Dopo aver deposto una corona di fiori al cimitero di San Leonardo che custodisce pure i resti dei 71 corpi non identificati della tragedia di Stava, sabato prossimo nel teatro di Tesero il Presidente della Repubblica non si rivolgerà soltanto ai familiari delle 268 vittime. Parlerà a tutto il Paese e avrà una risonanza ben più estesa nel tempo.
È sempre così per i discorsi di Sergio Mattarella: l’ultimo esempio, alla vigilia del Primo Maggio a Latina, quando ha scelto la simbolica visita ad un’industria farmaceutica per ammonire tutti sul principio che “il lavoro non può separarsi mai dall’idea di persona, dalla unicità e dignità irriducibile di ogni donna e di ogni uomo”.
Mattarella in Fiemme non rinnoverà solo l’affetto solidale verso le comunità sepolte dal fango – c’erano famiglie anche di turisti da ogni parte d’Italia in un lutto forse mai così nazionale – e il dovere di una “memoria attiva”, tenuto desto dalla Fondazione Stava 1985 fin dai primi anni e rilanciato in questi mesi del Quarantesimo.
Il Capo dello Stato richiamerà alla responsabilità sociale d’impresa (secondo il riferimento etico teorizzato dal prof. Stefano Zamagni, al quale sabato è affidata la lectio magistralis) e alla consapevolezza ancora insufficiente della relazione delicata fra profitto e sfruttamento ambientale, bramosia di arricchimento e dignità della persona umana.