Idee | Pensiero Libero
Da domenica scorsa, la Chiesa universale ha due nuovi santi. Segni comuni? Saranno per sempre giovani, dal momento che due malattie fulminanti li hanno portati presto in paradiso; e poi erano entrambi italiani, ma nati e cresciuti in famiglie non certo di solidi credenti, anzi… Poi però le analogie tra Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis sembrano estinguersi: sono vissuti a un secolo di distanza l’uno dall’altro (Frassati era nato nel 1901, Acutis avrebbe ora 34 anni…), il torinese viveva in un’Italia monarchica dove iniziava l’ascesa della grande borghesia, il lombardo invece – detto impropriamente il santo influencer – aveva una passione per internet e la tecnologia. Per il fatto di essere italiani, i due santi hanno assistito dal Cielo a un avvicinamento alla celebrazione del 7 settembre animato da un dibattito “politico-istituzionale” più che religioso e spirituale. Il riferimento chiaro è alle molte domande sollevate dagli osservatori su media e social media: davvero era il caso di canonizzare insieme figure tanto diverse? Sarà possibile un “dialogo” tra quella parte di Chiesa che sarà in piazza per l’uno e quella che sarà lì per l’altro dei due giovani? Nel caso di Carlo Acutis, gli interrogativi si sono moltiplicati: come mai un processo canonico così accelerato? Davvero quel ragazzo, vissuto nel terzo millennio viveva una passione così pronunciata per l’eucaristia e l’adorazione, come descritto nella biografia ufficiale del Dicastero per le Cause dei santi?
Oggi che la santità di Pier Giorgio e Carlo è realtà, è finalmente arrivato il tempo di provare a farne tesoro, lasciando indietro prese di posizione che spesso non costruiscono (anche se dibattere è importante, a volte necessario, per amor di verità e per far riflettere l’opinione pubblica).
Nella biografia di Pier Giorgio Frassati c’è almeno un elemento che non è emerso a sufficienza negli articoli e nei servizi tv di questi giorni: parliamo della sua adesione al Partito Popolare Italiano. Va sottolineato quindi anzitutto l’impegno politico – accanto a quello per i poveri nel nascondimento, allo studio, all’amicizia, alla montagna: questo santo era iscritto a un partito. In secondo luogo, lo era nel tempo in cui il fascismo stava allungando i suoi tentacoli sul Paese (Frassati morì quasi tre anni dopo la marcia su Roma dell’ottobre 1922). In una lettera del 1924, Frassati scrive all’amico Tonino: «Leggerai sul giornale che ieri abbiamo subito una piccola devastazione nell’alloggio da parte dei porci fascisti. È stata un’impresa da vigliacchi ma niente di più».
L’«uomo delle otto beatitudini», come lo definì Giovanni Paolo II beatificandolo nel 1991, aveva le idee chiare. Da qui un monito: con Frassati, fondatore della Compagnia dei lestofanti (gli amici e compagni di avventura in montagna), la santità ha acquisito l’allegria e la tenacia delle vere scalate – diverse dai semplici trekking – ma anche l’impegno sociale e politico vissuto con la passione e il pensiero critico che lo aveva reso antifascista e antimussoliniano fin dapprincipio: la lettera citata finisce con «viva Matteotti, viva la libertà».
Carlo Acutis la sua passione l’aveva riversata sulla Rete e la strumentazione necessaria. Il suo messaggio è chiaro: le nuove tecnologie – oggi in grado di rivoluzionare la vita umana sulla terra più volte in pochi anni – non vanno approcciate con timore, sufficienza o addirittura respinte. È necessario conoscerle per utilizzarle al meglio, con la consapevolezza che ogni piazza virtuale utilizza un suo linguaggio (repliche non ammesse) e che abitare quelle piazze ha lo stesso effetto di abitare quelle reali: possiamo lanciare messaggi, supportare opinioni, organizzare eventi, sapendo che il virtuale è reale, quindi i valori e lo stile non vanno in pausa quando siamo alla tastiera.
La sintesi in questa citazione di Frassati: «Vivere senza una fede, senza un patrimonio da difendere, senza sostenere in una lotta continua la Verità (e chiunque, anche tra i non credenti ha una sua verità, ndr) non è vivere, ma vivacchiare».