Pedemontana, dove la fede si trasforma. Il vescovo a Lugo, Calvene, Mortisa, Covalo, Fara, San Giorgio, Salcedo, Laverda e Mure

Il vescovo a Lugo, Calvene, Mortisa, Covalo, Fara, San Giorgio, Salcedo, Laverda e Mure dal 29 marzo al 7 aprile. Una terra di confine, che guarda al Vicentino, riflette sul ruolo dei laici nel futuro e si apre superando campanilismi secolari. Qui le comunità sono vitali e si interrogano sul futuro a partire dalle consolidate tradizioni. Come essere comunità genitrice di fede oggi? Come promuovere una fede più consapevole e stili di vita differenti?

Pedemontana, dove la fede si trasforma. Il vescovo a Lugo, Calvene, Mortisa, Covalo, Fara, San Giorgio, Salcedo, Laverda e Mure

Le anse dell’Astico. I crinali dei colli. I pendii che si arrampicano in alto, fino ai 1.300 metri della piana di Granezza. E, incastonati nelle pieghe delle valli, i paesi. Non c’è nulla di dritto nella Pedemontana vicentina, dove il vescovo Claudio sta per arrivare per l’undicesima tappa della visita pastorale, ma su queste linee – sinuose più che storte – il Signore nei secoli ha scritto, eccome.

Un gruppo di nove parrocchie che, più che nella geografia, ritrova un elemento di linearità nella propria storia. C’è chi rievoca il vecchio vicariato di Perlena, con il “monsignore” di stanza a Lugo. Chi poi afferma che – al netto dei confini vicariali – da queste parti, dal 1600 a oggi, non è cambiato granché: la parrocchia, il parroco e la sua gente. Solo le piccole Mortisa e Covalo da due decenni non hanno un più un prete stabile, mentre Mure e Laverda lo condividono. Se c’è una cosa che non manca, insomma, è una radicata identità comunitaria.

La spinta ad aprirsi si percepisce a macchia di leopardo, di rado per necessità. Eppure a CalveneMortisa e Covalo sta facendo un gran bene. Don Giancarlo Cantarello è il parroco condiviso: «Ognuna delle comunità ha un suo cammino e una sua fisionomia ben precisa – spiega – Tre consigli pastorali, tre per la gestione economica. Ma da alcuni anni le riunioni si svolgono in forma unitaria: riflettere insieme consente di crescere anche alle due piccole parrocchie di montagna». La via Crucis del 22 marzo, lungo il sentiero dei partigiani di Mortisa, simboleggia questo stare insieme, che nelle due frazioni si regge sull’attivismo di un manipolo di persone che amano profondamente il proprio borgo, e si ritrovano in chiesa la domenica, dove da alcuni anni il diacono don Pietro Zanocco presiede la liturgia della Parola.

A Calvene è l’iniziazione cristiana a caratterizzare la vita di parrocchia. E proprio di Ic e di pastorale battesimale si occupa Giovanni Sanson: «Usciamo dalle nostre strutture ed entriamo nelle case delle famiglie per condividere un pezzo di strada. L’iniziazione cristiana in generale rappresenta un grande passaggio: oggi vediamo il bene che produce, a noi parte attiva e ai genitori partecipanti. Una necessità? Uscire dai nostri campanilismi e scoprire la bellezza di aprirci agli altri: noi tre parrocchie abbiamo imparato a rispettarci e a volerci bene».
Lugo, la preparazione alla visita «ci ha rimesso sotto gli occhi una realtà ricca e variegata, che a volte diamo per scontata – racconta il parroco, don Giovanni Dal Ponte – Dopo il passaggio del vescovo condivideremo con tutte le famiglie le parole di don Claudio, e la nostra vitalità». La presenza giovanile, da sempre, è caposaldo della parrocchia, che ancora oggi conta una trentina di educatori di Ac e numerosi adolescenti, seguiti da giovani-adulti e da don Stefano Dal Santo. La vera novità qui è il riavvicinarsi degli adulti alla parrocchia, specie nel circolo Noi, oltre a chi opera nella Caritas, nell’Unitalsi e ai membri del corposo gruppo famiglie: «La chiave anche da noi è l’iniziazione cristiana – precisa don Giovanni – Genitori che prima “bazzicavano” la parrocchia, ora sono parte della comunità».

La sfida, allora, è come offrire loro formazione: «Credo che possiamo puntare in alto – aggiunge Simone Fabris, vice del consiglio pastorale – senza paura di proporre momenti di fede anche impegnativi. La condivisione del cammino di fede è determinante per tutta la famiglia. Sia per gli adulti sia per i giovani questo è il tempo in cui smettere di rivolgere la nostra offerta alla “massa”, privilegiando piuttosto il contatto personale con ognuno, mettendo in gioco la nostra storia e la nostra esperienza».

Con la visita pastorale, sono arrivate idee come ministero laicale e gruppo di parrocchie. Per Simone Fabris, «la responsabilità dei laici sarà necessaria nel prossimo futuro, ma richiederà un cambiamento culturale da parte di tutti i membri della comunità, che troppo spesso richiedono la presenza del presbitero».

