Terme e Colli, sempre più insieme, in attesa del vescovo Claudio

Sesta tappa della visita pastorale. Fino al 27 gennaio l'incontro con comunità che stanno scoprendo il gusto della conoscenza reciproca e della condivisione fraterna. Il nostro è un territorio da sempre vocato all'accoglienza e alla spiritualità grazie a Monte Rua, villa Immacolata e alla casa generalizia delle Dimesse

Terme e Colli, sempre più insieme, in attesa del vescovo Claudio

Il vescovo Claudio arriva sui Colli euganei e prende il via la sesta tappa della visita pastorale a tutte le comunità della diocesi di Padova iniziata lo scorso novembre. Sono cinque le parrocchie che accolgono mons. Cipolla dal 18 al 27 gennaio: Montegrotto, Turri, Mezzavia, Torreglia e Luvigliano. Un territorio segnato da secolare spiritualità: qui vivono e pregano i monaci camaldolesi del Monte Rua, qui è presente la casa generalizia delle Dimesse, le Elisabettine sono presenti nel monastero di Mezzavia, e a Torreglia da oltre 60 anni è attiva la casa di spiritualità diocesana di Villa Immacolata.

La presenza delle comunità cristiane da sempre sostiene lo sviluppo del territorio, offre ai giovani e non solo opportunità di crescita e di incontro con il Signore, e oggi si preparano a un futuro differente, anche grazie a un appuntamento nel calendario della visita pastorale che assume particolare valore simbolico: alle 15.30 di domenica 20 gennaio i tre presbiteri che vivono insieme a Montegrotto – e da luglio curano anche la parrocchia di Turri – fanno il loro ingresso a Mezzavia. Da quel momento le tre comunità del comune condivideranno don Roberto Bicciato come parroco, don Sebastiano Bertin come vice e don Andrea Noventa come collaboratore. «Nasce così l’unità-unione-collaborazione-fraternità pastorale – riflette don Bicciato – Sono molti i nomi che abbiamo dato a questo percorso, come pure gli anni trascorsi da che se ne parla, ma per partire davvero occorreva una necessità».

Necessità che è arrivata con il ritiro per raggiunti limiti di età di don Luigi Ferrarese, finora parroco di Mezzavia. «Abbiamo scoperto che non sapevamo nulla l’una parrocchia dell’altra. Pur essendo vicini eravamo lontani», continua don Roberto. Il punto di contatto erano semmai le nuove generazioni: «Da tre anni gli adolescenti di Montegrotto e Mezzavia hanno percorsi comuni – racconta don Sebastiano – mentre i giovani più grandi si ritrovano nel gruppo “Dove”, a livello vicariale».

E adesso che succede? Le due parrocchie più piccole – Mezzavia 2.500 abitanti e Turri 1.200 – temono forse di essere risucchiate dalla grande Montegrotto (7.500). In realtà, «l’ottica con cui ci muoviamo rispecchia l’idea del vescovo Claudio e rispetta al massimo l’identità di ogni singola comunità». Un modello che rievoca la chiesa centrale e le chiese satellite (out station) che si vedono in terra africana, spiega don Sebastiano: ogni comunità ha i suoi leader e catechisti, il prete visita, sostiene, incoraggia, celebra i sacramenti.

Ermenegildo Zecchinato è il vicepresidente del consiglio pastorale a Mezzavia: «Certamente ci dispiace perdere don Luigi e con lui un parroco residente, in realtà questa è l’occasione per i laici di mettersi in moto e non adagiarci più sul pastore. Più che aver perso un sacerdote, ne abbiamo guadagnati tre». A Turri, la comunità è vitale: «I laici sono in cammino, sentono la loro ministerialità e sono contenti di sperimentarsi all’interno di una realtà di collaborazione come quella che sta nascendo – racconta don Andrea Noventa – il Centro educazionale, con nido, scuola dell’infanzia e doposcuola, contribuisce molto all’identità della parrocchia e nel tempo ha attratto anche famiglie da fuori permettendo che la scuola elementare non chiudesse».

«Siamo tre realtà molto diverse – spiega Mauro Gottardo, vicepresidente del consiglio pastorale di Montegrotto – Prepararci alla visita pastorale ci è servito come nuovi organismi per entrare al meglio nella vita comunitaria». In prospettiva, la necessità di strutturare una pastorale del turismo, che tra Abano e Montegrotto richiama oltre 1,5 milioni di presenze all’anno.

Pochi chilometri a est, Torreglia e Luvigliano collaborano da tempo. L’iniziazione cristiana, come pure i campi per i giovanissimi sono comuni. La piccola Luvigliano (650 abitanti) prende vita nei momenti clou dell’anno: «Nella sagra di San Martino diamo il meglio di noi – racconta Mauro Finesso, vice del cpp – In quella occasione la parrocchia si rianima e si unisce». Il parroco, don Placido Verza, sottolinea la bonta della collaborazione con Torreglia. «Siamo desiderosi di accogliere il vescovo – spiega don Franco Marin, ora anche vicario foraneo di Abano – Certo non potrà vedere tutte le realtà della nostra parrocchia, ma siamo contenti di condividere un pezzo di strada».

Torreglia, con i suoi 5 mila abitanti, è comunità vitale in tutte le iniziative pastorali, oltre all’ottima sala della comunità del teatro La Perla. «Alla festa della comunità di giugno, molti dei 200 operatori pastorali scoprono a vicenda il proprio servizio. Il sogno per il futuro è quello di vivere questa ministerialità come puro servizio e non come scelta in base a un propria volontà o simpatia». E adesso Torreglia si prepara all’edizione numero dieci del premio di poesia religiosa “San Sabino”, che in questi anni ha permesso la riscoperta a livello storico del suo patrimonio.

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