Mosaico
I colori della tempera sono estremamente vivaci. Nonostante abbiano incontrato la pergamena oltre seicento anni fa. Nelle vignette, simili a quelle dei nostri moderni fumetti, si vedono chiaramente delle figure, riccamente vestite, con buoi, montoni, capri e agnelli. Ma cosa ci raccontano queste immagini? La risposta la si trova sfogliando il libro dei Numeri.
Il ricordo di quella notte sarebbe rimasto impresso nella mente e nella storia degli israeliti per sempre. Erano riusciti a scappare dall’Egitto, dove da generazioni vivevano come schiavi, ma l’esercito del faraone si era messo sulle loro tracce e li aveva raggiunti. Davanti a loro c’era il mare, dietro di loro i carri e i cavalieri egiziani. Nel loro cuore solo paura e disperazione, un buio profondo come quello che li avvolgeva ora che anche la luce del sole li aveva abbandonati. Poi Mosè, ascoltando la voce del Signore, aveva alzato il suo bastone sulle acque e queste si erano divise, permettendo loro di attraversare il mare all’asciutto. Gli egiziani li avevano inseguiti ma all’alba il vento aveva cessato di soffiare e le acque si erano richiuse, travolgendo carri e cavalieri.
Gli israeliti, che avevano sperimentato la potenza del Signore, che aveva trasformato le loro lacrime disperate in lacrime di gioia, avevano deciso di fidarsi di Dio e di Mosé.
Ma il loro cammino era solo agli inizi. Per raggiungere la terra promessa da Dio, dovevano ancora attraversare il deserto arido e sterile che si estendeva davanti ai loro occhi, oltre l’orizzonte. Era arrivato il momento di rimettersi in marcia. Ma come? È ancora una volta il Signore a dare indicazioni a Mosé. Gli ordina fare un censimento della popolazione nel deserto del Sinai e di fare i preparativi per la marcia. Viene eretto il tabernacolo. Il Signore parla a Mosè e gli dice: “Parla ad Aronne a ai suoi figli dicendo: Così benedirete gli Israeliti e direte loro: ti benedica il Signore e ti custodisca: il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia; il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (Nm 7,22-28).
Per la dedicazione del tabernacolo i capi delle tribù di Israele sono chiamati a fare delle offerte. “Presentò l’offerta il primo giorno Nacson, figlio di Amminadàb, della tribù di Giuda; la sua offerta fu un piatto d’argento del peso di centotrenta sicli, un vassoio d’argento di settanta sicli, conformi al siclo del santuario, tutti e due pieni di fior di farina impastata con olio, per l’oblazione, una coppa d’oro di dieci sicli piena d’incenso, un giovenco, un ariete, un agnello di un anno per l’olocausto, un capro per il sacrificio per il peccato, e per il sacrificio di comunione due bovini, cinque arieti, cinque capri, cinque agnelli di un anno” (Nm 7,12-17).
Ecco, quella miniatura di così pregiata fattura, ci racconta proprio l’offerta di Nacson. Lo fa dalle pagine della Bibbia istoriata padovana, un vero e proprio capolavoro della miniatura italiana della fine del Trecento. Un capolavoro in due volumi contenenti più di 870 vignette che – per la prima volta dopo oltre 500 anni – sarà possibile ammirare insieme nella mostra straordinaria “La Bibbia istoriata padovana: la città, gli affreschi”, che sarà ospitata dal 17 ottobre al 19 aprile 2026 nel Salone dei vescovi del Museo diocesano di Padova.
È un’occasione davvero unica vedere riuniti i due libri – sottolinea Federica Toniolo, docente di storia dell’arte medievale e coordinatrice scientifica della mostra –. I personaggi non sono quelli della storia biblica, ma quelli della Padova medievale, c’è la città e la campagna. È la realtà di un tempo che ci viene mostrata come in una fotografia. Ci sono le banche, i riti del matrimonio, i modi di coltivare il terreno”.
Annunciata in questi giorni attraverso diverse pagine Fb e account Ig, la mostra è stata promossa dalla Fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con la diocesi di Padova, l’Accademia dei Concordi e l British Library di Londra. “La storia di questi libri è bellissima – ha avuto modo di commentare in questi giorni il presidente della Fondazione Gilberto Muraro – ed è molto bello anche il fatto che intorno a essi stia nascendo questa nuova forma di collaborazione, con tanti soggetti coinvolti”.
