I sono sempre state due o tre superpotenze. E le superpotenze si scontrano per ottenere il controllo globale. Che si tratti di politica o di economia, c’è sempre qualcuno che vuole dominare. Ci sono anche gli sfavoriti, che però desiderano una fetta della torta. Ed è così che il 16 giugno 2009, Brasile, India, Cina, Russia e Sudafrica hanno fondato il gruppo dei Brics. Il loro intento era quello di contrastare lo strapotere degli Usa e dei G7, e di dare ai più poveri un’opportunità di sviluppo e libertà dalle superpotenze occidentali. Da allora, una cinquantina di Paesi si sono uniti ai cinque fondatori. Ma non è tutto oro quello che luccica al sole. Nati per dare nuove opportunità agli ultimi, è ormai chiaro che Russia, Cina e India aspirino ognuna a essere superpotenze a pieno titolo, e non in compagnia di altri.
L’India non ha mai mostrato mire espansionistiche. Ha piuttosto sviluppato rapporti amichevoli e commerciali con altri Paesi asiatici e africani. Però gli Usa rimangono il loro primo partner commerciale, soprattutto per prodotti tecnologici (l’India è il terzo produttore mondiale di smart-
phone e il primo in molti altri prodotti elettronici). L’India ha una popolazione di un miliardo e mezzo di persone, per lo più sotto i 35 anni di età. L’economia è in crescita, è la quarta al mondo e spera di superare la Germania entro il 2028. Negli ultimi decenni, 200 milioni di indiani sono passati dalla povertà al ceto medio. Il Paese è ben situato geograficamente, al centro delle rotte che collegano l’Asia all’Europa. Non è quindi strano che aspiri a un ruolo maggiore sullo scacchiere internazionale.
Desiderio che è ostacolato dalla Cina. Vero colosso economico, la Cina aspira a dominare il palcoscenico asiatico. Da una parte si presenta come amico dell’India, ma dall’altra assume atteggiamenti contrastanti. C’è la questione dei confini. I due giganti asiatici condividono un lungo confine dal Nepal al Tagikistan, quasi completamente nella regione himalayana. La demarcazione del confine non è accettata dalla Cina, che ultimamente ha occupato militarmente alcune valli, con immenso fastidio di New Delhi. La stabilizzazione del confine è la prima pietra della normalizzazione dei rapporti tra i due Paesi. C’è poi la questione della rivalità con il Pakistan: ancora una volta la Cina ha sorpreso tutti schierandosi con il governo di Karachi. Non va dimenticato che i due giganti asiatici hanno una storia profondamente auto-centrica, e che culturalmente non si sentono inferiori uno all’altro, anche se economicamente la Cina vanta una forza superiore, ed è ben cosciente che l’India potrà migliorare la sua crescita strutturale solo partecipando alla catena produttiva cinese. Questo sarà possibile solo dopo aver riconosciuto il primato di Pechino. La Russia ha sempre avuto un rapporto positivo con l’India, e una collaborazione militare intensa. Circa la metà del materiale bellico indiano proviene da Mosca, tra questi anche i missili ipersonici BrahMos di ultima generazione. La collaborazione tra i due Paesi è forte nel campo energetico, soprattutto nel campo del nucleare civile. Si assiste però a un allontanamento tra le due Nazioni: la Russia sostiene il Pakistan e la Cina, facendo nascere dubbi sui suoi obiettivi strategici. Non a caso, l’India ha iniziato un processo di riduzione delle forniture militari provenienti dalla Russia. L’avvicinamento della Russia alla Cina, dal canto suo, non può che far accelerare l’allontanamento con l’India.
Nel 2020, il ministro degli esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha pubblicato un libro intitolato La via indiana: strategie per un mondo incerto. Si tratta di una disamina della politica indiana dall’indipendenza ai tempi odierni. Tra le altre cose, Jaishankar sostiene che l’India debba gestire bene i suoi rapporti internazionali, senza prendere posizioni estreme, gestendo piuttosto un dialogo con più nazioni e aumentare le sue possibilità per assicurarsi un posto al tavolo dei grandi. Jayshankar è anche convinto che – purtroppo – le grandi Nazioni valutino le proprie mosse unicamente alla luce dell’interesse nazionale. In questo, i Paesi Brics non sono diversi dagli altri. L’ispirazione originale dei Brics era senz’altro ottima, ma pare che al tavolo del potere non ci sia posto per la vera solidarietà.