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Per la prima volta nella storia della medicina, un polmone di maiale geneticamente modificato è stato trapiantato in un essere umano, dichiarato cerebralmente morto, e ha funzionato per nove giorni. L’intervento è avvenuto a maggio 2024 al First Affiliated Hospital of Guangzhou Medical University, in Cina, e rappresenta un importante progresso nella ricerca sugli xenotrapianti, cioè i trapianti di organi da animali a esseri umani.
I polmoni sono tra gli organi più complessi da trapiantare. Sono costantemente a contatto con l’aria, hanno una fitta rete di vasi sanguigni e devono garantire scambi rapidi di ossigeno e anidride carbonica. Queste caratteristiche li rendono vulnerabili a infezioni, danni infiammatori e, soprattutto, al rigetto immunitario, la reazione con cui l’organismo del ricevente attacca l’organo estraneo.
Per questo motivo, i trapianti di polmone sono sempre stati una sfida anche tra esseri umani. L’idea di usare organi animali, pur geneticamente modificati, ha finora incontrato enormi ostacoli biologici e immunologici.
Il polmone trapiantato proveniva da un maiale sottoposto in precedenza a sei modifiche genetiche: tre geni disattivati per ridurre le molecole che attivano la risposta immunitaria; tre geni umani inseriti per aumentare la compatibilità e ridurre rischi di coaguli o infiammazioni. Questi interventi hanno permesso di superare la fase più critica: il “rigetto iperacuto”, che di solito distrugge l’organo trapiantato entro poche ore.
Come è andata dopo il trapianto? Nelle prime 24 ore l’organo ha funzionato senza segni di rigetto immediato. Nei giorni successivi, però, i medici hanno osservato alcuni segnali preoccupanti: edema polmonare (accumulo di liquidi) dovuto a infiammazione e ischemia; segni di “rigetto mediato da anticorpi” tra il terzo e il sesto giorno, nonostante un potente protocollo di farmaci immunosoppressivi.
Al nono giorno, quando la funzionalità del polmone ha iniziato a calare, la famiglia del donatore ha chiesto di interrompere lo studio.
Nonostante il rigetto finale, superare la fase iniziale senza danni immediati è un traguardo significativo. Nessun trapianto di polmone da animale a uomo aveva mai funzionato così a lungo. Gli esperti, però, avvertono: prima di arrivare a un uso clinico serviranno ulteriori modifiche genetiche da apportare agli animali “donatori”, terapie immunosoppressive più efficaci e, forse, nuove tecniche di bioingegneria per migliorare la conservazione e la tolleranza degli organi.
Quali prospettive per il futuro? La ricerca non si limita all’uso di organi animali. Si studiano modelli di polmoni artificiali, organi coltivati in laboratorio con cellule staminali e metodi per “rigenerare” polmoni umani inizialmente non idonei al trapianto.
L’obiettivo, con tutta evidenza, è quello di ridurre la drammatica carenza di organi e offrire nuove speranze ai pazienti in lista d’attesa. Questo primo trapianto segna così l’inizio di una nuova era, in cui scienza e tecnologia collaborano per trasformare un esperimento pionieristico in una futura possibilità terapeutica.