IV Domenica di Pasqua *Domenica 8 maggio 2022

Giovanni 10, 27-30

In quel giorno Gesù disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

Perché il bene della vita non sia sprecato

 

Quando le auto e i vari mezzi di trasporto non erano dotati di “navigatori”, gli autisti si fermavano a chiedere informazioni sulla strada da prendere per arrivare a destinazione. Chi ora usa questi strumenti, sa bene che non sempre danno indicazioni esatte: a volte si bloccano, non sono sempre aggiornati, indicano percorsi non adatti al mezzo. Succede che per raggiungere la meta desiderata indichino come soluzioni più veloci, percorsi più lunghi, succede che facciano andare avanti e indietro girando attorno alla meta senza mai raggiungerla, succede che diano per buone strade che invece sono chiuse, che suggeriscano un senso vietato creando così parecchio nervosismo e frustrazione in chi guida. In quel caso è meglio tornare ai vecchi modi: fermarsi e chiedere informazioni. 

Alcune volte, a essere troppo ostinati nel continuare ad andare in un certo modo, o nell’essere troppo sicuri di sé, non è bene. Bisogna imparare a riconoscere che si rimane sempre esperti nello sbagliare, anche da anziani. Con la ragione ammettiamo la verità di questa constatazione, ma con i fatti poi la smentiamo, continuando imperterriti a seguire personali convinzioni, indicazioni esistenziali del tutto farlocche che ci fanno sprecare energie, tempo e voglia di vivere. 
Ripeto, un buon guidatore, quando riconosce di aver sbagliato strada, si ferma, chiede indicazioni e corregge la direzione: si può imparare a essere così anche nella nostra quotidianità.

A questo proposito mi viene in mente una frase della Scrittura, in cui Geremia dà voce alla parola del Signore e dice: «Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi dei sentieri del passato, dove sta la strada buona percorretela, così troverete pace per la vostra vita».
Fermarsi, guardare al proprio vissuto, ascoltare quello che abbiamo nel cuore, le domande che portiamo dentro e dar voce al tutto confrontandolo con qualcuno che ci voglia bene, che sappia guidare, con qualcuno che sappia suggerire come leggere i segni della propria vita così da poter trovare il proprio percorso personale. 
Fermarsi… non è così spontaneo o immediato; a volte temiamo di farlo. Alcuni studi affermano che un italiano medio passa addirittura quattordici anni della propria vita stando davanti alla televisione al pc al telefonino... Se sia proprio così non lo so; tuttavia, una verifica su come utilizziamo il tempo a nostra disposizione è d’obbligo.

Nel Vangelo Gesù dice: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute». Per far sì che la vita non sia sciupata nella fatica di chi si accorge, troppo tardi, di non essere arrivato da nessuna parte, c’è bisogno di abituarsi a scegliere ogni giorno di fermarsi, di provare a fare verità su quel che si vive, su come lo si vive, confrontandosi con la vita e la parola che Gesù dona. Credo sia una testimonianza che noi adulti possiamo offrire e suggerire ai ragazzi e ai giovani, soprattutto in questo tempo in cui curare, con umiltà e costanza, la propria capacità di riflettere e la propria interiorità sembra essere diventata cosa del tutto inutile.

Può farci bene questo esercizio spirituale, che consiste nel fermarci e rispondere con sincerità a queste domande:
* quando sono scontento riesco a identificare il motivo di quel che provo? E in quei momenti, come reagisco di solito? Di chi vado in cerca o che cosa faccio?
* quando provo fatica, interiore e anche fisica, a cosa o a chi faccio riferimento per scegliere come reagire?

«Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute»: a qualunque età della vita, abbiamo tutti bisogno di un confronto, di una buona guida.
È anche poi vero che facciamo fatica a lasciarci guidare: da giovani per un verso, da adulti per un altro, da anziani per un altro ancora, qualunque sia la situazione e la condizione della nostra vita, tutti abbiamo l’ingenua e orgogliosa pretesa di saperne sempre di più e meglio degli altri. Ma non è così.
Come si riconosce una buona guida? 
Da che cosa si riconosce se il “navigatore interno” è impostato in modo corretto ed efficace?
Si parte sempre dalla realtà, dalla propria esperienza e la si confronta con Gesù: se vivendo i suggerimenti che mi sono dati mi trovo a essere più sereno nelle avversità, capace di ricominciare, fiducioso nel bene presente nelle persone, più umano e attento a custodire quel che è buono e giusto, se mi trovo a essere più forte nelle avversità, allora ho trovato una buona guida, una di quelle che mettono in pratica quel che Gesù dice: «Chi segue me, non cammina nelle tenebre».

Se invece così non è, allora qualcosa non va. Se così non è, vuol dire che non sto seguendo la strada giusta, anche se si tratta di una strada molto frequentata o che mi sembra buona e praticabile. Spesse volte chi non è buona guida, chi non è pastore buono, si offre e si presenta con modi amichevoli, sorridenti e seducenti, suggerisce soluzioni facili, immediate, a portata di mano… ma poi, verificando sempre la propria vita, ci si accorge di non star vivendo con tranquillità, ci si accorge di aver perso il gusto della semplicità, la felicità è un ricordo e non si ha più consistenza interiore.
Gesù è pastore e guida che, conoscendo la vita di ciascuno, a ciascuno propone quel che gli è proprio perché il bene della vita non sia sprecato, ma porti frutto, un frutto buono e che rimanga.

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