potente: le barche naufragate nel Mediterraneo con il loro carico umano, sono state trasformate in strumenti musicali dalle mani dei detenuti. Nove violini, tre viole e tre violoncelli «che trasformano il dolore in musica» sono diventati testimonianza collettiva di una tragedia che si consuma da anni sotto i nostri occhi. L’Orchestra del Mare, infatti, non è composta da esseri umani, ma dagli strumenti che di volta in volta vengono suonati dagli artisti: alla Scala i violoncelli hanno vibrato con Mario Brunello e Giovanni Sollima, a Lampedusa l’orchestra era diretta da Riccardo Muti. «Se fate fatica a suonare dovete sintonizzarvi con lo strumento, perché questo legno ha portato uomini, donne e bambini. Non c’è solo musica, c’è anche una storia di umanità e noi vogliamo che questa storia arrivi ad altri. Il nostro sogno è che questo suono tocchi anche solo una coscienza e se questo accade, abbiamo già raggiunto un risultato importante» spiega il presidente della Fondazione Casa dello spirito e delle arti, Arnoldo Mosca Mondadori, ideatore dell’impresa. «L’Orchestra cerca di trasformare in armonia e speranza ciò che è relitto, tragedia: barche destinate a essere rottamate, persone migranti che scappano dalla fame e dalla guerra, e infine persone detenute che trasformano questo legno in strumenti musicali». I primi strumenti sono stati realizzati nella liuteria del carcere di Opera (Mi) e per realizzare i quindici diversi strumenti che compongono un’orchestra d’archi completa, sono stati coinvolti anche gli istituti di pena di Monza, Rebibbia e Secondigliano. Non è stato facile, ma la prova è riuscita grazie al lavoro del liutaio Enrico Allorto, che si è ispirato a una tecnica cinquecentesca costruendo la tavola armonica degli strumenti tagliando sottili listelli di legno per poterli piegare e poi assemblare in verticale. La vera difficoltà però sta nel fatto che il legno deve preservare le tracce di vernice e di sale, testimonianza dell’esperienza dei viaggi vissuti dai molti che ne hanno calcato lo scafo. Un progetto potente per un messaggio potente.

«A Lampedusa da una barca naufragata han fatto scendere un bambino che era a piedi nudi, congelato. Veniva da tre giorni di navigazione e allora ho pensato: di queste barche che vengono subito distrutte, demolite dal Governo, perché non farne una memoria? Il primo violoncello è nato per dar voce a quel bambino così quando il violoncellista lo suona, oltre alla musica, sentiremo la voce di quel bambino, dei bambini che scappano dai Paesi per la povertà, per la guerra, per i cambiamenti climatici. Fondamentali sono i musicisti perché la musica arriva nell’anima e spero che quando questi strumenti vengono suonati una persona che la pensa diversamente da me possa mettersi in discussione» ha spiegato Mosca Mondadori raccontando la nascita dell’Orchestra del Mare agli ospiti del laboratorio “La Specola”, il centro diurno in via Puchetti 9 a Padova per persone con disagio psichiatrico e disabilità psico-fisica che lavorano per aziende del territorio, gestito dalla fondazione Pizzuto. Qui i musicisti dell’Ensamble Musagète di Vicenza hanno dato vita alle prove generali del concerto organizzato dal Centro servizio volontariato di Padova e Rovigo per la Giornata internazionale del volontariato.

