Chiesa
“L’abbraccio guarisce non perché risolve le cose ma perché trasmette l’amore e l’amore è la cosa più importante, anche quando vediamo l’esatto contrario attorno a noi, anche quando si perde tutto in un momento o quando i bambini non dipingono più il sole. L’abbraccio guarisce perché anche nei momenti più difficili, anche quando sembra che sia tutto buio, fa vedere una luce”. Con queste parole – espresse con una certa commozione – il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha accolto ieri, 14 ottobre, a Bologna un gruppo di giovani della Chiesa greco-cattolica ucraina che dall’11 al 19 ottobre stanno svolgendo un viaggio in Italia, dal titolo “Gli abbracci guariscono”. Sono 100 partecipanti provenienti dalla metropolia di Kiev e dagli Esarcati di Donetsk, Kharkiv, Odessa e Lutsk. La loro “missione” è raccontare ai loro coetanei la guerra, condividendo le loro esperienze e testimoniando la fede e la speranza degli ucraini. Un gruppo si trova attualmente a Bologna, su invito del Cardinale Matteo Zuppi e dell’Azione Cattolica. Il secondo si trova a Venezia, su iniziativa degli Scout e della Rete per la Pace. E’ padre Roman Demush, vice capo della Commissione Ugcc per la pastorale giovanile, che accompagna il gruppo, a raccontare al Sir dell’iniziativa e di come è andato ieri l’incontro con Zuppi.
A Bologna hanno preso la parola vari ragazzi e ragazze. Ciascuno si è presentato all’incontro portando nelle mani un foglio A3 con le foto delle loro città bombardate solo negli ultimi due mesi. Kyiv, Sumy, Bila Tserkva, Vinnytsia, Zaporizhzhia. Le foto mostravano le immagini di scuole, asili, teatri, ospedali e chiese distrutte e incendiate dagli attacchi. Ha preso la parola un giovane soldato che ha ottenuto un congedo e il permesso di passare il confine. “Vogliamo essere portavoce della realtà in cui viviamo”, ha detto al cardinale. “Vogliamo chiedere di fare tutto il possibile per fermare questa guerra. E’ una guerra ingiusta. Ci costa moltissimo. Io sto passando gli anni della mia giovinezza nel servizio militare. Però la fede in Dio mi dà la speranza della pace”. Anna, di un villaggio vicino a Donetsk, racconta che è dal marzo del 2022 che non ha avuto più la possibilità di rientrare nella sua casa e che “lì tutto è rovinato, distrutto completamente: scuole, chiese, case. Non riesco più a dormire la notte anche se mi trovo a tanti chilometri dal fronte”.
“Abbiamo diritto di vivere in pace. E questo diritto deve essere garantito a tutti”.
Yana invece viene da Vinnytsia: “La guerra in realtà dura da 10 anni ma nel 2014 nessuno ci credeva. Si preferiva usare termini come conflitto o addirittura crisi. Per noi invece è sempre stata una invasione, una morte. Un terrore che è entrato nelle nostre città e nella nostra vita. Nel 2022, tutto è scoppiato con una forza nuova. Ho visto case distrutte, famiglie che perdevano tutto in una sola notte. Bambini che al posto del sole dipingono carrarmati. Ma ho visto nascere qualcosa di bello anche nei momenti più difficili. Ho visto la bontà delle persone, quando condividono l’ultimo pezzo di pane, quando donano sangue per i feriti oppure sostengono chi è in difficoltà con una parola. Siamo sopravvissuti a tanto dolore che è difficile esprimere con le parole”.
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“Non chiediamo compassione ma memoria. Sappiate che dietro ad ogni titolo di giornale, ci sono vite di esseri umani”.
“Vorrei continuare a ascoltarvi e ho molte domande”, ha detto il cardinale dopo aver ascoltato le storie dei ragazzi. “Come ha detto prima Yana, ci sono delle cose che sono molto difficili da dire ed è vero perché a volte è un dolore così grande che non si riesce a esprimere”. “Penso che all’inizio anche alcuni di voi pensavano alla guerra come ad una cosa lontana e poi la vostra scuola è stata distrutta oppure qualche persona amica non c’è più o non sapete più niente di qualche vostro parente”. Zuppi ha raccontato dell’incontro avuto a Roma due settimana fa la Vice Capo dell’Ufficio del Presidente dell’Ucraina, Iryna Vereshchuk, e con una rappresentanza di donne di associazioni di prigionieri e persone scomparse. “Un incontro che mi ha molto colpito”. “Questo è il motivo per cui siamo contenti di abbracciarvi e anche di ricevere i vostri abbracci”, ha detto Zuppi. “Ma l’abbraccio guarisce da cosa?”, ha chiesto il cardinale. “Dall’odio. La guerra produce tanto odio. Produce vendetta, violenza, paura, dolore, tristezza, pessimismo perché dopo che uno vede quelle cose, pensa che niente abbia più senso. Per questo gli abbracci guariscono. Per questo non sentitevi abbandonati”. “Chiediamo a Gesù che ci liberi da quelle malattie che la guerra produce e che uccidono il cuore”. Riprendendo quindi le parole di uno dei giovani, il cardinale ha concluso:
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“sarà la bontà a vincere la guerra. La pace comincia da noi e comincia oggi. Questo è l’abbraccio che vogliamo darvi con la speranza che presto possiamo fare festa alla pace”.