Chiesa | DiocesiCandiana Dom Alessandro Barban, già priore dell’eremo di Camaldoli, propone riflessioni e considerazioni sulla contemporaneità a partire dal salmo 1
«Il libro dei Salmi è molto ricco a livello tematico. Certo, la relazione fondante è quella dell’orante con Dio, ma il legame tra il salmista e Dio è in qualche modo disturbato in merito a un problema costitutivo: la presenza degli empi nell’esistenza dell’orante». Così dom Alessandro Barban, già priore dell’eremo di Camaldoli che sabato 24 maggio, alle 20.45 nel Duomo di Candiana, interverrà a un incontro del Festival biblico dal titolo “L’uomo come albero piantato lungo corsi d’acqua (Sal 1,3). Riflessioni e considerazioni a partire dal salmo 1 sulla contemporaneità”. Il salmista vede che il mondo è dominato dall’azione corrotta, divisiva, agente di male da parte degli empi e degli ingiusti. Spiega dom Barban: «Il male nel libro dei salmi non è un’ipotesi teorica, una pura possibilità, ma una presenza operosa e inquietante nella realtà umana. Pertanto, il rapporto tra il salmista e Dio è continuamente provato e minacciato dal male degli empi». Il salmista arriva, attraverso tante esperienze negative, a comprendere che gli empi sono uomini capaci di organizzare i propri interessi a detrimento di altri e lo compiono senza scrupoli. «Vedendo soccombere i più poveri, i disperati e gli sventurati, diviene egli stesso vittima dell’empio, tanto da arrivare a dire davanti a Dio: tutti fanno il male. E tu Dio che fai? Sembra che Dio non intervenga, e questa sottrazione non è compresa dall’orante, mentre non si interroga su quello che potrebbe fare lui stesso. C’è la resa di fronte a tante situazioni che non si possono cambiare. Manca la resistenza… O meglio, la resistenza del salmista è non lasciarsi corrompere dalle idee dell’empio, e soprattutto non cadere nella tentazione di vivere come lui». Un altro tema contemporaneo è quello della giustizia: «L’orante dovrà comprendere e fare esperienza che la giustizia umana, che va cercata ed esercitata, tuttavia non è sufficiente. Infatti, il rimando che i salmi fanno alla storia di Israele è significativo e la schiavitù del popolo è stata riscattata da un processo di libertà. Nel cuore dell’uomo c’era l’aspirazione alla libertà ed è una energia che nessuno può umiliare o imbrigliare e soprattutto Dio non dimentica i poveri o gli sventurati. Come ha osservato Benjamin, il continuum della storia è dato dalla decadenza del potere, mentre sopravvive la speranza degli ultimi. Gli empi continuano a sortire le loro trame di potere, il salmista medita giorno e notte la Parola di Dio, diventando un albero che rimane sempre verde, portando a suo tempo la maturazione del proprio frutto».
