Chiesa
«Oggi è una festa bellissima, per tutta l’Italia, per tutta la Chiesa, per tutto il mondo». A sorpresa, Leone XIV ha cominciato la sua prima liturgia di canonizzazione dall’elezione al soglio di Pietro – di Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, domenica scorsa – arrivando a piedi al centro di piazza San Pietro e parlando a braccio, rivolto alla distesa sterminata di oltre ottantamila fedeli affluiti già dalle prime ore della mattina. «Prima di cominciare la solenne celebrazione della canonizzazione, volevo dire un saluto, una parola a tutti voi, perché se da una parte la celebrazione è molto solenne, è anche un giorno di molta gioia– ha detto il papa – Volevo salutare soprattutto i tanti giovani, i tanti ragazzi che sono venuti per questa santa messa. Veramente è una benedizione del Signore trovarci insieme, voi che siete venuti da diversi Paesi. È veramente un dono di fede che vogliamo condividere». E ancora: «Dopo la messa, se potete avere un po’ di pazienza, spero di venire a salutare voi in piazza» ha poi annunciato, salutando i familiari dei due beati quasi santi, le delegazioni ufficiali – a partire da quella italiana, guidata dal presidente Sergio Mattarella – tanti vescovi e sacerdoti che hanno partecipato.
«Ci prepariamo per questa celebrazione liturgica con la preghiera, col cuore aperto, volendo ricevere veramente questa grazia del Signore – l’esortazione del pontefice – e sentiamo tutti nel cuore la stessa cosa che Pier Giorgio e Carlo hanno vissuto: questo amore per Gesù, soprattutto nell’eucarestia, ma anche nei poveri, nei fratelli e nelle sorelle. Tutti voi, tutti noi siamo chiamati a essere santi».
Al centro dell’omelia, una sinossi incrociata delle vite dei due nuovi santi, Pier Giorgio Frassati e Carlo Acutis, «un giovane dell’inizio del Novecento e un adolescente dei nostri giorni, tutti e due innamorati di Gesù e pronti a donare tutto per lui». Entrambi «hanno coltivato l’amore per Dio e per i fratelli attraverso mezzi semplici, alla portata di tutti: la messa quotidiana, la preghiera, specialmente l’adorazione eucaristica»: questi i tratti in comune. «Sono un invito rivolto a tutti noi, soprattutto ai giovani, a non sciupare la vita, ma a orientarla verso l’alto e a farne un capolavoro».
Allargando lo sguardo a tutti i giovani, papa Leone ha sottolineato: «Il rischio più grande della vita è quello di sprecarla al di fuori del progetto di Dio». E riferendosi alla domanda contenuta nel libro della Sapienza – «chi avrebbe conosciuto il tuo volere, se tu non gli avessi dato la sapienza e dall’alto non gli avessi inviato il tuo santo spirito?» – ha evidenziato: «Tanti giovani, nel corso dei secoli, hanno dovuto affrontare questo bivio nella vita». Ha citato, poi, Francesco d’Assisi, che come Salomone era giovane e ricco, assetato di gloria e di fama, ma poi «aveva cominciato a scrivere una storia diversa: la meravigliosa storia di santità che tutti conosciamo, spogliandosi di tutto per seguire il Signore, vivendo in povertà e preferendo all’oro, all’argento e alle stoffe preziose di suo padre l’amore per i fratelli, specialmente i più deboli e i più piccoli».
«E quanti altri santi e sante potremmo ricordare! – ha esclamato – A volte noi li raffiguriamo come grandi personaggi, dimenticando che per loro tutto è cominciato quando, ancora giovani, hanno risposto “sì!” a Dio e si sono donati a lui pienamente, senza tenere nulla per sé.
Sant’Agostino racconta, in proposito, che, nel “nodo tortuoso e aggrovigliato” della sua vita, una voce, nel profondo, gli diceva: “Voglio te”. E così Dio gli ha dato una nuova direzione, una nuova strada, una nuova logica, in cui nulla della sua esistenza è andato perduto».
«Pier Giorgio Frassati ha incontrato il Signore attraverso la scuola e i gruppi ecclesiali – l’Azione cattolica, le Conferenze di San Vincenzo, la Fuci, il Terz’Ordine domenicano – e lo ha testimoniato con la sua gioia di vivere e di essere cristiano nella preghiera, nell’amicizia, nella carità. Al punto che, a forza di vederlo girare per le strade di Torino con carretti pieni di aiuti per i poveri, gli amici lo avevano ribattezzato “Frassati Impresa Trasporti”. Anche oggi, la vita di Pier Giorgio rappresenta una luce per la spiritualità laicale. Per lui la fede non è stata una devozione privata: spinto dalla forza del Vangelo e dall’appartenenza alle associazioni ecclesiali, si è impegnato generosamente nella società, ha dato il suo contributo alla vita politica, si è speso con ardore al servizio dei poveri».
«Carlo, da parte sua, ha incontrato Gesù in famiglia, grazie ai suoi genitori, Andrea e Antonia – presenti alla canonizzazione con i due fratelli, Francesca e Michele – e poi a scuola, anche lui, e soprattutto nei sacramenti, celebrati nella comunità parrocchiale. È cresciuto, così, integrando naturalmente nelle sue giornate di bambino e di ragazzo preghiera, sport, studio e carità». «Tutti e due avevano una grande devozione per i santi e per la Vergine Maria, e praticavano generosamente la carità. Perfino quando la malattia li ha colpiti e ha stroncato le loro giovani vite, nemmeno questo li ha fermati e ha impedito loro di amare, di offrirsi a Dio, di benedirlo e di pregarlo per sé e per tutti».
Pier Giorgio Frassati nasce a Torino il 6 aprile 1901; muore a 24 anni, il 4 luglio 1925, vittima di una poliomielite. Carlo Acutis nasce novant’anni dopo, il 3 maggio a Londra, nel 1991; muore a 15 anni, il 12 ottobre 2006, folgorato da una leucemia fulminante. Frassati viene beatificato il 20 maggio 1990 da Giovanni Paolo II: da arcivescovo di Cracovia Wojtyla era rimasto affascinato dalla figura di quel giovane pieno di vita e amante della montagna, che donava ai poveri i soldi che aveva. Acutis è stato beatificato il 10 ottobre 2020 da papa Francesco.