“Sentiamo il peso del silenzio davanti alla morte del Signore, un silenzio in cui ognuno di noi può riconoscersi e che cala profondo nelle fenditure del cuore del discepolo che dinanzi alla croce rimane senza parole”. Con queste parole Francesco ha cominciato l’omelia della Veglia pasquale, presieduta nella basilica di San Pietro.
Venerdì sera una pattuglia di cinque gendarmi francesi ha fatto irruzione in una sala di accoglienza per migranti nella stazione ferroviaria di Bardonecchia al confine. L’episodio è diventato un vero incidente diplomatico fra Italia e Francia: botta e risposta tra Parigi e Roma. La ONG Rainbow4Africa: "violati i principi inviolabili di indipendenza, neutralità, imparzialità e umanità".
Dal giorno in cui Cristo si è levato dai morti non vi è più alcuna situazione umana “a cielo chiuso": la resurrezione del Signore spinge il cristiano a testimoniare la propria speranza nella salvezza universale, a pregare per la venuta del Regno, ad attendere il giorno radioso in cui tutte le lacrime saranno asciugate.
Aperto 24 ore al giorno 7 giorni su 7, oltre all’ascolto telefonico "inOltre" ha sempre lavorato su tutto il territorio mettendo a disposizione delle province un operatore che si prende in carico chi telefona e, se serve, lo raggiunge. Progetto voluto dalla regione Veneto nel 2012 per dare una risposta alla "stagione dei suicidi" che, purtroppo, ha colpito il nostro territorio a causa della gravissima crisi economica che ha colpito non solo gli imprenditori ma un intero sistema sociale.
"La Pasqua è davanti a noi ma da qui si vede solo il Calvario". E il Calvario, in Medio Oriente, ha il nome di Ghuta, Damasco, Idlib, Aleppo, Baghdad, Batnaya, Mosul, Afrin, Gaza, e tanti altri luoghi di guerra e di morte. Nelle parole di mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad, non c'è solo dolore: “C’è gioia anche nella sofferenza, quella patita da Cristo per la nostra salvezza. Preghiamo perché in tutto il Medio Oriente, non solo in Iraq o in Siria, la Pasqua sia motivo di gioia”
"Abbiamo una forza particolare che ci permette anche di poter perdonare quelle persone che ci hanno fatto del male, anche chi ci ha causato attentati dolorosi". La forza del perdono, di un amore capace di non piegarsi alla morte ma di continuare ad alzare gli occhi al Cielo. È la testimonianza della piccola comunità di minoranza dei copti ortodossi di Egitto e a raccontarla al Sir è Sua Santità Papa Tawadros II. Lo abbiamo incontrato nella cattedrale di san Marco al Cairo alla vigilia della Settimana Santa
«Gesti ignobili come questo rendono più forte il nostro impegno quotidiano in difesa della memoria delle vittime di ogni criminalità», scrive in una nota l’associazione Libera.