Papà oltre il tumore. La storia di Andrea Bizzotto in un libro

Si è spento nella notte tra giovedì e venerdì Andrea Bizzotto, il "cancer fighter", come si definiva su Instagram, che aveva deciso di rendere nota la sua battaglia contro il sarcoma. "Penso solo a mia figlia, a cosa proverà quando mi chiamerà e io non arriverò più". Un libro per Giulia: «così ti ricorderai di me». 

Papà oltre il tumore. La storia di Andrea Bizzotto in un libro

«Nessuno merita un tumore incurabile a 33 anni. Io mi meritavo la possibilità di crescere ed educare la mia piccola Giulia, portarla al primo giorno di scuola, prepararle il suo cibo preferito con amore, fare un viaggio da solo con lei. Mi meritavo almeno di lasciarle un ricordo reale di me, non un video o un libro. Forse non ce la farò, ma lotterò e mi impegnerò al massimo come ho sempre fatto, per fare qualcosa di buono nel tempo che Dio mi ha riservato».

Andrea Bizzotto è un lottatore e un amante. Ama la vita, la moglie Maria, la sua famiglia d’origine, rimasta a Cittadella (Padova) quando lui ha trovato l’amore della sua vita a Witten, una manciata di chilometri da Dortmund. Qui lo aveva portato la sua passione per il gelato artigianale, lui che pure è un ingegnere industriale. Doveva rimanere una stagione, invece l’ha scelta per sempre. E qui diciotto mesi fa è nata Giulia Grace, sua figlia, ciò che più ama al mondo: per lei oggi sono tutti i pensieri e le energie.

Tutto inizia due anni fa. Il dolore alla gamba, la visita ortopedica, ma la diagnosi è devastante. Sarcoma. Andrea capisce la gravità della situazione dall’espressione terrificata della moglie, che già conosceva la malattia. «I sarcomi sono tumori molto rari, se ne contano una cinquantina – racconta Andrea – Il mio si chiama sarcoma sinoviale, colpisce in prevalenza i giovani e non è incurabile, se preso per tempo. La prognosi è cattiva se la dimensione del sarcoma supera i cinque centimetri. Il mio raggiungeva i dieci centimetri ed era al terzo stadio, il penultimo prima che il tumore causi metastasi. Avevo molta paura di essere amputato durante la rimozione chirurgica del sarcoma».

La malattia si presenta assieme alla paternità. Tant’è che il giorno della nascita della piccola Giulia Grace, Andrea è a Bochum, in ospedale per un ciclo di chemio lungo tre giorni. L’equipe medica blocca tutto per tre ore. Grazie a Inga, sorella di Maria, arriva in sala parto mezz’ora prima della nascita della piccola e subito rientra per completare le terapie.
«Dopo l’operazione a marzo 2018 per rimuovere una metastasi polmonare, il mio oncologo mi ha detto che tutto il polmone, diaframma, pericardio erano compromessi e che non vi erano possibilità di guarigione: pochi mesi di vita, certamente non anni. Sono riuscito solo a pensare a mia figlia e ai miei cari. Ma soprattutto a mia figlia a cui non potevo spiegare la mia futura assenza. Mi dispiace molto per lei e per cosa proverà quando urlerà “papà“ come sempre, ma io non arriverò più».

Da qui la decisione di scrivere un libro. La piccola Giulia Grace un giorno lo sfoglierà e conoscerà attraverso queste pagine la vita di un padre che non avrebbe mai voluto abbandonarla. Un padre innamorato del suo Veneto e sempre in cerca di nuovi stimoli, professionali e personali: la passione per la musica e la bici. Storia di un maldestro in bicicletta è diventato realtà nell’arco di appena un mese ed è stato presentato il 17 dicembre nella biblioteca di Villa Rina a Cittadella: tutto il ricavato andrà a Giulia Grace.

Il cancer fighter, come si definisce su Instagram, ha deciso di rendere nota la sua battaglia contro il sarcoma in agosto. «A casa viviamo tutto alla giornata», ci raccontava qualche tempo fa dal suo letto d’ospedale. È stato in quel sabato di novembre, afflitto dal dolore dell’ennesima operazione, con due cannule che drenavano l’infezione arrivata a complicare il quadro, che per un attimo Andrea ha pensato di non farcela. «Così ho iniziato a scrivere per Giulia una lettera per tutti i suoi compleanni fino al diciannovesimo, nel 2036. Sto girando anche alcuni video perché possa sentire la mia voce»

Gli ultimi mesi sono stati un calvario, quasi tutti trascorsi in ospedale, ricoverato. Ma il ritorno a casa, è sempre una festa. «Sentire la voce di mia figlia, quando chiama il mio nome e vuole le mie attenzioni: questo per me è tutto. Adesso passiamo molto tempo insieme, anche se mi sento debole giochiamo e io la prendo continuamente in braccio. Soprattutto posso dirle “brava” quando impara qualcosa di nuovo. Non voglio più perdere questi momenti, restando in ospedale, anche se ringrazio tutti i medici per avermi salvato».

