Chiesa
Il Venezuela in festa per la canonizzazione dei primi due santi del Paese. Si tratta José Gregorio Hernández, conosciuto come il “medico dei poveri” e madre Carmen Rendiles, fondatrice della Congregazione delle Serve di Gesù. Saranno canonizzati domenica da papa Leone XIV. Insieme a loro Ignazio Maloyan, Peter To Rot, Vincenza Maria Poloni, Maria Troncatti e Bartolo Longo.
José Gregorio Hernández nasce a Isnotú, nello stato di Trujillo il 26 ottobre 1864. Dopo essersi formato negli studi in Europa, torna nel suo Paese a 27 anni e istituisce presso l’università di Caracas le cattedre di istologia normale e patologia, di fisiologia sperimentale e batteriologia. Cattolico fervente ogni giorno partecipava alla celebrazione Eucaristica. Molto vicino, nella sua attività medica, ai più poveri dai quali non solo non pretendeva alcun compenso ma spesso li sosteneva acquistando per loro i medicinali necessari. Muore il 29 giugno 1919 dopo essere stato investito a Caracas proprio mentre si stava recando ad acquistare, di tasca sua, le medicine per una sua paziente. Il giorno dei suoi funerali, il 30 giugno, le cronache raccontano che si fermò l’intera città e che una grande folla partecipò ai funerali. “Mentre gli studenti della Facoltà di medicina portavano a spalla il feretro del “Doctor” la gente scendeva nelle strade”, racconta con dovizia di particolari la vaticanista Manuela Tulli nel libro: “José Gregorio Hernández. Il primo santo del Venezuela”, edizioni Ares. “Le foto ingiallite dell’epoca – fa notare l’autrice – mostrano una folla incalcolabile, almeno trentamila persone, riferiscono le cronache dell’epoca. Ma grande è il trasporto per quel medico che così tanto si era speso per curare e aiutare tutti, soprattutto i più poveri, che alcune fonti arrivano a dire che quel giorno, nelle strade, ci fossero circa un milione di persone. Una cifra inimmaginabile per Caracas, che a quel tempo contava più o meno centomila abitanti, segno ed emblema della fama di santità di quest’uomo”. Una fama che ha travalicato l’oceano giungendo anche in Italia. La figura del “Moscati del Venezuela” è molto popolare nella comunità venezuelana presente nel nostro Paese. Nel 2022 una sua reliquia “ex ossibus” è stata portata in pellegrinaggio in molte parrocchie della Sicilia e alcune sue reliquie hanno toccato varie parrocchie del teramano.
Accanto al medico dei poveri, domenica anche un’altra venezuelana salirà agli onori degli altari. Si tratta di Madre Carmen Rendiles Martínez, fondatrice della Congregazione dei Servi di Gesù. Nata a Caracas l’11 agosto 1903, priva del braccio sinistro, Carmen da subito manifesta un’attitudine ad aiutare gli altri. A cominciare dai membri della sua famiglia. A 15 anni esprime il desiderio di consacrarsi a Dio. Entra nella Congregazione dei Servi di Gesù Sacramentato, a Caracas, e a soli 33 anni viene chiamata alla guida delle novizie. Nel 1947 viene quindi nominata superiora della Casa Madre in Venezuela. Nel corso della sua vita istituisce varie opere educative. Nel 1965 la svolta: con alcune consorelle fonda una nuova congregazione religiosa in Venezuela cui darà il nome di “Serve di Gesù”. Il 9 maggio 1977, poco dopo aver compiuto 50 anni di vita religiosa, muore a Caracas in odore di santità.
Per questi due santi, i primi del paese sudamericano, c’è molta attesa e un grande clima di festa. e non solo in Venezuela. Anche in Italia infatti, dove da anni è attivo l’Apostolato Mondiale della Vergine di Coromoto, patrona del paese sudamericano, si contano le ore in attesa della canonizzazione. “Lodiamo e benediciamo il Signore per questo compimento di grazia – dice al Sir la responsabile Carolina Garcia – ma anche per il riconoscimento che la Chiesa universale che con queste due canonizzazioni dona al mondo due anime sante del Venezuela. Due persone che in vita hanno testimoniato il Vangelo con la loro fede e il loro servizio. I due santi – prosegue la Garcia – rappresentano due cammini diversi ma complementari della stessa santità: quella del servizio. Lui ha curato i corpi e consolato le anime; lei ha formato nella fede e guidato con infinita carità, umiltà e silenzio, nonostante la sua limitazione fisica fin dalla nascita. Insieme testimoniano che la santità è possibile in ogni stato di vita e che, anche nei tempi di dolore e crisi, la luce di Dio continua a splendere attraverso i cuori che amano e servono. Questa canonizzazione – riprende – è un dono di speranza per il popolo venezuelano e per tutta la Chiesa universale” e la comunità venezuelana residente in Italia, insieme ai fedeli venezuelani provenienti da ogni parte del mondo, vive con “grande fervore questo momento storico.
Diversi infatti sono gli eventi di preghiera, riflessione e ringraziamento che faranno da cornice alla canonizzazione. Si inizia venerdì 17 ottobre, con un simposio sui nuovi santi venezuelani presso la Pontificia Università Lateranense. Sabato 18 ottobre prevista una veglia di preghiera e confessioni presso la Basilica del Sacro Cuore di Gesù a Roma accompagnata dall’Orchestra Sinfonica Simón Bolívar. Domenica 19 ottobre la messa di canonizzazione presieduta da Papa Leone XIV. Lunedì 20 una messa di ringraziamento nella Basilica di San Pietro e udienza papale per i pellegrini dei sette nuovi santi e, a seguire, l’inaugurazione del Mosaico della Vergine di Coromoto nei Giardini Vaticani. Gli apostolati e le associazioni venezuelane in Italia e nel mondo stanno promuovendo momenti di preghiera, adorazione e riflessione per accompagnare spiritualmente questa “grazia immensa”.