Fatti
“La situazione è molto cupa oggi in Myanmar, è un periodo storico buio per noi; il popolo ha sperimentato una fase abbastanza lunga di democrazia in tempi non lontani e quando si prova la differenza tra regime e democrazia non ci si ferma. Loro non molleranno”. Di fatto nell’ex Birmania è in corso dal 2021 una guerra – che è improprio chiamare civile – tra esercito golpista e gruppi di resistenza armata. A spiegarlo è Kim Aris, secondogenito di Aung San Suu Kyi, la leader birmana Premio Nobel per la pace, in detenzione illegale da quando la giunta militare ha preso il potere in Myanmar nel 2021.
Il figlio della leader, che si è sempre battuta per i diritti umani e ha governato a fasi alterne per dieci anni, è in Italia – partecipando al Festival della Missione a Torino – per testimoniare la storia travagliata dell’ex Birmania e per lanciare un appello all’Europa. “Il fatto che il mio popolo sia deciso a combattere da solo e a vincere significa che il mondo ha fatto davvero poco per noi finora”.
Parlando della madre dice: “È completamente tagliata fuori dal mondo, è confinata e non abbiamo sue notizie, ma ha un’età avanzata e non la sentiamo da oltre due anni ormai”, racconta. Aris è preoccupato per la sua salute e assieme alla Suu Foundation chiede il supporto dei governi e delle Nazioni Unite per spingere alla liberazione della donna. “Il mio Paese – spiega ancora Kim, classe 1973 – ha combattuto per decenni e sa cosa significa. Temo che la strada verso la libertà sarà ancora lunga, finché non si metterà fine a tutta questa sofferenza inutile”. Appena due giorni fa un attacco militare da un parapendio elettrico che sorvolava la regione di Sgaing ha ucciso 24 persone, inclusi bambini, in un villaggio dove si celebrava una festa buddista.
Aris afferma: “È come se stessimo fronteggiando una catastrofe a prescindere dal fatto che questa sia causata dall’uomo e non dalla natura”. Migliaia di persone sono morte in questi anni. I militari controllano una parte consistente del Paese e tutte le grandi città, ma la resistenza formata da gruppi di ribellione armata cerca di liberare il Paese. “La politica può essere qualcosa di molto potente e mia madre è stata certamente una brava politica, ma io non voglio essere attivo in politica. Io vivo in Inghilterra e cerco di aiutare da lontano come posso. Sono coinvolto in iniziative di aiuto umanitario per il Paese”.