«Abbiamo deciso di rinnovare questo luogo in vari modi, di aprirci alla comunità, di essere un luogo espressivo e quindi ci avviamo a piccoli passi per cominciare a fare qualcosa di completamente diverso da quello che si fa nel laboratorio quotidianamente – racconta Guido Turus presidente della fondazione Pizzuto – Ci siamo detti di portare, da un lato l’arte e il bello perché i nostri ragazzi non sono avulsi dalla musica classica e, perché malati psichiatrici, non debbano goderne e avere il diritto di accedere a questi linguaggi e dall’altro la loro fragilità non ci impone di non affrontare temi come l’immigrazione e il carcere. Il fortunato incrocio che siamo riusciti a organizzare è stato il modo per portare un poco di arte e bellezza e trattare argomenti come migrazioni e carcere, per discuterne e dire che qui non siamo chiusi solo in un lavoro terapeutico obbligatorio, ma esistono anche altre strade, altri linguaggi, per aprirci alla società esterna. La risposta è stata estremamente positiva: ragazzi e operatori, tutti entusiasti. L’esperienza non è finita, ma ha innescato una grande energia e abbiamo conosciuto storie mai raccontate prima. Vogliamo continuare su questa strada e offrire altre opportunità culturali e artistiche per permettere ai nostri ragazzi di esprimersi un poco di più. Non vogliamo rimanere chiusi qui dentro: fino a due anni fa il cancello era perennemente chiuso, adesso è sempre aperto». A provare la voce dei violini che vengono dal mare c’era anche la violinista Sonig Tchakerian che ha commosso per la bravura e la passione: «Sono di origini armene e sta nel cuore di tutti i popoli la casa, il luogo, l’appartenenza, la fuga, una terra persa, una terra ritrovata. Questa è un’emozione importante per tutti, per ricordare le storie di tutti: non un popolo piuttosto che un altro, un profugo piuttosto che un altro, ma questa tristezza della civiltà umana ancora non risolta in generale. Poi c’è chi è più fortunato e chi meno e io faccio parte dei molto fortunati. Sono una privilegiata però hanno pagato altre persone per me, quindi non si può dimenticare e quando suoni qui senti che c’è tutto un mondo dietro. E in silenzio si raccoglie che è la cosa più importante». All’evento era presente anche Marco Mascia, presidente del Centro di ateneo per i diritti umani “Antonio Papisca” dell’università di Padova che ha ascoltato la musica e la storia dell’Orchestra del Mare: «Questa emozione mi ha portato alla memoria Antonio Papisca che suonava il violino. Alla fine degli anni Settanta aveva messo in piedi il Concentus Musicus Patavinus e le prove le facevano nell’atrio della facoltà di scienze politiche in via del Santo quando lì c’era molta violenza e lui diceva che se dalle aule escono le note musicali, tutto può migliorare. Complimenti alla fondazione Pizzuto e al suo presidente che ha aperto questo luogo a questi mondi. È un esempio molto significativo di promozione della conoscenza: parlare la musica, sentire una grande musicista che prova e sceglie qual è lo strumento migliore, non è usuale, come non lo è offrire esempi di inclusione, di solidarietà. Se pensiamo a chi c’è dietro, alle sofferenze, è davvero coinvolgente».

Dal progetto “Metamorfosi” gli strumenti musicali

“Metamorfosi” è il progetto della fondazione Casa dello spirito e delle arti con sede a Milano, che ha dato vita , dal legno delle barche dei migranti, agli strumenti. Per info sulla fondazione: casaspiritoarti.it e casaspiritoarti@gmail.com

L’Ensemble Musagète. Talento ed esplorazione

L’Ensemble Musagète è composta da musicisti di talento come Luigi Marasca (clarinetto), Tommaso Luison (violino primo), Matteo Zanato (violino secondo), Andrea Bellato (violoncello) e Michele Sguotti (viola). Al concerto con gli strumenti dell’Orchestra del Mare – organizzato dal Csv di Padova e Rovigo con il contributo della Fondazione Cariparo, la collaborazione di Casa Murialdo e Casa dello Spirito e delle Arti, con il patrocinio di CSVnet, Forum nazionale terzo settore, Regione del Veneto, Salute Ulss 5 Polesana, Ulss 6 Euganea, Città di Piazzola sul Brenta, Comune di Lendinara, Provincia di Rovigo e Provincia di Padova – ha proposto la Sonata n. e6 in mi minore Senti lo mare di Giuseppe Tartini, il Quintetto per clarinetto e archi k581 in la maggiore di Mozart. Fondato nel 2001 a Vicenza, l’Ensemble Musagète si distingue per l’esplorazione del grande repertorio cameristico, affiancando i classici alla riscoperta di tesori dimenticati e alla produzione contemporanea. Residente presso le Gallerie d’Italia, Palazzo Leoni Montanari, il gruppo propone programmi unici, caratterizzati da collaborazioni con compositori di fama internazionale

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)