Sabato 3 marzo a palazzo Moroni un convegno dell'Associazione vittime della strada e del lavoro (Avisl) per fare il punto su omicidio stradale, corretti comportamenti alla guida e portare le testimonianze di alcuni parenti delle vittime.
Guida distratta, mancato rispetto della precedenza e velocità troppo elevata (in oltre il 41 per cento dei casi). Sono queste le principali cause degli incidenti stradali, che mettono a repentaglio la vita non solo di chi è alla guida. Tra le violazioni al Codice della strada più sanzionate risultano, infatti, l’eccesso di velocità, il mancato utilizzo di dispositivi di sicurezza e l’uso del cellulare al volante. La recente legge 41/16, che ha introdotto il reato di omicidio stradale, non sta però ancora dando i frutti sperati nella riduzione del numero degli incidenti e delle vittime. Tra i motivi principali vi è l’ignoranza di molti, soprattutto i più giovani, sulle pesanti conseguenze umane provocate e sull’inasprimento delle pene legate all’abuso di alcol o sostanze stupefacenti alla guida e alla morte di una o più persone.
Nel corso della mattinata interverranno Andrea Boscarollo della polizia locale di Padova, Domenico Musicco, presidente nazionale di Avisl, Vartan Giacomelli, procuratore generale del tribunale di Ferrara, e i genitori di Alberto Benato, scomparso a 17 anni sotto casa nel Veronese, di Giulia Spinello, trascinata a 21 anni per chilometri da un suv a Santa Giustina in Colle, e di Claudio Petrella, investito in motorino a 37 anni a Mogliano, mentre usciva dal lavoro.
«Paradossalmente dopo l’introduzione dell’omicidio stradale sono aumentati gli incidenti – spiega Elisabetta Barbacci, madre di Claudio Petrella e referente per Padova e Treviso di Avisl – Questa strage perpetua che causa 4 mila morti all’anno deve essere fermata, perché è un dolore amplificato non solo per le morti che provoca, ma anche per le famiglie ferite che lascia intorno. Raccontare ai ragazzi nelle scuole o in appuntamenti come quello di sabato 3 marzo le nostre dolorose vicende, ricordare come i nostri figli fossero nel pieno della loro vita e, all’improvviso, ora non ci sono più, è per noi un dovere: serve a far loro capire la responsabilità che tutti abbiamo, nessuno escluso, quando siamo alla guida».
Nel corso dell’ultima giornata mondiale delle vittime della strada, che ogni anno si svolge a fine novembre, la Polizia di stato ha presentato gli ultimi dati relativi a quella che può definirsi una vera e propria strage quotidiana: nel 2016 si sono verificati in Italia 175.791 incidenti stradali con lesioni a persone, che hanno provocato 3.283 vittime e 249.175 feriti, oltre la metà rispetto ai 7.096 decessi registrati nel 2001.
Nel 2010 le vittime erano 4.114 e sono state in costante diminuzione fino al 2014, anno nel corso del quale se ne sono registrate 3.381. Unico anno che ha fatto registrare un’inversione di tendenza nel trend positivo in termini di incidentalità di tipo mortale è stato il 2015 con 3.428 decessi (più 1,4 per cento rispetto al 2014).
Nel 2016 il numero dei deceduti è tornato a ridursi rispetto al 2015 (meno 145 unità, pari a meno 4,2 per cento), ma per la prima volta dal 2001 gli incidenti e i feriti, soprattutto i feriti gravi, registrano un incremento, rispettivamente più 0,7 per cento e più 0,9 per cento.
Anche nell’Unione Europea a 28 paesi, nel 2016 torna a diminuire il numero delle vittime di incidenti stradali (meno 1,8 per cento rispetto al 2015): complessivamente, sono state 25.720 contro le 26.190 del 2015. «La sicurezza stradale – si legge in una nota della polizia di Stato – è infatti uno dei maggiori problemi che i paesi europei devono affrontare. Il quarto Programma di azione europea sulla sicurezza stradale 2010-2020 ha un nuovo obiettivo con la riduzione ulteriore del 50 per cento in 10 anni delle vittime di incidenti stradali».
