Rubriche | La Croce del Sud
Sulla strada di Francesco
Papa Gregorio III era siriano. Nato nel 690, venne acclamato papa a furor di popolo nel 731
Papa Gregorio III era siriano. Nato nel 690, venne acclamato papa a furor di popolo nel 731
Dovette confrontarsi con l’avanzare dei longobardi in Italia e con l’eresia iconoclasta. Morì nel 741. Morì così l’ultimo papa non europeo sino all’elezione di Jorge Mario Bergoglio, argentino, che prese il nome di Francesco. La sua elezione fu una sorpresa per molti non addentro alle questioni ecclesiali. Non lo fu per gli addetti ai lavori che lo davano per “papabile” già prima dell’elezione di Benedetto XVI. Durante il suo pontificato, papa Francesco ha senz’altro segnato nuovi itinerari per la Chiesa, come è senz’altro vero che egli è stato il papa del Sud del mondo. Le sue posizioni geopolitiche non erano apprezzate da tutti: la Casa Bianca ha espresso il suo cordoglio in modo ben poco elegante, parlamentari statunitensi si sono espressi con soddisfazione per il segno della “sconfitta del male”. Eppure, valutare papa Francesco dalla prospettiva del Nord è pericoloso, occorre aprire l’orizzonte e cogliere nuove prospettive. Francesco è stato una voce potente proveniente dal Sud. In Medio Oriente, e in particolare a Gaza, è stato fermo nel suo sostegno ai diritti umani e al diritto internazionale. Ciò che è stato così sorprendente non è stata solo la sua posizione morale, ma anche la sua incrollabile solidarietà con le sofferenze palestinesi. Ogni sera, anche quando le sue condizioni di salute erano sempre più precarie, telefonava all’unica parrocchia cattolica nella devastata Striscia di Gaza. Egli si è battuto per il dialogo interreligioso, ripristinando le relazioni tra cristiani e musulmani dopo le tensioni sperimentate dal suo predecessore. Francesco ha interagito con i leader sunniti, con la prima visita di un pontefice nel Golfo e la firma di un documento sulla fratellanza umana nel 2019. Il suo impegno si è esteso agli sciiti, con il suo storico incontro a Najaf, in Iraq, con il grande ayatollah Ali al-Sistani nel 2021. Francesco ha parlato con forza di salute, povertà, clima e migrazione. Con la Laudato Si’, del 2015, ha innalzato la tutela del clima e dell’ambiente allo stesso livello della giustizia sociale. Durante la pandemia del Covid, la sua presenza solitaria in una piazza San Pietro deserta rimarrà impressa nei cuori di centinaia di milioni di persone. Figlio di migranti e portavoce di chi è stato abbandonato, Francesco ha criticato duramente la fortezza Europa. Non si dimentichi che il suo primo viaggio da pontefice è stato a Lampedusa, dove decine di migliaia di persone hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa. Francesco ha parlato di questioni che stanno a cuore a chi è stato abbandonato. Lo ha fatto sostenendo un livello di principi raramente, se non mai, dimostrato dai leader del Nord del mondo o, occorre essere sinceri, del Sud del mondo. Nel 2015 fece un viaggio in Repubblica Centroafricana, Uganda e Kenya. Partecipai alla preparazione di quella visita in Kenya anche perché a quel tempo seguivo un gruppo di parlamentari cattolici. Le indicazioni provenienti dal Vaticano erano chiare: papa Francesco voleva incontrare gli ultimi, gli abitanti delle baraccopoli. Avrebbe incontrato i politici e le autorità ecclesiastiche, ma non voleva lasciar da parte i “perdenti” della storia. Celebrò l’eucarestia nella parrocchia di Saint Joseph a Kangemi, nel bel mezzo della baraccopoli di Kawangware, a Nairobi. Questa attenzione ai poveri, agli ultimi, non è stata ben digerita dal mondo liberale. Avrebbero voluto ben altre posizioni su temi scottanti come l’aborto, le tematiche Lgbt e simili. Non sono stati accontentati. Anche nella Chiesa, papa Francesco ha senz’altro avuto delle opposizioni forti da gruppi conservatori. Rimane innegabile che Francesco abbia segnato una via da cui non c’è ritorno. Intervistato qualche giorno fa, il cardinale Pizzaballa ha detto che «ogni papa costruisce sul lavoro dei precedenti pontefici, non vi saranno passi indietro». Questa è anche la speranza dei popoli del Sud. Essere all’altezza dell’eredità di Francesco come voce del Sud del mondo non sarà facile. Ma il mondo ne ha bisogno, più che mai.
Giuseppe Caramazza Missionario Comboniano