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Nel cuore della ricerca storico‑filologica sta prendendo forma uno strumento che sembra uscito da un romanzo di fantascienza: “Aeneas”, un’intelligenza artificiale progettata per completare e interpretare le antiche iscrizioni latine danneggiate dal tempo. Sviluppato da Google DeepMind in collaborazione con l’Università di Venezia Ca’ Foscari, l’Università di Oxford e l’Università di Nottingham, il progetto unisce competenze di intelligenza artificiale, linguistica storica ed epigrafia classica, aprendo nuove strade allo studio delle civiltà antiche.
Le epigrafi romane sono una fonte inestimabile di informazioni su istituzioni, religione, commerci, persino sulle lingue locali che convivevano con il latino. Tuttavia, la maggior parte delle oltre 700.000 iscrizioni conosciute è incompleta: l’erosione, le rotture dei supporti lapidei e i secoli di incuria hanno cancellato lettere, parole e intere frasi. Per gli studiosi, ricostruire il testo mancante significa ricorrere a confronti, ipotesi e intuizioni, con un lavoro lungo e complesso.
Come lavora Aeneas? Il modello IA è stato addestrato su un enorme archivio digitale: 176.861 epigrafi latine trascritte e normalizzate, provenienti dai principali database internazionali. Un sottoinsieme di queste contiene immagini ad alta definizione delle incisioni, utilizzate per far apprendere al sistema anche la forma grafica delle lettere e le caratteristiche del supporto.
La struttura dell’IA è composta da tre modelli neurali distinti: 1. un modello di completamento testuale, che suggerisce possibili ricostruzioni delle porzioni mancanti; 2. un modello di datazione, capace di collocare l’epigrafe in un intervallo cronologico plausibile sulla base delle forme linguistiche e stilistiche; 3. un modello di geolocalizzazione, che identifica l’area geografica probabile, sfruttando le varianti regionali del latino epigrafico.
La potenza di calcolo consente ad Aeneas di analizzare migliaia di possibilità in pochi secondi, mentre per un epigrafista umano lo stesso lavoro richiederebbe settimane. Gli sviluppatori hanno testato l’IA su iscrizioni parzialmente note, ottenendo risultati sorprendenti: in molti casi le ricostruzioni generate coincidono con le ipotesi più accreditate dagli studiosi, e talvolta suggeriscono soluzioni alternative coerenti con il contesto storico.
Non si tratta di sostituire il lavoro umano, ma di fornire uno strumento avanzato che velocizza l’analisi e aiuta a orientare le ricerche. Un frammento di epigrafe ritrovato in un sito archeologico può essere inserito nel sistema, che restituisce rapidamente una serie di completamenti plausibili, una stima della datazione e un’indicazione dell’area di provenienza. Questo significa rendere più rapido il collegamento tra nuove scoperte e il vasto patrimonio epigrafico già catalogato.
Quali implicazioni per il futuro? La metodologia inaugurata da Aeneas potrà essere adattata anche ad altre lingue antiche, dall’etrusco al greco, o a sistemi di scrittura di civiltà lontane. In un momento storico in cui l’intelligenza artificiale è spesso vista come minaccia, Aeneas dimostra che può diventare invece un alleato prezioso della conoscenza, capace di ricucire i frammenti del nostro passato e di restituirci voci che credevamo perse per sempre.