I Domenica di Avvento *Domenica 1 dicembre 2019

Matteo 24, 37-44

Dal libro del profeta Isaia

Verranno molti popoli e diranno:
«Venite, saliamo sul monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe, perché ci insegni le sue vie e possiamo camminare per i suoi sentieri».
Poiché da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore. Egli sarà giudice fra le genti e arbitro fra molti popoli.
Spezzeranno le loro spade  e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, 
non impareranno più l’arte della guerra.

Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore.

Guardiamo dentro il nostro cuore

Entriamo nei giorni densie sempre troppo brevi dell’Avvento. Le ore, giorno dopo giorno, scivolano nel buio che sembra vincere sulla luce. Per molti tra noi questo è il periodo dell’anno più faticoso: il buio bussa anche alle porte del cuore, si siede e brinda con i pensieri, toglie forza e fa rinsecchire gli entusiasmi. 

Qualcuno mi dice che questa fiacchezza durerà fino a Natale, fino a quando, con il tornare della luce, la vita riprenderà il sentiero verso la nuova fioritura. 

È utile imparare, anche dalla terra, a vivere questi giorni scegliendo un tempo per fermarsi e guardare con attenzione e coraggio dentro alle fatiche del vivere e così provare a capire cosa ci stanno suggerendo. Non è una scelta facile e non è nemmeno immediata: siamo ormai così poco abituati – anche noi preti – a “stare nella fretta” e non guardare la vita negli occhi, al punto da vivere con disagio il silenzio e con imbarazzo il tempo della sosta.

È necessariofermarsi, proprio come quando si cammina, e chiedere informazioni, guardare la cartina, orientarsi… Anche se le risposte non verranno subito, anche se le scelte da fare non si faranno subito chiare è importante prestare ascolto alle domande che già abbiamo nel cuore: Cosa devo fare? Come rispondere all’attesa che trovo spesso dentro me? Che cosa mi sta dicendo questa fiacchezza? Da dove viene? Che cosa mi dice questo figlio con questo comportamento? Perché ho reagito in questo modo? Perché quando vivo in questo modo provo gioia dentro me?

Anche se siamo adulti abbiamo un continuo bisogno di uscire dal buio, di trovare la via buona, vera, giusta. È una via che chi vive di fretta e si siede dalla parte della maggioranza, ripetendo solo quello che gli sembra di aver imparato, non troverà mai. Se quel che faccio e vivo non risolve la vita, non rinnova la forza del cuore, allora forse dovrò provare in altro modo, no? E quale sarebbe questo altro modo?

Isaia, il poeta-profetache leggiamo in Avvento, suggerisce ciò che ciascuno può mettere in atto; leggendo le sue parole propongo, concretamente, due esercizi spirituali che tutti possono provare a vivere.

Il primo.Scelgo un tempo della mia giornata – suggerisco di alzarsi al mattino presto, un po’ prima di andare al lavoro – per stare in un luogo calmo della casa, nel buio che spetta la luce. Posso anche accendere una candela (i segni spesso parlano parlare al cuore) e dopo aver tracciato su di me il segno della Croce sto un po’ in silenzio... Metto davanti al Signore, senza ansia e imbarazzo, ma con verità tutte quelle situazioni in cui “mi sento al buio”. Posso pensare anche al viso di alcune persone che porto nel cuore e che so attraversare periodi di buio e difficoltà. 

Non dico al Signore cosa deve fare, e non gli prometto nulla... Per ognuno di questi ambiti faticosi o bui della mia vita o per ognuna di quelle persone per cui voglio pregare ripeto la frase di Isaia: «Signore, indicami la tua via; aiutami ad aver coraggio di provare a camminare per i tuoi sentieri». «Signore, aiuta questa persona, indicagli la tua via...».

Il secondo.I giorni di Avvento aiutano a guardare dentro al buio interiore per incamminarmi verso la Luce. Sono occasione per permettermi di dire a me stesso, e magari anche agli altri: «Sì... sono arrabbiato... Sono geloso... Provo invidia... Ho dentro me del risentimento verso... Mi vorrei vendicare per quanto ho subito... Mi vergogno di me stesso perché faccio... Non voglio andare dai miei genitori perché mi hanno trattato male... Provo molta rabbia e non voglio guardare negli occhi una persona perché mi ha trattato male e mi ha ferito...».  

Non è possibile soffocare queste emozioni: se così farò, vinceranno sempre. È anche ingenuo sperare che passino, che si risolvano da sole. E quindi? Quindi accetto che prima di comandare alla natura bisogna imparare a obbedire a essa e cioè a riconoscere determinate dinamiche interne per trasformare uno strumento di morte in uno strumento di vita. 

L’esercizio consiste nel domandarmi: perché sto provando questa emozione dentro me? Da dove viene questa sensazione? Dove mi ha colpito questa persona perché io mi senta in questo modo? E le reazioni che ho messo o metto in atto hanno cambiato in meglio le cose? 

Non bisogna aver fretta di trovare le risposte e le contromisure da mettere in atto: questi, come la luce, verranno pian piano. 

Per ogni cosa buia,per ognuna di queste spade e lance, per ognuno di questi strumenti di morte che trovo dentro me posso dire: «Signore, cambia la mia spada in aratro, cambia tu questo in vita... Signore, aiutami a scoprire e a vivere l’arte della pace». 

Concludo con la preghiera del Signore e con una preghiera di affidamento a Maria. 

Non basterà un minuto, non basterà un giorno, non basterà una settimana; chi non è costante non s’illuda di far progressi: continuerà a stare nella confusione e a provare solo fatica. L’esercizio e la cura saranno gli strumenti d’incoraggiamento per conseguire il traguardo.

Mi permetto anche di dire che, quelli proposti sopra, sono due esercizi così semplici da sembrare banali, anzi, per chi è abituato a estenuanti preghiere, questi modi non sembreranno nemmeno preghiera.

Suggerisco di scoprire il proprio vivere come un luogo in cui Dio ancora parla e soprattutto ancora salva, come «luce che viene a illuminare chi sta nelle tenebre e nell’ombra di morte». È importante accorgersi di questo e far sì che la vita non sia vissuta in quel velenoso modo che il Vangelo di questa domenica così descrive: «Non si accorsero di nulla, finché...» (Mt 24).

Signore,ricordaci che per diventare uomini è importante fermarci e guardare con coraggio e sincerità dentro al cuore. Insegnaci a lasciarci guardare dalla tua Parola, che rinvigorisce il cuore e dona luce al nostro andare. 

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