Un restauro porta spesso con sé delle novità inattese. È quello che è accaduto alla parrocchia di Vigorovea, che dopo l’intervento al Crocifisso ligneo, creduto ottocentesco, ha scoperto di possedere un’opera retrodatabile di almeno un paio di secoli, e quindi rinascimentale. La presentazione alla comunità, con la restauratrice Sara Grinzato e un accompagnamento musicale, è in programma venerdì 24 ottobre alle 20.30. «Dalle informazioni di catalogazione – racconta la restauratrice – si pensava che l’opera risalisse al Sette o Ottocento. Dopo il restauro e, in particolare, la rimozione delle varie stesure di colore sopra quello originale, si può ora sostenere con tranquillità, per caratteristiche stilistiche, che il Cristo è un lavoro cinquecentesco o di inizio Seicento. La croce invece non è quella originale, ma potrebbe comunque essere del Settecento». Non è stato possibile attribuire un autore al crocifisso: a questo potranno ora dedicarsi gli studiosi, con l’opera riportata allo splendore originario. Quello che è certo è che si tratta di un lavoro in legno, probabilmente di cirmolo, di scuola veneta e più precisamente veneziana, di buona fattura. Il restauro, dalla progettazione alla consegna, è durato circa un anno. Il lavoro si è svolto in un laboratorio specializzato e ora l’opera fa di nuovo bella mostra di sé, in chiesa, accanto all’altare. «Quando ho iniziato a lavorarci – continua la Grinzato – il Cristo era completamente ridipinto, il suo aspetto era appiattito da almeno sette strati di colore, come spesso accade alle sculture lignee di uso liturgico e devozionale per le quali un tempo veniva più facile ridipingere che ripulire. La sfida di questo restauro è stata quindi proprio riportare in luce la pellicola pittorica originale: non era scontato che fosse superstite, in questo caso invece l’abbiamo recuperata per tutti gli incarnati, quasi completamente intonsa. Purtroppo non siamo stati fortunati con il perizoma del Cristo, la cui policromia originale è stata abrasa in tempi non troppo lontani nel passato: è stato possibile invece recuperare il primo strato di ridipintura, che è comunque pregevole, con anche foglia d’oro». Un restauro non è solo una questione di salvaguardia: la restituzione dell’opera è per una comunità anche un momento di presa di coscienza e approfondimento della propria storia devozionale. Per questo ha destato interesse pure il fatto che dal restauro sia emersa un’iscrizione che recita “Vittoria”. Questo ha fatto pensare che potesse essere il nome della committente, ma Grinzato sottolinea che non è possibile, perché è un’iscrizione più tarda anche se difficile da datare con precisione. Si tratta più probabilmente di un ex voto.
«Voglio esprimere gratitudine in primo luogo a chi ha finanziato il restauro – afferma il parroco, don Daniele Vignotto – la comunità tutta, l’associazione Amici del Gradenigo e la Regione Veneto.
In questo momento penso a tutti coloro che nei secoli hanno pregato e hanno affidato a colui che per amore ha donato la vita i loro desideri, le fatiche e le croci, e si sono sentiti da esso sostenuti. Questo crocifisso continuerà a essere utilizzato nella liturgia: sarà collocato vicino all’altare dove
celebriamo l’eucarestia e non sarà messo in un museo».
Il Cristo di Vigorovea era un’opera di natura processionale. Rappresenta un Gesù inchiodato alla Croce, con aureola in capo, corona di spine e la piaga del costato sanguinante. Il capo reclinato e la bocca semiaperta indicano che ha già esalato l’ultimo respiro.