Verso il Natale. Giocare fa bene. Insieme di più

Alessandro Prisco, 35enne di Camposampiero, ha trasformato la sua passione in un mestiere: ha aperto un negozio dove le persone possono giocare insieme e gira le scuole dell'Alta Padovana, sensibilizzando sul gioco.

Verso il Natale. Giocare fa bene. Insieme di più

Giocare è uno dei bisogni primari non sono degli esseri umani, ma anche di gran parte dei mammiferi. È una necessità che ci è stata “stampata” nel Dna: giocare ci permette di misurare e conoscere le nostre forze, sviluppare l’intelligenza, rinsaldare legami sociali. Non c’è nulla di più serio. Eppure, in una società fortemente orientata all’utilitarismo e al profitto, giocare è sempre più considerato nel migliore dei casi un lusso o un privilegio riservato ai bambini. Se non, peggio ancora, una perdita di tempo.

Da passione a mestiere

Alessandro Prisco, 35enne di Camposampiero, ha sfidato le convinzioni e ha rischiato del suo per trasformare la passione di una vita di un mestiere. Da due anni e mezzo, con il suo Giochiamo! di via Bonora 16, sempre a Camposampiero, diffonde la cultura del gioco nell’Alta Padovana, all’ombra dei campanili della trevigiana parrocchia di San Pietro e della padovana parrocchia di San Marco, che delineano i confini delle diocesi l’uno a pochi metri dall’altro.

Incontriamo Alessandro proprio nel suo regno, in una domenica pomeriggio di novembre. Una ventina di persone, assiepata lungo i tavoli bianchi, sta partecipando a un torneo di carte collezionabili. Sono tutti concentrati e partecipi, dai ragazzini delle scuole medie fino ai quarantenni brizzolati. Un poco più in là, sopra una plancia gigantesca nella quale sono assiepati modellini di elfi, orchi e carri armati ancora da colorare, una coppia di fidanzati sta provando un gioco in scatola a tema egizio.

Una “cultura ludica”

«Sono sempre stato innamorato dei giochi da tavolo. Giocando ho conosciuto tutti i miei amici più cari, ho fatto voli con la fantasia, ho imparato a stare con la gente – ammette Alessandro tra il brusio generale – È proprio così che ho avuto l’idea di aprire un mio negozio, perché fosse anche un posto dove la gente potesse fermarsi a giocare. Insieme». Un passato da educatore e da bibliotecario, sempre a contatto con i ragazzi: «Posti di questi tipo, anche più grandi, si trovano a Padova, a Vicenza e a Treviso, ma l’Alta Padovana era una zona senza una proposta per gli amanti di giochi da tavolo, carte e miniature. Non volevo solo vendere, ma anche creare una “cultura ludica”, ed è questo che mi ha portato a collaborare con le scuole, le biblioteche e le associazioni del posto».

Sì, perché se di solito i negozi cercano di portare la clientela all’interno, Alessandro ha deciso invece di portare i suoi giochi all’esterno. «Non pensavo sarebbe stato così facile, ma è stato provvidenziale trovare nella comunità le persone giuste: insegnanti, bibliotecari e formatori convinti di quanto sia importante il gioco». Gioco come via primaria alla socializzazione: «La mancanza di socialità è tra le grandi mancanze di quest’epoca. E non c’è modo migliore di socializzare che mettersi attorno a un tavolo a giocare. Portando i giochi nelle scuole mi è capitato di sentirmi dire dagli insegnanti come di fronte al gioco alcuni ragazzi, prima chiusi, timidi o con alcune problematiche, trovassero il canale più adatto per esprimere le loro qualità nascoste, ma anche affermare dei legami con il resto della classe».

giochiamo

Una generazione che ha perso la magia del gioco

Alessandro Prisco è consapevole che i nati del nuovo secolo sono una delle generazioni “meno giocose” della storia: «Consiglierei però a chi ha a che fare con i bambini, anche negli scout o all’Acr, di rompere il ghiaccio e provare a raggiungerli con giochi analogici, materiali, che si possano toccare e sentire. Non ci sono solo gli schermi. È un mezzo per mediare il dialogo con le persone, per stabilire dei contatti».

I videogiochi non devono fare paura, insomma, ma sono un altro mondo: «Io stesso adoro i videogiochi, ma è importante la giusta dose e il giusto controllo da parte dei genitori. Potrei vendere anche io videogiochi, ma per la stessa logica che porta alcuni a preferire un libro di carta agli e-book per l’odore della carta e il rumore delle pagine che scorrono, allo stesso modo non c’è tasto di joystick che potrà sostituire l’ebrezza di un lancio di dado o di una miniatura che si muove in un campo di gioco».

Manca poco a Natale: «Il mio consiglio è di non comprare mai a scatola chiusa, di non abbandonarsi mai all’acquisto compulsivo, ma di farsi consigliare, e soprattutto, poi, di giocare quel gioco che si è comprato in famiglia, tutti insieme. È questa la cosa più bella».

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