XXXI Domenica del Tempo ordinario *Domenica 31 ottobre 2021

Marco 12, 28-34

Si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Ciò che conta: amerai Dio e il tuo prossimo

Nell'estate in cui sono diventato prete organizzai un campo itinerante con i giovanissimi. Si trattava di alcuni giorni da vivere, tra attività e cammino, nelle montagne della Val d’Ultimo. Era la prima volta che vivevo un’esperienza del genere e quando venne il momento di preparare lo zaino, che da poco mi era stato regalato, lo riempii all’inverosimile lasciandomi guidare dal pensare che una cosa avrebbe potuto essere utile, un’altra avrebbe potuto servire, un’altra ancora avrebbe fatto comodo in caso di...

Chi ha esperienza di cammini sa che questo modo di fare lo zaino è tra i più sbagliati, perché si caricano le spalle di cose non essenziali. Imparare a fare lo zaino può essere una metafora per la vita: riempiamo lo zaino dei giorni di tante cose, ma qual è la cosa più importante?

Siamo (o sembriamo) sempre così impegnati da non aver tempo, da essere sempre un po’ di fretta, ma tra tutte quelle che viviamo, qual è la cosa importante da non perdere mai di vista?

Anno dopo anno, la vita si riempie di incontri, relazioni, amicizie… ma quando si può dire di aver vissuto o di star vivendo un incontro in modo autentico e buono?

Mi viene in mente, a proposito, il dialogo con un’anziana signora a cui vado a portare la comunione. In uno dei nostri incontri, mentre me ne stavo seduto sul divano ad ascoltare le sue parole, mi confidava di voler chiedere perdono a Dio per non aver sempre impiegato bene il suo tempo, per averlo sciupato, soprattutto negli anni della giovinezza, in cose che non contavano. Le sue parole mi interrogano e così mi permetto, quasi per cercare consiglio, di chiederle cosa voglia dire impiegare bene il tempo. Dopo qualche istante in cui stiamo in silenzio, mi dice: «Credo si tratti di non aver paura di essere se stessi, di voler bene e di stare umili, di reagire con mitezza». Senza dubbio la risposta dell’anziana signora indica qualcosa di importante da mettere nello zaino della vita, ma è questa la cosa più importante?

Questa non è domanda a cui si risponde con immediatezza, con facilità e forse anche nemmeno volentieri, perché è una domanda che obbliga a fermarsi, a riflettere, ad imparare… cose tutte in cui manchiamo di allenamento.  

Proprio per questo torno a proporre la domanda, che potrebbe essere accolta come un possibile buon esercizio spirituale: che cosa è importante nel lavoro, nel matrimonio, nelle amicizie, nel divertimento, quando si è malati, nella politica, quando si è tristi? Che cosa rende questi ambiti di vita e di relazione luoghi in cui la vita viene rafforzata?

Sarebbe utile se ciascuno provasse a individuare, in base alla propria esperienza, una risposta per ognuno degli ambiti di vita.   

Nel Vangelo di questa domenica, uno scriba, una persona credente che dava importanza alle regole della fede, interroga Gesù su quale tra i comandamenti sia davvero il più importante. Ricordo che secondo l’ebraismo ufficiale, i precetti da osservare erano (sono) 613: 248 comandamenti positivi e 365 quelli negativi. Le varie scuole rabbiniche del tempo, avevano pareri molto discordanti su quale fosse tra tutti il comandamento da ritenere più importante.  

Trovo che la domanda dello scriba sia sempre attuale, perché è come se chiedesse: quali sono le caratteristiche che deve avere un credente? Qual è la cosa più importante che deve fare? Che cosa lo distingue da un non credente?

E per continuare con l’esempio dello zaino, di cui ho scritto sopra: una coppia di sposi, che cosa deve mettere nello zaino della propria vita? 

E in quello di chi va a lavorare, cosa deve esserci?

E nello zaino di un prete, di un religioso?

In quello dei collaboratori parrocchiali, che cosa non deve mancare?

E poi, per affrontare i giorni di pioggia, per non scoraggiarsi quando si sbaglia strada, per godere dei giorni sereni e belli, cosa dobbiamo tirare fuori dallo zaino?

Preghiera? Generosità? Forza di volontà? Collaborazione? Perdono? Saper vincere le tristezze? Chiarire gli equivoci? Non perdere la serenità d’animo? Saper ricominciare? Aver cura dei particolari? Gentilezza e rispetto?  

Si possono aggiungere altri “precetti”, tutti quelli che si ritiene utili, religiosi e non, per arrivare a quota 613, ma la cosa più importante rimane sempre un’altra.

La fonte che sostiene ogni cosa, ciò che dà vita e che dà frutto a ogni fare, a ogni pensare, a ogni scelta e impegno è: «Tu amerai Dio e il tuo prossimo», tu custodirai la fonte dell’amore, tu farai le cose con amore.

«Tu amerai». Il tempo futuro custodisce il frutto che l’impegno presente genera.

«Tu amerai». È come se il comandamento dicesse: non sei ancora arrivato alla meta, non scoraggiarti, ci stai andando, stai imparando. Non distrarti: sei stato mandato nella vita proprio per questo, pian piano impari e imparerai e proprio imparando diventerai ciò che farai.

«Tu amerai Dio e il tuo prossimo»: l’amare presentato come comandamento aiuta a non stare nell’errore di chi crede che amare sia un atto da vivere solo con spontaneità, come disposizione sempre presente nel cuore. L’esperienza, per lo meno la mia, dice che non è così.

Anche il modo di amare, per diventare saggio e generoso, fedele e creativo, umile e rispettoso, libero e vitale, ha bisogno di un allenamento vissuto in ogni età della vita. Questa è la cosa da avere assolutamente nello zaino della vita: scegliere di imparare a reagire amando.

«Tu amerai Dio e il tuo prossimo».

Mi colpisce, infine, la risposta che Gesù dà allo scriba: «Non sei lontano dal regno di Dio». Perché Gesù dice queste parole? Che cosa mancava allo scriba per entrare nel regno di Dio? Il Vangelo non dice che lo scriba si sia poi messo a seguire Gesù. Che cosa gli mancava allora? Penso gli mancasse quello che spesso manca a noi adulti: il mettere in pratica quel che si è riconosciuto come buono, quel che si crede.

Un conto è sapere quali siano i comandamenti e un conto è viverli.

Un conto è accorgersi e imparare che cosa sia davvero importante nella vita e un conto è agire di conseguenza.

Non si tratta solo di sapere (anche il diavolo conosce i comandamenti) ma di fidarsi di quel che si crede e di orientare i passi del vivere quotidiano verso quella meta. Gesù lo dice meglio: «Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica».

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