L’ultima volta di un vescovo a Fara risale addirittura al 1995, per la visita pastorale di mons. Mattiazzo. L’attesa per l’arrivo di don Claudio è palpabile: «Certamente a essere maggiormente coinvolte sono le persone più addentro alla comunità, i membri del consiglio pastorale, chi è impegnato nella catechesi – sottolinea il parroco don Paolo Pizzolotto – La visita peraltro arriva nel tempo forte della Quaresima, al termine della quale 32 ragazzi riceveranno i sacramenti dell’iniziazione cristiana». In questo versante pedemontano oggi è necessario serrare i ranghi e riprendere un cammino che ultimamente ha segnato il passo, specie dal punto di vista delle relazioni interne alla comunità. Proprio questo è uno dei punti cardine delle tracce di confronto della visita pastorale. Intanto Silvio Comberlato e la moglie Donata Rosati, concluso il cammino formativo, hanno accompagnato le prime quattro famiglie al battesimo dei loro piccoli. Ne è nato un gruppo che si ritroverà e ora lavorano a un percorso per i genitori dei bambini della scuola dell’infanzia.

San Giorgio di Perlena, adagiata sul crinale del suo colle, è a sua volta casa dei giovani. Anzi dei giovanissimi. Qui gli adolescenti non solo fanno gruppo, periodicamente pubblicano anche un giornalino che distribuiscono in comunità e nelle parrocchie vicine. «In 11, ad agosto, hanno partecipato all’incontro con papa Francesco – racconta il parroco don Umberto Dall’Igna – un momento importantissimo per loro. Ma in occasione della visita del vescovo, abbiamo messo sotto la lente d’ingrandimento tutta la pastorale, dalla liturgia caratterizzata dai nostri cori, alla carità. Le dimensioni della nostra parrocchia consentono relazioni salde e sincere: per questo all’incontro con mons. Cipolla abbiamo invitato tutta la cittadinanza e non solo i membri degli organismi o gli operatori pastorali». A San Giorgio, cinque giorni a settimana per nove ore al giorno, si prega in adorazione. Sono ben 63 le persone che hanno assunto l’impegno fisso di un’ora di presenza a settimana. Un frutto? Tre vocazioni di altrettanti giovani oggi nei seminari diocesano, dei cappuccini e del Sermig di Torino.

Poco più su, Salcedo rappresenta un polmone spirituale per tutta la zona. Il richiamo di sant’Anna, a cui è dedicata l’omonima chiesetta sul colle fuori paese, è fortissimo: in migliaia ogni anno partecipano alla novena e alle messe nei pressi del 26 luglio, ma non solo. «Nei martedì da maggio a ottobre, seguendo un tema ogni anno – condivide il diacono don Francesco Montemaggiore – si tiene un momento di catechesi aperta a giovani e adulti. Un focolare di fede attraverso il quale cerchiamo di qualificare la vita cristiana di ognuno». Don Francesco Longhin, il parroco, comunica anche la curiosità della gente per il futuro: «In molti si chiedono come saremo riorganizzati, considerando che qui in vicariato di Lusiana ci eravamo già mossi in gruppo. Ora si aggiungono Lugo e Calvene. Ma in una realtà socio-pastorale così coesa come la nostra, dal confronto con il vescovo speriamo anche di mettere a fuoco alcuni punti per rendere la comunità genitrice della fede: anche qui verifichiamo l’abbandono della pratica. Come essere testimoni? Come proporre una formazione capace di portare a nuovi stili di vita? Probabilmente dobbiamo orientare il nostro impegno più verso gli adulti».

Infine, i 500 abitanti di Laverda che profondono molto impegno per dare un’anima a una comunità divisa tra i comuni di Salcedo, Marostica e Lusiana-Conco. E gli 800 di Mure, che dopo la fusione tra Molvena e Mason si ritrovano da soli in diocesi di Padova, mentre le altre quattro parrocchie del nuovo comune di Colceresa (6 mila residenti) sono tutte in diocesi di Vicenza. Il parroco, don Federico Fabris, incoraggia le due comunità: «Pensiamo a una chiesa nuova, ma non blocchiamoci su modelli vecchi. A chi si rivolge al prete per ogni cosa, chiedo anzitutto di vedermi come persona, con un ruolo diverso, ma non responsabile unico della vita della comunità».

A latitare un po' sono i 20-40enni. Antonio Conte, vice del cpp di Mure: «La domenica in molti lavorano i campi, un tempo fonte di reddito, dopo una settimana di fabbrica o ufficio, ma l’atteggiamento è individualistico, si tende alla chiusura. La laboriosità e la voglia di stare insieme non si discutono, ma manca la forte presenza di Dio nella vita. “Il seminatore uscì a seminare” è l’icona biblica dell’anno pastorale, ma l’impressione qui è che prima il terreno vada dissodato».

Per piccole realtà non è da poco la collaborazione con quelle vicine. Dall’inizio della Quaresima, ogni mercoledì, il parroco pranza con i confratelli vicini: i vicentini di Molvena, Mason e Pianezze. «È così – conferma Antonio – il gruppo di parrocchie è necessario, ma i flussi naturali per noi guardano alla pianura vicentina, non alla montagna padovana. Le differenze tra i cammini di iniziazione cristiana si sentono molto: ci sono scadenze ed esperienze diverse che non aiutano i legami tra ragazzi dello stesso comune ma in diocesi diverse. Se non dal punto di vista formale, si potrebbero comunque creare delle alleanze positive».

On line economia, società, arte

Su www.difesapopolo.it le schede aggiornate con tutti i dati dei comuni coinvolti nell'undicesima tappa della visita pastorale. L'Atlante della visita è una collaborazione con l'ufficio diocesano di pastorale sociale e del lavoro.

Il programma. Il vescovo Claudio sarà in zona per dieci giorni

Confermati tutti gli appuntamenti canonici con i consigli pastorali e i consigli per la gestione economica, si segnala il pomeriggio di giovedì 4 aprile quando don Claudio visiterà le aziende del territorio, specialmente la cartiera Burgo e il sito produttivo Amcor di Lugo, che occupano circa 500 lavoratori.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)