Mosaico
Anche se la sua partecipazione alla vita politica va circoscritta all’ultimo periodo (1919-1925) della sua breve vita, l’azione sociale e politica di Pier Giorgio Frassati, ispirata da una fede incarnata nella storia, è ampiamente riconosciuta dai testimoni del suo tempo e sottolineata in tutte le biografie. Nel centenario della morte è ora in libreria Pier Giorgio Frassati e la politica (Studium edizioni, pagine 150), firmato dal giornalista e saggista torinese Luca Rolandi, che inquadra il “Frassati politico” alla luce della formazione giovanile e della realtà della Torino di Antonio Gramsci e Piero Gobetti, delle lotte operaie e dell’ascesa della borghesia liberale e illuminista. «In Frassati la concretezza dell’attivismo cristiano – è la premessa di Luca Rolandi – era alimentata da una spiritualità consapevole e profonda, radicata nella coerenza del cristiano in grado di coniugare la pratica religiosa autentica e rispettosa dei credi altrui all’impegno politico di laico cattolico dentro ai segni e alle contraddizioni del suo tempo». Anche grazie alle letture dell’economista trevigiano Giuseppe Toniolo, il giovane Frassati maturò presto l’esigenza di dare risposte politiche alle ingiustizie sociali e combattere le strutture di sfruttamento, con cui si era imbattuto sia nel volontariato della San Vincenzo che nel gruppo degli universitari cattolici della Fuci. Aderisce al Partito popolare italiano, nelle file “di sinistra” e si dedica a una militanza attiva, nel suo stile, però: non posti di prima fila, ma disponibilità ai servizi più umili che lo vedranno impegnato nella pulizia della sede e nei volantinaggi pre-elettorali. Dalle tante fonti consultate emerge forte la sua contrarietà a ogni deriva autoritaria e l’opposizione al fascismo. La sua statura morale attingeva anche ad alcuni valori liberali paterni (senso dell’onore, spirito di sacrificio, slancio caritativo…) che tra l’altro gli provocò qualche sospetto al momento di fare la tessera del nuovo partito di don Sturzo, nel quale fu poi militante appassionato, senza ambizioni e interessi personali, secondo la lezione di sant’Agostino che vedeva nella politica «l’esercizio delle virtù morali nell’ambito della competenza civile».
Il docente trentino Michele Nicoletti, come presidente della Fondazione Fuci, ha firmato la prefazione del libro in cui fa «l’elogio della fortezza» di Frassati, usando una categoria cara a papa Montini: «virtù cardinale – spiega Michele Nicoletti – che è forza formidabile, ma sottomessa alla prudenza e alla giustizia. Sottomissione di se stessi. Liberazione dell’altro». Anche Nicoletti sottolinea l’azione concreta di Frassati contro il fascismo («non esita a schierarsi in prima fila quando si tratta di difendere i suoi ideali o i suoi cari»), non solo come rifiuto della violenza, ma anche dell’uso “politico” della religione portato avanti dai fascisti, tanto più dopo la marcia su Roma. Esempio di laicità, Frassati aveva un radicale rispetto per l’alterità della religione rispetto alla politica: no al cristianesimo come instrumentum regni. “Ribelle per amore”, si potrebbe dire avvicinandolo a Olivelli e tanti altri, perché la sua intransigenza e la sua determinazione sul piano politico erano abbinate a una straordinaria azione di carità e dedizione ai poveri. Carità “politica” e politica come carità, anche quando esige coerenza: Frassati la portò avanti nella Fuci (prendendo le distanze da alcuni amici fucini concilianti con il potere) e nel suo partito (richiedendo maggiore attenzione alla condizione dei poveri). Se ne fece anche promotore sulle testate cattoliche locali d’impegno antifascista, delle quali fu anche convinto sostenitore. L’universitario Pier Giorgio vedeva fascismo e comunismo accomunati da una medesima violenza, ma distingueva: «Io spererei nel ministero popolare-socialista – scrive in una lettera dopo la sfiducia al governo Facta – Lo spiego ancora condannando le violenze che in qualche paese purtroppo hanno esercitato i comunisti. Ma almeno quelle erano per un ideale, quello di elevare la classe operaia per troppi anni sfruttata da gente senza coscienza: ma i fascisti che ideale hanno?». Un testo prezioso, arricchito dalla postfazione di Alberto Sinigaglia (“Ho incontrato un santo”), che esprime le virtù cristiane possibili nell’agire politico. Anche la speranza: nonostante la delusione dell’esito del congresso del partito a Torino nel 1923 continuerà a battersi con generosità, e chissà con quale forza e per quanto tempo lo avrebbe fatto ancora…
Nasce a Torino il 6 aprile 1901. Frequenta la scuola pubblica Massimo d’Azeglio e poi, dopo una bocciatura in latino, l’Istituto Sociale dei Gesuiti. Entra nelle Conferenze di San Vincenzo. Nel 1918 si iscrive al Politecnico di Torino per diventare ingegnere minerario e «poter ancora di più servire Cristo tra i minatori». Aderisce alla Fuci ed entra nell’Azione cattolica. È appassionato di montagna e di sport. Quasi giunto al traguardo della laurea, muore il 4 luglio 1925 per una poliomielite fulminante. Beatificato il 20 maggio 1990 da papa Giovanni Paolo II, il 7 settembre sarà canonizzato insieme al beato Carlo Acutis da papa Leone XIV. A Torino, nell’ex canonica della chiesa di Santa Maria di Piazza è stato inaugurato un nuovo spazio espositivo multimediale e permanente “Verso l’altro”, un percorso immersivo, accessibile a tutti, che racconta la vita e l’esperienza spirituale di Pier Giorgio Frassati. Info su versolaltro.it