Gesù, dopo la condanna a morte, è condotto dai soldati verso il Golgota. Lungo il cammino vi è tanta gente. Molti dei presenti lo insultano, alcuni rimangono in silenzio, altri piangono, perché hanno visto in Lui l’opera di salvezza attraverso il perdono, la guarigione, la commozione, la compassione, l’incoraggiamento
“Alzare lo sguardo per vedere i segni del Risorto” e per “imparare a riconoscere i segni della sua presenza, i modi con cui Egli viene nella nostra storia” soprattutto in questi “giorni terribili che stiamo vivendo che ci hanno chiuso ogni strada, cancellato il futuro”.
È dal silenzio di chi ha un orecchio teso al Verbo che nasce la parola giusta e misurata. Chi non sa ascoltare non è capace nemmeno di parlare, come è evidente nel caso dei sordo-muti. Il silenzio è un cammino verso un’umanità più piena. Un uomo dallo stile silenzioso mostra tutta la grandezza della sua personalità
"Siamo tutti impotenti di fronte a questa continua escalation di odio" dice al Sir il patriarca di Gerusalemme, card. Pizzaballa che ammette: "Sarà una Pasqua certamente difficile, di basso profilo, ci saranno pochissimi pellegrini, o forse non ci saranno proprio. Comunque - ribadisce - faremo la Pasqua perché anche noi vogliamo celebrare questo passaggio dalla morte alla vita. Oggi è più necessario che mai"
«Il mondo ha preso una brutta piega!». Una frase fatta, seppur vera, altamente simbolica se consideriamo che bene e male si nascondono tra le pieghe dell’esistenza.
Alla domanda che cosa c’è dopo la morte, il mondo biblico risponde: nulla! «Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele» (Lc 24, 21). «Noi speravamo»: per un verso esprime la grande attesa riposta in Gesù di Nazareth, per l’altro il fallimento, la tristezza, la disperazione.