Idee
«L’estate in carcere è il contrario che in libertà: è triste, è soffocante, è angosciante. Ed è funestata dai “piani carcere”, che tornano a prenderci in giro con regolarità disarmante». È fermo e perentorio il tono utilizzato da Ornella Favero, direttrice di Ristretti Orizzonti e presidente della Conferenza nazionale volontariato giustizia, che ha commentato l’annuncio, a fine luglio, da parte del ministro della Giustizia Carlo Nordio di un piano con l’obiettivo di risolvere l’annoso e critico problema del sovraffollamento negli istituti penitenziari italiani.
Il tutto, in un periodo dell’anno, quello estivo, in cui all’aumentare della temperatura si acuiscono disagio, malcontento, e per quanto possa sembrare paradossale, anche la solitudine: «Se non ci fosse stato il Covid, una disgrazia per tutti, ma non per le persone detenute, ora non esisterebbero le videochiamate, introdotte durante la pandemia e che nessuno ha avuto più il coraggio di togliere – continua Ornella Favero nel suo appello – Pareva che finalmente si fosse capito che le telefonate devono essere liberalizzate come già succede in tanti Paesi, perché sono una delle poche forme vere di prevenzione dei suicidi; rafforzare le relazioni, dilatare al massimo gli spazi per gli affetti è infatti forse l’unico modo per far sentire le persone meno sole e isolate. E invece no, troppo lusso, quello che il piano carceri “epocale” concede sono due miserevoli telefonate in più al mese, non c’è neppure il coraggio di fare una piccola riforma a costo zero come la liberalizzazione delle telefonate».
Secondo i dati raccolti dal ministero della Giustizia, a fine luglio, nella Casa di reclusione di Padova c’è un tasso di sovraffollamento del 152 per cento, con 607 persone detenute al netto di 438 posti regolamentari; situazione analoga alla Casa circondariale con un tasso di occupazione del 125 per cento (235 persone detenute a fronte di 188 posti). Un sollievo, nei giorni scorsi, per le persone detenute del Due Palazzi di Padova è arrivato da Caritas Padova e dell’Ordine degli avvocati di Padova che hanno consegnato rispettivamente 30 e 130 ventilatori, uno per camera, indipendentemente dal numero degli occupanti, un “bene” che rientra tra le spese personali delle persone detenute e che non tutte possono permettersi.
Secondo Favero il piano risulta inefficace, ripetitivo e privo di reali soluzioni ai problemi strutturali del sistema penitenziario italiano. Una delle proposte, per esempio, è quella di mandare diecimila persone detenute tossicodipendenti in comunità, ma mancano posti disponibili, fondi e un albo ufficiale delle stesse comunità. «Ho preso in mano il piano del 2014, ed è praticamente una fotocopia di quello appena presentato dal governo. Che però ha in più alcune definizioni “creative”, il nulla raccontato come se potesse davvero accadere. Qualcuno poi, lo stesso ministro, ci ha detto che sarebbe un cedimento dello Stato concedere ogni anno due mesi in più di liberazione anticipata per tutte le inutili sofferenze, ristrettezze, violazioni dei diritti subite dalle persone detenute. E se la chiamassimo invece “compensazione”? Quella che l’Europa ci ha chiesto, quando ci ha suggerito che se non sappiamo garantire ai detenuti il rispetto della legge, cerchiamo almeno di dargli qualcosa che “compensi” la dignità trascurata e offesa». Conclude Ornella Favero: «Ma come possiamo noi volontari rispondere alla “macchina da guerra” mediatica e politica che racconta che anticipare l’uscita dal carcere per persone già vicine al fine pena, di una manciata di giorni significa mettere a rischio la sicurezza del
Paese?».
Il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria, Marco Doglio, ha illustrato il piano per creare 15 mila nuovi posti in carcere entro il 2027, più altri 5 mila nel quinquennio. Attualmente i detenuti in Italia sono quasi 63 mila, a fronte di una capienza di 47 mila posti. Il piano prevede il recupero di 5 mila posti esistenti, ma attualmente non disponibili e la costruzione di nuovi edifici o ampliamenti. In realtà, a fine 2025, saranno pronti solamente 1.472 posti, rimandando al 2026 l’allentamento più massiccio della pressione. Il costo complessivo è di 758 milioni di euro: (347 milioni di euro dal ministero delle Infrastrutture, 301 dal Commissario straordinario).