Con molta semplicità proporrei due sottotitoli su cui portare l’attenzione: “sacerdozio e imitazione di Cristo” ed “Eucarestia e imitazione di Cristo”. Di seguito, tenendo sullo sfondo la Scrittura e il documento Presbyterorum Ordinis al numero 13, mi soffermerò su alcuni piccoli step che possono indicare uno sviluppo di queste due tematiche.
Sacerdozio e imitazione di Cristo
Con il dono del sacerdozio il Signore chiede di poter disporre interamente della vita del chiamato/discepolo per, al tempo stesso, donarsi e affidarsi interamente a lui. Questa intima, profonda fiducia è possibile all’uomo, tramite un percorso di conformazione a Cristo, una continua conversione a lui che passa, in tante occasioni, per la mortificazione in se stessi delle opere della carne e al termine del quale, un giorno, il sacerdote potrà dire: «Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me» (Gal 2,20). Nel Vangelo di Giovanni e precisamente nella preghiera sacerdotale, capitolo 17, ai versetti 17-18 è scritto: «Consacrali (santificali) nella verità. La tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo». Tutta la Scrittura ci ripete che Dio è santo e che lui solo è il Santo. L’essere umano diventa santo nella misura in cui inizia a stare con Dio, il che comporta uno scardinamento radicale del proprio io per poter aderire con tutto se stesso alla sua volontà e diventare così obbediente a lui. Questo cammino di liberazione dal proprio io può risultare (eufemismo!) molto doloroso e mai compiuto una volta per tutte. «Consacrali (santificali) nella verità» può anche significare la richiesta che Gesù fa al Padre di includere i Dodici nella sua missione e la rivendicazione radicale da parte del Dio vivo di avere per sé e per il suo servizio la persona che è chiamata. Rifacendoci al rito dell’ordinazione veterotestamentaria, in cui l’ordinando veniva purificato con un lavacro completo per fargli poi indossare le vesti sacre e da cui possiamo dedurre che con ciò si significava la sua nuova condotta di vita, quanto allora era una figura simbolica, nella preghiera del Signore diventa realtà: il solo lavacro che può purificare gli uomini è la verità, è Cristo stesso. Immersi completamente in Gesù Cristo affinché valga anche per loro quanto detto da Paolo riguardo l’esperienza fondamentale del suo apostolato: vivere la vita in e di Cristo (Gal 2,20). Gesù nella sua persona ci rivela inoltre la pienezza del sacerdozio che non è tanto compiere un’azione sacrificale, quanto vivere l’offerta di se stesso in sacrificio per amore. Il sacerdozio quindi è più simile a uno stato di vita che a un insieme di opere da compiere: sottratto alle connessioni del mondo e donato a Dio, proprio a partire da Dio il sacerdote sarà disponibile per gli altri, per tutti.
Eucarestia e imitazione di Cristo
Durante l’ultima cena, facendo del pane il suo Corpo e del vino il suo Sangue, Gesù anticipa la sua morte, l’accetta e nel suo intimo la trasforma in un gesto di amore. La violenza brutale della crocifissione ormai prossima è trasformata nel dono totale di sé. Questo è l’inizio di quella trasformazione il cui termine ultimo è la condizione in cui Dio sarà tutto in tutti. Questo è l’atto che solo può trasformare il mondo: la violenza trasformata in amore e la morte in vita. Se la morte è stata “ferita” dall’interno non potrà più essere l’ultima parola, la parola che chiude l’orizzonte alla speranza. Per questo parliamo di redenzione: è stato tolto dall’intimo dell’uomo il pungiglione della morte che è il peccato e ci è dato l’accesso al dinamismo nuovo dell’amore che vince la morte. Gesù può distribuire il suo Corpo, perché realmente dona se stesso nell’ultima cena e allo stesso tempo ci dà il compito di entrare nella sua “ora”, l’ora in cui l’amore vince. In questa sua ora ci vuole come singoli e come comunità di credenti:
«Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo» (cfr 1Cor 10,17).
L’Eucarestia fa la Chiesa, quindi, e la Chiesa tramite i suoi ministri la celebra, essa è il “luogo” dove vediamo tutto lo spessore di quell’imitazione e dove troviamo la grazia per l’oggi della nostra sequela.
La chiesa del Corpus Domini, in via Santa Lucia a Padova, dedica un mese al Sacro Cuore di Gesù. Venerdì 20 giugno, alle 21, catechesi di Diego Manetti e adorazione eucaristica; sabato 21 alle 18, messa solenne presieduta dal vescovo Claudio Cipolla; alle 21, concerto testimonianza con il gruppo Heòraka. Domenica 22 alle 11, messa presieduta da don Giancarlo Gambasin (il rettore); domenica 27 alle 21, conferenza “Un cardiologo incontra Gesù” con Franco Serafini; sabato 28 alle 21, concerto testimonianza con il gruppo Reale.
suor Monica
Clarissa del Monastero del Noce, Camposampiero
Intenzione di preghiera del papa
Preghiamo perché ognuno di noi trovi consolazione nel rapporto personale con Gesù e impari dal suo Cuore la compassione per il mondo.
Intenzione dei vescovi
Ti preghiamo, Signore Gesù, per tutti i sacerdoti in difficoltà, soprattutto quelli che sperimentano il dramma della solitudine e il peso del fallimento: uniscili più strettamente a Te e fa’ che trovino nella comunità cristiana il sostegno per crescere nella tua amicizia.
Intenzione per il clero
Cuore di Gesù rendi i presbiteri promotori di giustizia e di pace, perché il Giubileo che stiamo celebrando porti speranza anche ai più poveri e afflitti.