VI Domenica del Tempo ordinario *Domenica 12 febbraio 2023

Matteo  5, 17-37

VI Domenica del Tempo ordinario *Domenica 12 febbraio 2023

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio.

Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».

Oggi la Parola parla da sola. Non ha bisogno di traduzioni e di adattamenti. La consegna è chiara. «Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male – dice il Siracide – a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà» (Sir 15,18). È totale la libertà che Dio consegna a ciascuno. Ma, attenzione, «a nessuno Dio ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare» (15,21). Una cosa, però, è certa: «Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno» (15,16). Non sono una palla al piede, ma ali per volare, guard-rail di protezione contro incidenti di percorso, siepe che salva da inutili evasioni e da pericolose invasioni di campo, autostrade che puoi percorrere a tutta velocità e in totale sicurezza. Vengono da una sapienza che «non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo – afferma Paolo – Parliamo della sapienza di Dio» (1Cor 2,6-7)

Sapienza per la Bibbia è leccarsi i baffi per il gusto di vivere; è il piacere di esserci, il canto dell’anima che va libero dentro tutte le stagioni. È il gusto che anche Gesù riconosce nei comandamenti: «Finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge» (Mt 5,18). È necessario, però, prenderli sul serio, scoprirne la preziosità più intima, il «pieno compimento (Mt 5,17). E quindi? Quindi… «se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» (5,20). Perché? Semplice! Perché non si deve osservare la legge per farci osservare dalla gente. E poi della legge non vanno raccolte solo le proibizioni e i divieti. Quelli sono i confini esterni della sapienza di Dio: servono da protezione per custodire meglio il cuore della legge. E il cuore della legge sta all’interno della legge: è… amare, amare Dio e amare il prossimo. Sono queste due presenze, che danno verità a tutto ciò che siamo e che facciamo. Ma occorre fare attenzione a non confondere il prima e il dopo. E prima viene sempre l’uomo. Anche prima di Dio: «Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono» (5,23-24). Più chiaro di così?!

Ricordalo! Dio arriva dopo e arriva sempre per benedire l’uomo, per salvarlo, salvarlo dall’uomo. Ne ferma la cattiveria al suo nascere, nelle intenzioni più larvate. Non basta, infatti, raccomandare di «non uccidere»… perché un fratello lo puoi uccidere molto prima di ucciderlo. Infatti, «chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. E così chi dice al fratello: “Stupido”, o “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna» (5,22).

Con la donna, poi, devi stare molto attento! Non solo non devi allungare su di lei le mani, perché la puoi uccidere anche solo con gli occhi, Infatti, «chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore» (5,28). Fa’ una cosa, sempre! Prima di parlare e di guardare, igienizzati la testa, puliscila da pensieri sporchi e assassini e caso mai procedi alla chirurgia più attenta! Quindi, «se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te» (5,29). E così fa’ pure con la mano e con i piedi. «Ti conviene, infatti, perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna» (Ivi).

Crederti astuto su queste cose, arrivando a giustificare parole e gesti importuni, magari rafforzando con giuramenti le menzogne più evidenti, funziona a boomerang: ti ritorna indietro, in testa! Quindi, «non giurate affatto, né per il cielo, né per la terra, né per Gerusalemme. Non giurare neppure per la tua testa». Anche perché niente di tutto ciò è tuo, ma è di Dio. E poi chi si vuol bene non ha bisogno né di giurare e tanto meno di alzare la voce. Chi ama, lo dice bene la volpe al «Piccolo Principe», si addomestica. Lascia i lunghi discorsi, le grandi disquisizioni. Chi ama riduce di numero le sue parole, le sussurra piano piano per poi spegnerle del tutto. Così «sia il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno» (5,34-37). 

Ricordati! La verità è semplice e soprattutto è nuda. Quindi, non insistere, non ribattere. Non rispondere colpo su colpo, ma, appena senti che qualcosa non quadra, «mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui» (5,25). E fallo subito… perché altrimenti s’innesca una catena di conseguenze da cui non ne uscirai incolume: infatti, «l’avversario ti consegna al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione» (Ivi). È solo nella carità che si gioca la verità! Nella carità degli uomini, anche la carità di Dio! Non c’è altra via d’uscita! 

«Aprimi gli occhi – prega opportunamente il salmo responsoriale – Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti. Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge e la osservi con tutto il cuore» (Sal 118,18.33-34). Solo «la tua legge è lampada ai miei passi, luce sul mio cammino» (Sal 119,105).

frate Silenzio

Sorella allodola

Solo una carità vera 

genera una verità amorevole.

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