Natale del Signore *Martedì 25 dicembre 2018

Luca 2, 15-20

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un l’altro: «Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Luce per i nostri passi

Proviamo per un attimo a immaginare che oggi ci appaia un angelo, e che questo ci inviti a meditare un evento straordinario. Quantomeno ci aspetteremmo di assistere a un miracolo strepitoso. Se Dio scomoda un angelo, mi farà vedere qualcosa di prodigioso. Immaginiamoci allora la nostra sorpresa, e il nostro disappunto, se questo angelo ci facesse poi vedere invece qualcosa di normale, qualcosa che magari abbiamo anche già visto. Probabilmente rimarremmo tutti molto delusi.
Immaginiamoci i pastori della notte di Betlemme , che di angeli ne avevano visti all’improvviso parecchi, li avevano sentiti cantare e lodare Dio, avevano ricevuto un messaggio che li mandava a vedere un portento unico, e si erano invece poi trovati davanti una giovane sposa che aveva appena partorito, con suo marito accanto. Niente di eccezionale, niente di speciale, niente di straordinario. Eppure era il più grande mistero della storia dell’umanità, il momento più importante di ogni tempo. La presenza di un Dio che aveva così tanto amato gli uomini da voler trasferirsi in mezzo a loro. Però lo fa con naturalezza, perché gli uomini nascono così. Lo fa con semplicità. Prende il suo posto in una coppia di innamorati come tanti, con i loro pensieri e i loro problemi, presi dalle faccende del mondo, e forse frastornati anche più degli altri. C’è un contrasto fortissimo tra quello che annunciano gli angeli nella notte e quello invece che si trovano davanti coloro che visitano il presepe per la prima volta. Le due cose non sembrano minimamente collegate.

Questo è esattamente il motivo per cui Dio pensa bene di farsi annunciare, perché noi esseri umani siamo per natura a volte anche troppo scettici. E finiamo per passare accanto a manifestazioni di Dio senza però notarle, senza farci caso, senza riconoscerle, perché vi vediamo solo l’aspetto più superficiale, che in apparenza non ha niente di rilevante. Ma ciò non vuol dire che Dio non ci sia, vuol dire solo che noi non riusciamo a vederlo, perché abbiamo mille cose diverse da fare e da pensare, e non abbiamo più né tempo né voglia di contemplare la realtà che ci circonda. Maria, in tutto questo, ci dà una grande lezione. Nella notte in cui ha partorito ha fatto qualcosa che le sembrava normale, poi ha dovuto notare che attorno a lei iniziava uno strano movimento: angeli, pastori, magi, segni dal cielo. Di fronte a tutto questo, lei si mette a meditare. Che vuol dire prendere tutte queste cose, soprattutto quelle che non si capiscono, e metterle assieme dentro al suo cuore. E aspettare pazientemente che formino un’immagine coerente, anche se si deve mettere insieme cose diversissime tra loro. E quella luce che quel bambino era venuto a portare dentro il nostro mondo iniziava a fare effetto proprio a partire da sua madre. Maria per prima è riuscita a intuire che le cose più grandi nascono piccole, che la potenza può sprigionarsi anche da dove meno te lo aspetti perché comunque il Signore l’ha messa dentro questa nostra realtà. E questa luce era venuta per tutta l’umanità, quella che Isaia aveva chiamato «popolo che camminava nelle tenebre». Popolo che camminava nel peccato, nella tristezza e nella disperazione. Popolo che ancora oggi continua a farlo. Come continua a essere disorientato, angosciato, non sa a chi chiedere aiuto, non sa che decisioni prendere. Le tenebre sono non sapere dove si va, e tuttavia bisogna andare, bisogna lavorare per vivere, bisogna prendere delle decisioni, nella vita lavorativa, politica, sociale, personale e affettiva.

Se non c’è una luce, queste decisioni si prendono con l’angosciosa consapevolezza che potrebbero essere tutte sbagliate o insensate; che non si può stare fermi, ma forse si sta andando dalla parte sbagliata, che è anche peggio. Maria usa questa luce per conservare nel suo cuore le parole e i fatti, confrontandoli tra di loro. Le parole spiegano il senso dei fatti, e i fatti illuminano il senso delle parole. I fatti senza interpretazione rimangono insignificanti, le parole senza i fatti sono vuote. Fatti e parole insieme fanno emergere il senso, fanno sì che la vita sia sensata, cioè non sia assurda, vuota, perduta. La luce del Bambino Gesù è arrivata per portare senso dentro la vita di ognuno di noi, e per farlo ricordiamo la sua venuta ogni anno. Ricordiamoci che è Natale per tutti! Quella luce è venuta a illuminare la vita di tutti. È venuta per chi non lo capisce ancora bene del tutto, però vorrebbe tanto. È venuta per chi fatica sempre più a vivere e non riesce più a intravvedere neanche un barlume di speranza. È venuta per chi una volta il Natale gli sembrava una cosa meravigliosa, ma oggi non lo sente più dentro di lui. È venuta per chi non si sente al suo posto nella sua vita pur avendo per chi lo guarda dal di fuori una vita perfetta. È venuta per chi stringe i denti e va avanti anche se non sa più dove andare a prendere le forze. È venuta per chi non sa più dove andare a sbattere la testa perché niente gli pare che abbia più senso. È venuta per chi pensa di avere già commesso anche troppi sbagli nella vita. È venuta per chi è stanco di rimanere deluso, o di vedere la vita che gli sbatte solo porte in faccia. È venuta per chi si dà da fare anche se sembra che nessuno se ne accorga. È venuta per chi vorrebbe fare un sacco di cose ma forse anche quest’anno troverà mille scuse per rimandarle ancora. È venuta per tutti quanti noi, che siamo ancora qui attorno alla luce di questo bambino, perché sentiamo che solo questa luce può dare un senso completo alle nostre esistenze. L’unico vero senso che possono avere.

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