Chiesa | DiocesiSan Tomaso Becket Nella canonica della parrocchia vive una comunità di tre suore Dimesse. Insieme a due presbiteri danno concretezza ad alcune parole chiave. Preghiera, in primis
Domenica scorsa, con la celebrazione eucaristica e un momento di festa, ha ufficialmente preso il via il progetto pastorale che coinvolge la parrocchia di San Tomaso Becket, nel centro storico di Padova, e le suore Dimesse. «La superiora, suor Ottavina Predebon, ha riportato al vescovo Claudio un’intuizione emersa nel capitolo generale: mettersi a disposizione, come congregazione, per un’esperienza spirituale in una parrocchia della città di Padova – racconta don Lorenzo Celi, vicario episcopale per i beni temporali, a cui è stata affidata la cura della parrocchia insieme a don Galdino Rostellato – Il vescovo, coadiuvato da don Antonio Oriente, delegato per la vita consacrata, ha individuato in San Tomaso Becket il contesto adatto per dare vita a un progetto pastorale che per le suore Dimesse è stata una chiamata dello Spirito».
E così, da alcuni mesi, una comunità composta da tre religiose – suor Luzia (brasiliana), suor Marilena (italiana) e suor Philomena (indiana) – ha dato vita a “Casa San Tomaso”, nella canonica della parrocchia, che è stata adeguata dal punto di vista strutturale e impiantistico e, domenica scorsa, ha aperto le porte per la visita dei parrocchiani. «Un altro intervento importante – continua don Celi – è stata la trasformazione dell’ex ufficio parrocchiale in cappella invernale». Il progetto pastorale ha alcune parole chiave, in primis “preghiera”, che si traduce in chiesa sempre aperta e appuntamenti comunitari: lodi alle 8, adorazione eucaristica fino alle 12, rosario alle 18 e eucaristia alle 18.30. L’altra parola è accoglienza: «L’idea è quella di una presenza costante in chiesa, che accoglie le persone e che si mette in ascolto, altro aspetto centrale. E poi c’è l’accompagnamento. Tutto questo, però, non finisce in chiesa a San Tomaso. Il mandato che è stato consegnato alle religiose e a noi preti è di andare a incontrare le persone lì dove vivono. Già prima di Natale, in questo senso, don Galdino Rostellato ha visitato tutti i negozianti presenti nel territorio della parrocchia. Prossimamente le suore Dimesse porteranno un saluto alle famiglie. È forte la carica missionaria di questo progetto, anche sulla scia di quanto il cammino sinodale ha consegnato alla Chiesa di Padova: vivificare la parrocchia alla luce della ministerialità battesimale». Quella di San Tomaso è una piccola comunità: gli abitanti sono 1.126, secondo l’annuario diocesano, in un territorio abbastanza ampio. «È abitata soprattutto da anziani, ma ci sono anche parecchi studenti e alcune famiglie. C’è un piccolo gruppo di parrocchiani che, su vari fronti, si dedica alla cura della vita della comunità». La chiesa di via San Tomaso 3 è un piccolo scrigno di opere d’arte – è conosciuta, infatti, come “chiesa-pinacoteca” – tra cui la tempera su tavola di Antonio Vivarini, risalente al periodo 1445-1450, raffigurante la Madonna in trono con Gesù Bambino, ora esposta al Museo diocesano di Padova. Ma anche gli angeli in marmo bianco dell’altare maggiore di Antonio Bonazza, il soffitto ligneo e la cantoria. A San Tomaso Becket è viva una doppia devozione: quella al vescovo londinese, che fu ucciso il 29 dicembre 1170 – per la fedeltà al Vangelo – da alcuni cavalieri del re Enrico II d’Inghilterra; e anche la devozione per san Filippo Neri, i cui padri, fino alle soppressioni napoleoniche, avevano la cura della chiesa. Un evento miracoloso, in particolare, è legato al santo: nel 1632, un suo ritratto ha lacrimato per 26 giorni. Numerose altre reliquie, tutte certificate, sono custodite nella chiesa: «Le hanno portate dalle catacombe romane i padri Oratoriani di san Filippo Neri. Questa “presenza” ci aiuta a vivere la comunione dei santi».
