Occorre smettere di pensare in termini di difesa egoistica e chiusa, che favorisce la permanenza di disuguaglianza, e aprirsi ad una salvaguardia reciproca basata su politiche nonviolente e scelte coraggiose di disarmo. Serve un cambio di prospettiva e di strumenti, con un’azione coordinata che si occupi della radice delle guerre e della violenza: più soldi per l’Agenda 2030 di sviluppo sostenibile e per l’Agenda di Disarmo promossa dal Segretario Onu Guterres e meno per le spese militari (purtroppo sempre in crescita). Più fondi ed energie per affrontare il cambiamento climatico e meno per le armi. Come scriveva Martin Luther King: “Le tenebre non possono scacciare le tenebre, solo la luce può farlo"
L’anno trascorso ci ha lasciato in una delle crisi economiche più forti degli ultimi secoli a causa della guerra in Ucraina e della pandemia. I poveri sempre più poveri. Negli ultimi dieci anni in Italia secondo il report dell’Istat, la diffusione della povertà di coloro che non hanno risorse sufficienti per uno standard di vita minimamente accettabile è più che raddoppiato con il 7,5% in più, cioè un milione e novecentomila famiglie che non ce la fanno. Nel mondo 828 milioni di persone soffrono la fame soprattutto bambini e in africa. Il 10% della popolazione più ricca del mondo detiene il 76% della ricchezza mentre il 50% possiede il 2% della ricchezza. Ma non dobbiamo farci rubare la speranza, come ripete sovente Papa Francesco
La rinuncia al pontificato in realtà è la continuità di un impegno di servizio, di testimonianza. E di fedeltà al Papa, all’unico Papa. Ha dato così l’esempio per sostenere un pontificato, quello di Francesco, che ha rilanciato, con energia nuovo, la radicalità del richiamo evangelico
“Dio non ci ama a parole, ma coi fatti; non dall’alto, da lontano, ma da vicino, dal di dentro della nostra carne, perché in Maria il Verbo si è fatto carne, perché nel petto di Cristo continua a battere un cuore di carne, che palpita per ciascuno di noi! Santa Madre di Dio!”.
Benedetto ci lascia nel Giubileo d’Oro del RnS in Italia. Ci lascia una meravigliosa paternità spirituale ed ecclesiale, un patrimonio che ha segnato il Novecento e i primi passi del nuovo Millennio. Ci lascia nel cuore un desiderio profondo di preghiera di ringraziamento per le sofferenza silenziosamente offerta per il superiore bene della Chiesa, per le tante incomprensioni e ingiustizie gioiosamente tramutate in preghiera a Dio. Ci lascia un solco di silenzi e di parole inascoltate che lo fanno grande ai nostri occhi e certamente dei posteri, sommessamente grande, come lo sono i santi. La storia avrà molto da emendare al ricordo di questo Pontefice, troppe volte ingiustamente e inadeguatamente descritto per la sua fede in Gesù e per il genio spirituale con cui lo ha presentato e rappresentato al mondo
Un anno nuovo, come ogni nascita, è segno di un Dio che non si stanca, pronto continuamente a rilanciare, a scommettere sull’umanità, a credere che quello che non è stato finalmente potrà essere. Con Dio l’impossibile non esiste, a patto che ognuno di noi scelga con l’intelligenza e con la vita di cambiare, di essere il mondo nuovo che desidera. Ha senso ricordarcelo soprattutto quest’anno, uno dei più difficili della storia recente
Senza lasciarsi intimorire da eventi sconosciuti, da vicende tragiche prive di ogni giustificazione o almeno di spiegazioni, quello del Messaggio rimane “un invito a restare svegli, a non rinchiuderci nella paura, nel dolore o nella rassegnazione, a non cedere alla distrazione, a non scoraggiarci ma ad essere invece come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell’alba, soprattutto nelle ore più buie”. Nonostante quanto può determinarsi nel quotidiano e sconvolgere le nostre esistenze, siamo chiamati a ripartire e ricominciare