IdeeImmigrazione Presentato a Padova l’ultimo dossier Idos: l’Italia è terra di immigrazione da mezzo secolo ma non c’è un sistema in grado di far esprimere il potenziale degli stranieri
«Fino a quando?» chiede in modo provocatorio, aggiungendo parole piuttosto forti, Luca Di Sciullo nell’introduzione al dossier statistico sull’immigrazione nel nostro Paese relativo al 2024, realizzato dal Centro studi e ricerche Idos, di cui è presidente. Quella domanda, riferita al perpetuarsi di ingiustizie nei confronti degli immigrati, è risuonata alla presentazione del dossier martedì 8 aprile presso la Sala degli anziani del Comune di Padova, alla presenza tra gli altri del vescovo Claudio e del sindaco Sergio Giordani.
Durante l’incontro numerosi sono stati gli interventi: il vescovo ha osservato come l’immigrazione sia stata spesso mossa da bisogni economici ma «c’è bisogno di una cultura che possa favorire l’incontro con l’immigrato, che possa trasformare la necessità di manodopera in un’esperienza di accoglienza. Sono necessarie strade diverse perché si possa cambiare il modo di vedere lo straniero e una nuova mentalità che generi creatività nell’accoglienza. Si tratta di fare un passo da un rapporto di convenienza a una storia di amicizia e di prossimità».
Il presule ha poi raccontato di un incontro avvenuto tempo fa con un giovane immigrato che si stava preparando a ricevere il battesimo: era giunto in Italia attraversando il deserto e il mare. Dopo due anni dal suo arrivo non riusciva ancora a raccontare la sua storia: «Dobbiamo farci carico di queste situazioni. Sono drammi che creano ferite talmente profonde da non avere la forza di raccontarli; è disumano quello che aveva vissuto questo ragazzo». Claudio Cipolla ha concluso con parole inequivocabili rivolte alla società civile e a chi governa: «Dobbiamo fare molto di più». Ha preso poi la parola Luca Di Sciullo che, riferendosi al ricco e approfondito dossier di Idos pubblicato dal 1991, ha puntualizzato: «Noi monitoriamo ormai da oltre trent’anni il fenomeno immigratorio in Italia, realizzando questi rapporti statistici. Degli immigrati mettiamo in luce l’inserimento sociale, occupazionale e culturale. Da quello che emerge da questa lunga storia di monitoraggio e in particolare dall’ultimo dossier, è che siamo una terra di immigrazione ormai da oltre mezzo secolo e tuttavia non abbiamo ancora un sistema di gestione di questo fenomeno efficace, che consenta di esprimere appieno il potenziale degli stranieri». Il presidente a tal proposito ha sottolineato come nel nostro Paese oltre a esserci poco più di cinque milioni di immigrati residenti, ci sia «una sacca di circa mezzo milione di cittadini stranieri irregolari, complici politiche inadeguate che non hanno favorito il loro inserimento, alimentando modelli di segregazione sociale e occupazionale». Di Sciullo ha aggiunto che «la società e chi come Idos lavora con i numeri che riguardano persone di origine straniera, è esposta al pericolo di spersonalizzarli, considerandoli come oggetti riconducibili a dati. Dietro ogni cifra ci sono storie, volti, anche di bambini». Richiamando le parole del vescovo, ha concluso dicendo che «rimane fondamentale l’incontro con il migrante: l’esperienza dice che quando si è vis à vis e ci si conosce, il 90 per cento di tutti i nostri pregiudizi viene meno».
C’è stato anche l’intervento di Roberto Babetto, direttore dell’associazione Migranti onlus di Padova, realtà che sta svolgendo una ricerca piuttosto interessante su un campione di persone immigrate nel nostro territorio. L’8 aprile il direttore ne ha presentato un’anteprima, considerando un bacino di 143 cittadini non comunitari intervistati. Tra i dati più significativi è emerso che il 74,9 per cento ha affermato di aver vissuto «diverse» o «molte difficoltà» nello stabilire relazioni sociali con persone italiane; un 55,3 per cento ha risposto che «per nulla» o «poco» si sente parte della comunità locale. Il 56,6 per cento degli intervistati ha subito «spesso» episodi di razziamo o discriminazione. «Un altro dato a cui porre attenzione è relativo a quel 39,2 per cento che dice di conoscere i suoi diritti e doveri come cittadino italiano». E sulla questione dell’occupazione i numeri dicono che le opportunità lavorative in Italia sono valutate da un 58 per cento come «insufficienti». Addirittura un 82,5 per cento ha detto di svolgere un lavoro che corrisponde «poco» o «per nulla» alle sue competenze, percentuale legata alla questione successiva dove il 71,3 per cento ha avuto «molte difficoltà» a far riconoscere i suoi titoli di studio. Quasi otto su dieci si sentono accolti «bene» nella società italiana e infine un 73,4 per cento ha «per nulla» fiducia nelle istituzioni. Dati emblematici che fotografano il fenomeno.
Ha preso la parola anche Giuseppe Milan, già docente di pedagogia generale e interculturale all’Unipd. Ha riflettuto sulle difficoltà vissute da giovani immigrati emerse dal dossier di Idos, soprattutto quando sono privati del diritto all’educazione, diventando socialmente esclusi, clandestini, cioè «nascosti alla luce del giorno. Dobbiamo declandestinizzare queste persone, toglierle dall’invisibilità, arrivando a dire “tu sei importante per me, noi ci siamo per te”». Lo studioso ha proposto quindi una «cittadinanza pedagogica che preceda quella giuridica, fondata sulla relazione e sull’inclusione». Ha richiamato il Patto educativo globale di papa Francesco, con le quattro parole guida: accoglienza, protezione, promozione e integrazione. Milan ha evidenziato la vulnerabilità accentuata negli adolescenti stranieri, sospesi tra due culture e l’importanza dei «traghettatori, cioè educatori capaci di empatia e ascolto, come lo può essere ognuno di noi. L’educazione deve aiutare ciascuno a diventare ciò che può essere, combattendo la solitudine e lo scarto». Ha denunciato infine la frammentazione relazionale della società, con la diffusa alessitimia (l’analfabetismo emotivo) e l’aporofobia (l’intolleranza verso i poveri), sottolineando il ruolo cruciale della scuola come spazio di riconoscimento e innovazione culturale.
Le persone straniere residenti in Italia continuano a crescere: nel dossier si parla di 5,3 milioni a fine 2023 secondo il dato provvisorio dell’Istat (più 166 mila in un anno), il 9,0 per cento della popolazione complessiva. Anche le acquisizioni di cittadinanza italiana si attestano su livelli elevati: 213.716 nel 2022 e 213.567 nel 2023. Tra le righe del dossier statistico sull’immigrazione di Idos si legge, inoltre: «In tutto il Mediterraneo, interessato da disastrosi cambiamenti climatici, con un riscaldamento superiore al 20 per cento della media globale, dal 2014 ad agosto 2024 i morti e dispersi accertati sono stati oltre 30.294, di cui 3.155 solo nel 2023. Ma probabilmente altrettante sono state le vittime di naufragi non intercettati. Tra il 2023 e agosto 2024 sono invece 608 le morti accertate durante l’attraversamento del Sahara».
