Questa domenica, 19 settembre, a Roma (alle 10.30), papa Leone XIV proclama santa la fondatrice delle Sorelle della misericordia di Verona, Vincenza Maria Poloni (6 gennaio 1802-11 novembre 1855).
«La misericordia – spiegano le consorelle di madre Poloni – è uno dei fili sapienziali che attraversa tutta la Sacra scrittura: è il linguaggio dell’amore con cui Dio si rivela e intreccia la sua storia con quella dell’umanità. Nell’Antico Testamento, la misericordia di Dio – in ebraico hesed – significa fedeltà, amore che non viene mai meno, anche quando l’uomo tradisce o si allontana. Nel Nuovo Testamento, la misericordia assume un volto concreto: quello di Gesù. Egli non solo annuncia la misericordia del Padre, ma la incarna in gesti, parole e incontri. Oggi, in un mondo spesso segnato da indifferenza, frammentazione e ferite profonde, i giovani avvertono – anche se a volte non sanno esprimerlo – un grande bisogno di misericordia. Hanno sete di accoglienza autentica, di sguardi che comprendono senza giudicare, di comunità che non impongono ma accompagnano. Cercano spazi dove poter cadere senza essere scartati, luoghi dove rialzarsi sostenuti da mani che non accusano, ma indicano un orizzonte».
Qui si inserisce il carisma della misericordia, dono dello Spirito alla Chiesa attraverso esperienze concrete di vita religiosa. «Le suore della Misericordia non sono semplicemente “buone”: sono segni viventi della tenerezza di Dio. Con la presenza discreta, con l’ascolto paziente, con il servizio silenzioso, testimoniano che la misericordia non è un concetto astratto, ma una forza che trasforma, guarisce e consola».
Così accadde nel 1943, a Padova, «quando l’Istituto ebbe il coraggio di aprire un collegio – ancora in attività – per studentesse fuori sede: un gesto profetico in un tempo di guerra, segno di fiducia nelle giovani e di speranza per il futuro. L’Istituto fu come la voce di Cristo agli apostoli spaventati: “Coraggio, sono io, non temete”. Ecco perché il carisma parla ancora oggi con forza al cuore dei giovani: perché risponde a un bisogno autentico. Invitarli a sperimentare la misericordia – non solo a sentirne parlare – significa offrir loro un incontro capace di cambiare la vita. Noi, Sorelle della misericordia, abbiamo imparato il valore e la pienezza di questa virtù dalla nostra fondatrice: con la sua vita coerente e appassionata, ci ha trasmesso una testimonianza luminosa di tenerezza e attenzione amorosa. Raccomandava con insistenza di usare ogni accorgimento, perché il nostro agire fosse trasparenza dell’amore del Padre per ogni creatura».