Se il mondo serve all’altare. Nella parrocchia di san Carlo, all'Arcella, il variegato gruppo di chierichetti è un affresco del pianeta

All'interno della parrocchia San Carlo Borromeo del quartiere Arcella di Padova, il gruppo chierichetti è composito e vitale: 20 tra bambini, bambine, ragazze e ragazzi italiani, di origine rumena o kosovara, fratelli nigeriani o cugini filippini, con la mamma cinese e provenienti dallo Sri Lanka. È la risposta più spontanea di una chiesa che si apre al suo territorio fatto di relazioni e convivenze

Se il mondo serve all’altare. Nella parrocchia di san Carlo, all'Arcella, il variegato gruppo di chierichetti è un affresco del pianeta

Tommaso si aggira tra i banchi della chiesa San Carlo Borromeo del quartiere Arcella di Padova, la messa domenicale è terminata da pochi minuti, i fedeli hanno superato la soglia in rigoroso rispetto delle distanze e lui igienizza rapidamente ogni seduta prima dell’inizio della funzione successiva. Perché sì, in tempo di pandemia, ai chierichetti si chiede anche questo prezioso compito. Poco più in là, Promise, ragazzo nigeriano di nove anni e dagli occhi timidi, fa la conoscenza degli altri: ha seguito i suoi fratelloni Osas, Destiny e Kindness e presto indosserà anche lui la tunica bianca.

Un gruppo vivo e composito di venti chierichetti, uno scrigno di nuove amicizie e legami che racchiude in sé i volti e le storie che da tutte le parti del mondo hanno trovato casa e nuova vita all’Arcella: Tommaso e suo fratello Samuele sono rumeni, poi ci sono i quattro fratelli di origine nigeriana, Artiom nato in Russia e adottato da genitori italiani, arcellano doc si definisce come Michele, Gabriele, Fabrizio, Simone, Lara, Beatrice, Leonardo e Jessica, la cui mamma è cinese; Dehumini e Sahasaari vengono dallo Sri-Lanka, Annamaria ha origini kosovare, mentre Angelo e Ghail hanno i genitori filippini e sono cugini.

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«Guardare questi ragazzi come vivono la parrocchia, considerando il delicato periodo, è una risorsa di vitalità per tutti noi – racconta Alessandro Bortolazzo, responsabile della formazione dei chierichetti – tra di loro si è instaurata una grande alchimia, c’è un bel legame al punto che da dieci ora abbiamo raddoppiato di numero, i più grandi si sentono responsabili, viene trasmesso questo insegnamento e soprattutto la domenica li vedo felici. Felici perché se il Covid-19 ha tagliato reti e connessioni, loro qui si ritrovano e ritrovano il sorriso».

Certo, le mascherine nascondono questi sorrisi, ma non la loro voglia di fare comunità e di vivere il presente pur privo dei momenti d’aggregazione scolastici o legati ad attività sportive: in coro dicono che vogliono dare il buon esempio agli altri, aiutare chi si sente più solo, un sentimento che accomuna sia i sedicenni che quelli che frequentano la quarta o quinta elementare. È la risposta più spontanea di una chiesa che si apre al suo territorio fatto di relazioni e convivenze, alcune volte complesse altre volte feconde: secondo l’annuario statistico del 2019 pubblicato dal Comune di Padova, l’ultimo con statistiche precedenti alla pandemia, sui 35.461 stranieri che vivono nella città del Santo ben 11.627 dimorano proprio all’Arcella, cioè il 29,25 per cento di tutti i residenti del quartiere.

Un puzzle di oltre trenta nazionalità differenti con le comunità rumena, moldava, cinese che sono le più popolose e anche le più radicate da tempo, a cui si affianca la presenza, sempre in crescita, di bengalesi e nigeriani, marocchini, albanesi, filippini, pachistani, indiani: «La nostra chiesa, in questo angolo di quartiere, rivela la vocazione di comunità cristiana ed è un altro tassello che dimostra di considerare tutti sorelle e fratelli – rivelano don Antonio Benetollo e don Diego Cattelan – Questi figli portano con sé un ancoraggio nella fede anche dei loro genitori che vivevano la propria spiritualità nei paesi di provenienza e una volta qui in Italia hanno cercato un nuovo punto di riferimento: si sono generati nuovi rapporti perché le famiglie sentono il bisogno di sostegno e di serenità e noi proviamo a portarla nelle loro case. All’interno della parrocchia i chierichetti sono impegnati in attività differenti e questo cementifica, poi sta a noi sacerdoti fare sempre nuove proposte per non farli sentire solo ragazzi di chiesa, ma anche animatori di varie esperienze».

Gruppo scout, momenti di ritrovo nell’Azione cattolica o percorsi di catechesi, poi la domenica la tunica bianca come segno espressivo di un piccolo servizio. Nei periodi che precedono il Natale o la Pasqua, Alessandro Bortolazzo li coordina in piccoli incontri per istruzioni di massima, per fare qualche prova e per spiegare il senso dei gesti che compiono. E alcune volte sono loro stessi a chiudere la chiesa, quando tutti gli altri vanno via e rimangono in sacrestia per ultimi: ecco, questi ragazzi rappresentano la peculiarità e unicità di una parrocchia dalle grandi braccia accoglienti e in cui si riesce a stare bene assieme.

Vive qui un immigrato e un giovane su tre

L’Arcella è il quartiere più giovane di Padova. O il meno vecchio. Secondo l’annuario statistico pubblicato dal Comune che fa riferimento all’anno 2019, se l’età media padovana aumenta passando da 46,66 anni nel 2016 a 47,06 nel 2019, quella degli arcellani diminuisce toccando quota 45,47. Secondo l’indice di vecchiaia, l’Arcella è il secondo quartiere che sta invecchiando meno su cui pesa, in positivo, il dato relativo alle nascite. Una nota sui minorenni stranieri a Padova: dei 7.113 registrati all’anagrafe e che non hanno ancora compiuto 18 anni, ben 2.569 vivono nell’Arcella. I dati del 2019 confermano, dunque, l’inversione di trend già evidenziata nel report degli anni precedenti il che ci porta a dire che in questo quartiere c’è dell’altro, anche dal punto di vista narrativo: non più un quartiere anziano o dormitorio, ma un flusso continuo di giovani famiglie che si stabiliscono, studenti e nuove nascite.

Università o lavoro? Giovani su Zoom domenica 28 marzo

Gli educatori di Azione cattolica del vicariato dell'Arcella hanno pensato a un appuntamento per gli adolescenti che stanno pensando a cosa fare dopo il diploma: università o lavoro? Quale corso universitario? L’incontro si svolge online domenica 28 marzo dalle 15.30 alle 17.30 tramite Zoom. Per partecipare, contattare la parrocchia di San Carlo

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