Mosaico
Per la prima volta dopo secoli, le due uniche sezioni superstiti della Bibbia istoriata padovana sono esposte fianco a fianco al Museo Diocesano, all’interno dello storico Salone dei Vescovi. Frutto del lavoro di artisti attivi alla corte carrarese, la Bibbia, un preziosissimo manoscritto miniato del XIV secolo, coniuga la ricchezza visiva delle miniature alla vivacità di una narrazione in volgare padovano, in una forma che anticipa il linguaggio per immagini.
Le due porzioni del manoscritto sono normalmente conservate rispettivamente a Rovigo e a Londra, custodite presso l’Accademia dei Concordi e la British library.
La Bibbia istoriata padovana è avvolta dal fascino della storia e del mistero. Non è chiaro se il progetto originario di raccontare per immagini l’intera vicenda biblica fosse mai stato portato a termine: di certo si trattava di un’impresa monumentale, che richiedeva ingenti risorse e tempi lunghi. Dopo la caduta della Signoria carrarese, il manoscritto scompare per secoli. Riappare solo tra Sette e Ottocento, quando due sezioni distinte vengono acquisite separatamente dalla famiglia Silvestri di Rovigo e dal duca di Sussex.
Le sorti delle due porzioni furono diverse: quella dei Silvestri fu legata all’Accademia dei Concordi, mentre l’altra entrò a far parte delle collezioni della British library. Delle eventuali altre parti della Bibbia, oggi, non si hanno notizie.
A ospitare questa eccezionale riunificazione è il Salone dei Vescovi del museo Diocesano, diretto da Andrea Nante. Una sede simbolica, che si pone in dialogo con uno dei massimi capolavori dell’Urbs picta padovana, il ciclo di affreschi di Giusto de’ Menabuoi nel Battistero della Cattedrale, patrimonio Unesco. «Le illustrazioni della Bibbia padovana – sottolinea Alessia Vedova, curatrice della mostra – dimostrano di guardare ai grandi cicli pittorici che Giotto, Altichiero, Giusto de’ Menabuoi avevano realizzato per i Carraresi e per le potenti comunità religiose della città, secondo uno stile particolarmente sobrio e realistico» .
La mostra, che ha la supervisione scientifica di Federica Toniolo, offre al visitatore un percorso immersivo che precede l’esposizione vera e propria. Un’intera sala è dedicata alla ricostruzione dell’ambiente culturale e artistico della Padova trecentesca, periodo in cui la città ospitava, tra gli altri, anche Francesco Petrarca.
«La fede ha prodotto un’opera così – ha detto il vescovo Cipolla in occasione della presentazione della mostra – Quest’opera custodisce non soltanto la fede, che per me è una cosa già importante, ma custodisce tutto un mondo, una cultura, un’esperienza. E in questo senso c’è veramente tanta reciprocità tra l’arte e la fede. Hanno camminato insieme. Possono anche andare autonomamente, ma quando si incontrano sanno arricchirsi l’un l’altra in modo sorprendente».
Ciò che rende la Bibbia istoriata padovana un’opera davvero unica è la forza narrativa delle sue miniature: immagini così potenti e dettagliate da prevalere, talvolta, sul testo stesso, scritto in volgare con inflessioni venete e padovane, una rarità per l’epoca, dominata dall’uso del latino. Accanto alle scene miniate, si trovano spesso annotazioni come «Como qui si è depento», a indicare un racconto visivo che precede quello scritto. Una sorta di proto-fumetto medievale, che affonda le sue radici nella tradizione delle Bibbie illustrate francesi.
La parte rodigina del manoscritto contiene l’incipit del testo sacro, con la Genesi e la storia di Ruth. La porzione londinese conserva invece la parte centrale del Pentateuco – Esodo, Levitico, Numeri, Deuteronomio – e il libro di Giosuè. In tutto, la “Bibbia Sussex” comprende 86 carte illustrate impreziosite da 529 immagini miniate, incastonate in una raffinata legatura ottocentesca blu e oro, con stemma reale. Nel Salone dei Vescovi, le due porzioni del manoscritto sono esposte una accanto all’altra, protette da una teca. Ma la visita prosegue anche nella veranda del Palazzo Vescovile, dove è possibile esplorare la Bibbia attraverso facsimili sfogliabili.
«La visita è un’occasione da non perdere – spiega Federica Toniolo, docente di Storia dell’arte medievale all’Università di Padova – per apprezzare la straordinaria qualità raggiunta dai miniatori e per vedere riflessi, nelle loro immagini, gli usi, i costumi e i paesaggi della Padova tardo-medievale».
La riunione delle due parti conosciute della Bibbia istoriata padovana è stata suggerita e promossa dalla Fondazione Cariparo, che ha chiesto e ottenuto la determinante collaborazione delle due Istituzioni che la custodiscono. Con un unico biglietto, i visitatori potranno anche accedere al Battistero della Cattedrale. La mostra resterà aperta fino al 19 aprile.