Giovedì 22 maggio nella chiesa del Monoblocco “Madonna della Salute” dell’Azienda Ospedale-Università di Padova è stata celebrata la festa in onore di san Camillo de Lellis, fondatore dei Camilliani, cappellani da 90 anni nel nosocomio padovano e patrono universale dei malati e anche di chi li cura. A presiedere la concelebrazione mons. Antonio Mattiazzo, vescovo emerito di Padova, che ha raccolto attorno all’altare un’assemblea composta non solo da personale sanitario e amministrativo, ma da un’intera comunità ospedaliera. «In tempi in cui tutto corre, ci siamo fermati. Non per guardare indietro, ma per ritrovare il senso di ciò che facciamo» hanno ricordato i promotori dell’iniziativa. Un momento nato quasi in sordina tre anni fa, oggi è diventato appuntamento identitario. «Un piccolo cuore che batte dentro la nostra azienda» lo ha definito padre Adriano Moro, responsabile della cappellania, aprendo la celebrazione. Nel suo intervento, il direttore amministrativo Fabio Perina ha rivolto parole semplici e sentite: «Grazie a chi ha creduto che anche in ospedale ci sia spazio per l’anima. Essere presenti, esserci davvero, è ciò che fa la differenza». A chiudere la liturgia, la musica del coro Vasa Cantorum, diretto da Giampietro Avruscio. La celebrazione della festa di san Camillo, gigante della carità, non è stata solo un rito. È stata una pausa necessaria, un gesto collettivo che ricorda a chi lavora in sanità – e a chi vive la malattia – che l’umanità non è un lusso, ma un dovere.