Da ora in poi solo famiglia. E tanti amici, come racconta sui social. «Ricordo più momenti belli che tristi nei due anni di malattia. Viaggi in Italia, Olanda, Croazia, buon cibo, belle persone e non pensiamo troppo alle cose brutte. Nostra figlia ha portato così tanto amore che anche quando siamo tristi ci fa sempre sorridere». È un plurale che viene naturale alle labbra di Andrea. Il suo ricordo speciale d’altra parte è «il mio matrimonio con Maria; organizzato in due giorni prima dell’intervento al torace. È stato tutto spontaneo e per questo speciale».

Nei giorni in cui il libro andava completandosi, Andrea è anche tornato a imbracciare la sua chitarra. Ha rispolverano una melodia composta a 17 anni e rimasta da allora senza testo. Le parole sono sgorgate adesso, e l’ispirazione è venuta ancora una volta dalla piccola Giulia: una dichiarazione di amore eterno e di una presenza costante, anche quando lei si sentirà sola.

Accanto al giovane cittadellese, un team di medici esperti in cure palliative. «Mi hanno soccorso quando il dolore era troppo elevato, ho sperimentato con loro amore e vita anche quando ormai ero un po’ depresso e pieno di dolore. Medicina palliativa non significa sempre e solo andare verso la morte. Mi hanno rimesso la chitarra in mano e abbiamo organizzato un concerto: mi sentivo vivo nel mezzo di una chemioterapia molto dura».

Attraverso il suo libro, Giulia Grace imparerà a «essere onesta, ascoltare il suo corpo e non maltrattarlo, seguire i suoi sogni, rispettare le persone, imparare a suonare o cantare, avere stima in se stessa e non avere paura del giudizio della gente». Accanto a lei, in cielo, il più coraggioso degli angeli custodi.

Il libro. Una dichiarazione d’amore per Giulia Grace
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All’inizio doveva rimanere uno scritto privato. Pagine di vita riservate alla sola Giulia Grace, perché possa conoscere un papà che se ne andrà prima che il suo ricordo si fissi nella mente della figlioletta. «Poi ho pensato che questo scritto potesse fare del bene ad altri che stanno soffrendo come me – racconta Andrea – o anche a chi sta bene, ma potrebbe trovarsi accanto a un malato».

Storia di un maldestro in bicicletta racchiude un messaggio universale di amore e di libertà. «È tutt’altro che un testamento – commenta Rebecca Frasson, l’amica che ha reso possibile la creazione del libro nell’arco di un solo mese – Non ci sono aspettative per il futuro, né imposizioni, semmai la prova che la vita, anche se malata può impegnarsi nella paternità e nel matrimonio».
Il libro si trova in queste librerie: Leggendo (Cittadella), Costeniero (Camposampiero), Palazzo Roberti (Bassano), Le due zitelle (Belluno), Zanetti (Montebelluna), Due punti (Trento). 
Info: brentapiave.edizioni@graphico.org

Il racconto

È domenica 11 novembre quando la storia di Andea Bizzotto viene pubblicata nelle pagine locali del Mattino di Padova. Cittadella scopre che questo suo figlio ora lontano è gravemente malato, ma combatte: contro il tumore e per far sì che alla figlia Giulia Grace di un anno e mezzo rimanga un suo ricordo. Rapidamente giornali veneti e nazionali riprendono la notizia, contattano Andrea mentre si trova in ospedale, la storia fa il giro del Paese. Rete 4 invia una troupe nella sua casa di Witten(15 chilometri da Dortmund) per la trasmissione W l’Italia. Nel frattempo si fanno avanti i media di mezza Europa, a partire da quelli di casa. Le immagini di Andrea con la moglie Maria e la figlioletta compaiono su Waz e il network televisivo Ard lo intervista e lo segue anche in Italia per un documentario sui giovani che fanno i conti con la malattia.

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