A battezzare questi due volumi come “Bibbia istoriata padovana” è stato, nel 1962, il filologo dell’università di Padova Gianfranco Folena. “Istoriata” perché si trattava di una bibbia per immagini, che sono prevalenti rispetto al testo, quasi una moderna grafic novel, precursore dei moderni fumetti. “Padovana” perché non è stata scritta in latino, ma in volgare, ossia nel veneto di fine Trecento. Un capolavoro della miniatura realizzato attorno al 1390 da alcuni artisti (si pensa a tre persone) che lavoravano alla corte dei da Carrara, signori di Padova fino al 1405.
La storia di quest’opera, che inizialmente era un volume unico, è alquanto misteriosa. L’ultima notizia del libro integro rimanderebbe a Venezia e al Cinquecento, quando sarebbe stato in possesso di un mercante. Messa in vendita, è stata smembrata. Un volume, contenente la Genesi e la storia di Ruth (dunque l’inizio e la fine dell’opera), è stata donata dal cardinale Girolamo Silvestri, ultimo erede dell’antica famiglia, all’Accademia dei Concordi di Rovigo con gli altri 40mila volumi della sua biblioteca “ad onor del pubblico veneto”. Il porporato, bibliofilo e collezionista appassionato, faceva togliere da tutti i codici miniati i nomi di chi li aveva posseduti in precedenza: per questo motivo non è possibile ricostruire oggi da quante mani sia passato il volume.
L’altra parte del volume, contenente tutta la parte centrale del Pentateuco – dunque Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio – viene ritrovata nel 1844, finita non si sa come Oltre Manica, negli scaffali della biblioteca del duca di Sussex e successivamente acquisita all’asta dalla British Library di Londra, dove si trova ancora oggi, protetta e climatizzata per preservarne le meravigliose raffigurazioni a tempera.
I due volumi si sfiorano in Veneto nel 1999, quando vengono esposti in sedi diverse, tra Padova e Rovigo, nell’ambito della stessa mostra. Una sorta di “arrivederci” che si realizza ora il prossimo ottobre quando la Bibbia padovana si ricomporrà nel Salone dei vescovi, al piano monumentale del palazzo vescovile di Padova. Sarà – assicurano gli studiosi – un’occasione eccezionale, praticamente unica, per ammirare di nuovo insieme i due volumi: quello conservato a Rovigo, 45 carte e 344 illustrazioni, e quello che arriva in prestito da Londra, 86 fogli e 529 illustrazioni. La parte rodigina è, a detta degli esperti, la più bella per le miniature più curate e per l’uso dell’oro nelle miniature stesse. La parte londinese è meglio conservata, anche se una profilatura maldestra dei fogli si è portata via i numeri di pagina e le note. Due pergamene colorate a tempera che si completano tra loro, benché manchi (e si presume esista) il libro dei Giudici, che esaurirebbe l’Ottateuco. Nessuno invece sa se esistano volumi dedicati al Nuovo Testamento. Ci sono indizi che lasciano ipotizzare come alla corte dei da Carrara, dove la cultura era esibizione di potere, fosse stato coltivato un progetto di portata ciclopica ossia il proposito di illustrare l’intera Bibbia, ma non abbiamo prove che l’impresa sia stato completata.
Non si può, poi, fare a meno di notare come le illustrazioni richiamino i dipinti di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero di Padova e, più in generale, quegli affreschi trecenteschi per i quali Padova Urbs Pinta ha ottenuto il riconoscimento Unesco. La mostra di ottobre si propone quindi come una sorta di prosecuzione dei cicli di affreschi del duomo e la collaborazione con la diocesi di Padova rende questa esposizione non solo un’opportunità per apprezzare l’arte, ma anche un momento di riflessione sulla storia religiosa e culturale della città.
La mostra di queste meraviglie artistiche del Trecento si arricchirà di una sala immersiva, progettata per contestualizzare storicamente il manoscritto e per permettere un’interazione più profonda con i visitatori. Tale spazio innovativo stimola l’interesse verso la storia dell’arte e la cultura padovana. I visitatori avranno l’opportunità di vedere tutte le pagine del manoscritto in fac-simile, dettagli che consentono di apprezzare la finezza e la maestria degli antichi miniatori, il cui lavoro combinava abilità tecniche con una straordinaria sensibilità artistica. A completare il percorso espositivo, la possibilità di visitare anche il Museo diocesano e il Battistero della cattedrale.