Chiesa | Diocesi
Adorazione eucaristica. Un “Piano P”, Pasqua, per la nostra vita
Chi si mette al seguito di Cristo è coinvolto in un cammino pasquale, verso una vita di pienezza e comunione
Chiesa | DiocesiChi si mette al seguito di Cristo è coinvolto in un cammino pasquale, verso una vita di pienezza e comunione
Partiamo innanzitutto dalla fonte del nostro brano. Il testo che ispira questa pagina fa parte del decreto del Concilio Ecumenico Vaticano II sul ministero e la vita dei presbiteri, Presbyterorum ordinis. Siamo all’inizio del documento dove si parla dei presbiteri ministri della santificazione con i sacramenti e l’Eucaristia: così recita il titolo del paragrafo, orientando l’attenzione al servizio reso dai preti per la santificazione del popolo di Dio. Santificazione. Verrebbe da esclamare: questa sconosciuta! Non sembra un tema che attiri molto l’attenzione o la riflessione odierna, anche dei teologi o degli addetti al ricco mondo della pastorale. Se proviamo a immaginare la santità nella vita è facile cadere nei cliché che richiamano ascesi mortificanti, pii esercizi o preghiere estatiche. Più una fuga dal mondo che un baricentro interiore per vivere nel mondo. Credo, allora, ci faccia bene riprendere in mano il tema fondamentale della santità. Esso è centrale per la vita cristiana. Ma è anche importante per una corretta e completa comprensione del Concilio che ha proposto la santità a tutto il popolo di Dio, senza distinzioni o esclusioni.
La santità è la vita di Cristo in noi. Questo Cristo è detto “nostra pasqua” e “pane vivo” nel brano che ci impegna. Nell’Antico Testamento parlare di Pasqua significava parlare di liberazione dalla condizione di schiavitù a cui erano sottoposti gli ebrei in Egitto. Tale stato di schiavitù si concretizzava nell’impossibilità a scegliere il proprio lavoro; come anche nell’assenza di una vita comunitaria e pubblica di preghiera, perché il faraone non riconosceva il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe e così impediva ogni altra forma di culto se non a sé, ai suoi predecessori, o alle molteplici divinità del pantheon egiziano. Ogni giorno era al servizio del faraone e dei suoi progetti. Ogni giorno era per lui, uomo che si credeva dio. Così gli israeliti, figli di Abramo, Isacco e Giacobbe, gridavano a Dio. Richiamata doverosamente la matrice biblica originaria, facciamo ora un salto temporale nel nostro presente. Da un po’ di tempo, su un diffuso quotidiano nazionale, è comparsa una rubrica che si chiama “Piano B”. Vi si racconta l’avventura di alcune persone che, dopo un primo impiego lavorativo, magari anche di responsabilità e ben remunerato, hanno scelto una nuova esperienza di impegno e non solo… Stress, ritmi di lavoro eccessivi, passioni frustrate, sovraccarico di relazioni lavorative, sono gli elementi che, di anno in anno, hanno caricato la molla della ineluttabile fuga, per cercare, oltre a un nuovo lavoro, anche una vera e proprio nuova forma di vita. Il fenomeno non sembra minimale. Tantomeno lo si può circoscrivere a una ristretta cerchia di individui coraggiosi. A oggi le statistiche parlano di una media del 30 per cento di occupati italiani propensi a cambiare lavoro nel corso dell’attuale anno. Pensiamo che anche per loro non si tratti solamente di una questione lavorativa. È la spia di qualcosa di più. Una necessità che non può essere zittita. Il citato quotidiano lo chiama “Piano B”. Coniugando Bibbia e vita, un cristiano lo potrebbe chiamare “Piano P”, dove “P” sta per pasqua. Chi si mette al seguito di Cristo è coinvolto in un cammino pasquale, verso una vita di pienezza e comunione. Usando con familiarità la similitudine del viaggio, potremo parlare di tappe di ripensamento e passaggi di consapevolezza, di incontri con Dio e di amicizie con gli altri uomini, di percorsi formativi e di libertà sempre maggiore. La meta, sempre traguardata, è maturare la responsabilità verso quel mondo di grazia – e quindi di bellezza – che Gesù chiama Regno di Dio. La Chiesa, nel suo ostinato legame con Cristo, propone il “Piano P” perché solo questo conduce alla pienezza. Se, invece, portassimo l’attenzione al solo “Piano B”, prima o poi si sentirà il bisogno del piano C e poi del D, in una frammentazione perenne e sconclusionata di quell’esperienza che chiamiamo vita umana.
Ma Cristo è anche chiamato pane vivo. L’aggettivo dà a pensare. Perché pane vivo? Certamente è un modo per dire con fede la presenza di Gesù, il crocifisso risorto, in quel santo segno che è il pane dell’altare. A quel Pane ci rivolgiamo nella preghiera. E quel Pane riceve tutta la nostra adorazione quando, entrando in chiesa, facciamo la genuflessione davanti al tabernacolo. Il Signore Gesù è lì, è presente, è vivo e lo riconosciamo tale con tutti i modi possibili che esprimono la nostra consapevolezza di trovarci davanti a qualcuno. Quell’aggettivo è bene, però, riportarlo nel contesto dell’alimentazione a cui la simbologia del pane appartiene. Quando a tavola si prende il pane, sappiamo bene chi subisce la trasformazione. Invece al banchetto dell’Eucaristia, Cristo, pane vivo, trasforma in lui chi lo mangia. Ecco perché lo diciamo vivo. Nella dinamica del sacramento, la consuetudine alimentare viene rovesciata: il cibo assimila e trasforma chi lo mangia. Detta in altra maniera: non l’uomo trasforma Cristo, ma Cristo trasforma la persona che si ciba di lui.
Intenzione di preghiera del papa Preghiamo perché attraverso il lavoro ogni persona si realizzi, le famiglie si mantengano con dignità e la società possa divenire più umana.
Intenzione dei vescovi Ti preghiamo, Signore, per quanti sono caduti nella morsa della dipendenza del gioco d’azzardo: aiutali ad uscire dalla schiavitù del gioco e dal circolo vizioso dell’indebitamento e fa’ che le loro famiglie sperimentino il sostegno della società civile e della comunità ecclesiale.
Intenzione per il clero Cuore divino di Gesù e Cuore immacolato di Maria, riempite di gioia e di luce la vita dei ministri della Chiesa, perché nella serenità delle loro relazioni testimonino la bellezza e la grazia della loro vocazione.
don Enrico Luigi Piccolo parroco di san Giuseppe in Padova e Responsabile Ufficio Diocesano per la Pastorale dell’Ecumenismo e del Dialogo Interreligioso