Lo scoutismo cambia, evolve, si adatta ai ritmi di una società in movimento. Ma la dimensione spirituale, quella che accompagna i passi e dà profondità al cammino, resta una costante. È questa la convinzione che ha animato la giornata di festa per il decennale del Centro di spiritualità scout “Giulia Spinello” a Carceri di domenica 15 giugno, alla presenza di circa 120 persone tra capi, ragazzi, amici e affezionati. A raccontarla è don Lorenzo Voltolin, che da anni accompagna la vita del Centro: «Domenica abbiamo ricordato questi dieci anni di attività. Il Centro è nato nel 2015 per volontà condivisa di Agesci, Fse, Avsc e della Diocesi di Padova. Lo scopo? Far arrivare e vivere la buona notizia del Vangelo, soprattutto a ragazzi e capi, con quelle che noi chiamiamo “dinamiche attive”. Ritiri ed esercizi spirituali, sempre giocati, vissuti con il corpo, mai da fermi».
La giornata è iniziata con la celebrazione della messa nell’abbazia, presieduta dal vescovo emerito di Padova Antonio Mattiazzo. «Nella sua omelia – spiega don Lorenzo – ha sottolineato il valore della relazione spirituale, nella domenica della Trinità. E ha messo in luce come il Centro sia inserito in un contesto significativo, quello dell’abbazia, proseguendo idealmente il cammino dei monaci. Certo, in forme più sobrie, ma con lo stesso spirito».
Tra i momenti più intensi, l’intervento di don Andrea Ceolato, parroco di Carceri: «Ha fatto una ricognizione dei momenti salienti, anche precedenti all’apertura ufficiale. È stato bello ripercorrere insieme il cammino, ricordare le fatiche iniziali e i passi condivisi». Non sono mancati i ricordi affettuosi: «Abbiamo ringraziato don Riccardo e il vescovo Mattiazzo, tra i promotori del progetto, e abbiamo ascoltato le parole della mamma di Giulia Spinello, la ragazza alla quale è dedicato il Centro, scomparsa tragicamente dodici anni fa. Giulia frequentava già Carceri prima dell’apertura: la mamma è molto presente, viene spesso agli eventi. Abbiamo anche ricordato Roberto Favaro, uno dei fondatori, che ci ha lasciato lo scorso anno».
La giornata, che si è conclusa con un pranzo comunitario e attività di gioco, è stata il culmine di mesi di celebrazioni: «Si conclude un anno iniziato il 21 novembre con un convegno sulla fede dei giovani. Abbiamo lavorato sui temi della fluidità religiosa, dei presupposti antropologici della fede. Ora raccoglieremo questi materiali per metterli a disposizione degli animatori». Oggi il Centro è un punto di riferimento per tutto il Triveneto: «Offre una proposta significativa per capi e non solo. Rimane una casa di spiritualità per scout, un luogo dove il percorso fede si intreccia con la vita concreta dei gruppi e dei territori». E guardando avanti? «Il contesto giovanile è cambiato. È più difficile che i capi restino a lungo, le identità religiose oggi nascono da esperienze multiple. Ma non è sincretismo. Abramo, Mosè, gli apostoli stessi vivono passaggi religiosi prima di trovare la loro strada con Dio. Sono figure che ci aiutano a leggere il nostro tempo». Dieci anni fa si partiva con pochi eventi e molti dubbi. «Chi ha iniziato ha avuto coraggio. Ora gli eventi sono quasi ogni fine settimana. Abbiamo animatori formati, un gruppo che discerne e prega insieme. Abbiamo ricevuto più di quanto osassimo sperare. Ma non possiamo sederci: dobbiamo continuare a leggere i segni dei tempi, con uno spirito profetico».