Sono trascorsi 75 anni da quel 7 ottobre 1950, giorno in cui l’allora arcivescovo di Calcutta, Ferdinand Perier, riconobbe canonicamente la congregazione delle Missionarie della Carità, fondate da Madre Teresa di Calcutta, “icona universale della carità, vissuta fino all’estremo in favore dei più indigenti, degli scartati dalla società”, come l’ha definita Papa Leone XIV nell’esortazione apostolica “Dilexi Te”. Da allora, le religiose con sari bianco bordato da tre strisce blu – simbolo dei voti di povertà, obbedienza e servizio ai poveri – hanno scritto una storia di prossimità e amore donato ai più poveri tra i poveri. Per celebrare l’anniversario, in tante si sono ritrovate questo pomeriggio, sabato 18 ottobre, nella basilica di Sant’Anastasia al Palatino, dove mons. Ambrogio Spreafico, vescovo emerito di Frosinone-Veroli-Ferentino e di Anagni-Alatri, ha presieduto la messa durante la quale sono stati ricordati anche i 50 anni di presenza della famiglia religiosa a San Gregorio al Celio, di fronte al Circo Massimo, in un ex pollaio donato dai monaci camaldolesi alle “sisters” nel 1975. “Madre Teresa vi ha fatto percorrere le strade del mondo cercando anche negli angoli nascosti donne e uomini che avevano bisogno di amore e di cura – ha affermato nell’omelia –. I poveri spesso si nascondono, perché il mondo non li vuole vedere. In una società come la nostra, in cui sembrano prevalere la forza e il denaro, il vostro carisma brilla ancor di più mentre la vostra missione è chiamata oggi a far luce a chi vive nel buio, come le donne e gli uomini oppressi dalla guerra, dalla solitudine, dalla malattia, dall’abbandono, anche nel nostro Paese dove si dice regni il benessere”.
Un’eredità che continua
Madre Teresa accudiva poveri e ammalati per le strade di Calcutta “portando con sé l’amore del Signore – ha dichiarato mons. Spreafico –. Oggi Gesù ci manda sulle strade polverose di Gaza, dell’Ucraina, dell’India e dei tanti Paesi dimenticati da tutti, come il Myanmar, il Sudan e anche negli angoli nascosti di questa città, così pieni di gente che spesso nessuno vuole vedere”. Ha quindi ricordato la missione svolta a San Gregorio al Celio da mezzo secolo, proprio dove c’era il “triclinium pauperum”, la mensa dei poveri dove ogni giorno santa Silvia e il figlio papa Gregorio Magno servivano 12 indigenti. “Siate sempre ‘triclinium pauperum’ accogliendo i bisognosi non solo di cibo ma anche di cure, di amore e di dignità”, ha concluso. Sorella Miriam Teresa ha ricordato che il 22 novembre 1975 il primo povero fu accolto nella residenza delle Missionarie a San Gregorio al Celio, dove Madre Teresa soggiornava almeno due volte l’anno, l’ultima due mesi prima di morire, il 5 settembre 1997. La sua piccola stanza c’è ancora e i fedeli possono visitarla. “È stato il primo di tanti figli amati da Dio che abbiamo avuto il privilegio di servire – ha affermato –. Attraverso il fragile ‘sì’ della Madre e del nostro fragile ‘sì’ quotidiano il Signore diffonde amore in tutto il mondo, nei 130 Paesi dove siamo presenti e dove si continua a pregare per essere umili collaboratori di Dio”.
Cinque comunità attive nella capitale
Oggi a San Gregorio 22 religiose accudiscono tutto il giorno 40 senza fissa dimora ultra cinquantenni con patologie. Per sorella Maria Dolores, responsabile regionale della congregazione, “in un mondo che fatica a trovare la pace e cammina ancora nelle tenebre, il messaggio di Madre Teresa è vivo e porta speranza”. La casa al Celio fu la seconda aperta a Roma dalla fondatrice. La prima fu inaugurata nel 1968 a Tor Fiscale, dove oggi risiedono i Padri Missionari della Carità, comunità religiosa fondata dalla santa nel 1984 (i fratelli contemplativi, invece, risiedono a Sant’Agapito). A Roma le “sisters” sono una settantina, suddivise in varie comunità. Gestiscono cinque case di suore attive: oltre a quella a San Gregorio ci sono la casa a Tor Bella Monaca, quella in zona Casilina (dove risiedono anche le ragazze in formazione che aspirano a diventare Missionarie della Carità), quella a Primavalle, dove accolgono mamme in gravidanza, e “Dono di Maria”, la struttura in piazza del Sant’Uffizio donata a Madre Teresa da Giovanni Paolo II, dove ci sono una mensa, un dormitorio e una casa di accoglienza per donne. Ad Acilia, in via Dragoncello, c’è infine il ramo contemplativo della congregazione.