Chiesa
Il panorama parrocchiale, così come era conosciuto da decenni, sta cambiando notevolmente in Belgio e a determinare il cambiamento e la conseguente “profonda riorganizzazione” sono la partecipazione sempre più consistente dei laici e la riduzione del numero dei sacerdoti. Il processo sta determinando un nuovo panorama con parrocchie che si stanno integrando in entità più grandi e il parroco chiamato sempre più a collaborare con laici impegnati che assumono determinati compiti o responsabilità aggiuntive. E’ quanto emerge dalla “fotografia” scattata anche quest’anno dall’ottavo Rapporto annuale della Chiesa cattolica in Belgio, relativo all’anno 2024. Il rapporto fornisce una panoramica quantitativa e qualitativa della vita della Chiesa e delle sue organizzazioni.
I “numeri”. Sono 3.528 le parrocchie in Belgio. Ma tutte le diocesi sono impegnate a lavorare per stabilire “legami di collaborazione tra le parrocchie all’interno delle Unità Pastorali”. Entro la fine del 2024, erano già state create 427 Unità Pastorali (su un obiettivo di 507). Dal Rapporto emerge anche che 33 sono state le chiese sconsacrate nel 2024 e per le quali il vescovo ha firmato un decreto. 90 il numero di parrocchie abolite nel 2024 con decreti episcopali mentre 1 chiesa è stata assegnata ad altre confessioni cristiane. I sacerdoti diocesani in Belgio sono 1.678, di cui però solo 909 in missione. 383 sono provenienti da altre diocesi, per lo più straniere. Sono invece 1.685 i preti religiosi di cui solo 315 lavorano in una parrocchia. La Chiesa belga può però contare su un grande numero di laici non ordinati con missione pastorale. Sono 956 i laici nominati dal vescovo per lavorare nelle parrocchie o in un’Unità Pastorale. 403 i laici nominati dal vescovo per una missione pastorale nel settore caritativo (ospedali, case di cura e assistenza, istituzioni per disabili); 391 laici nominati per lavorare nei servizi delle diocesi; 2.708 laici con l’incarico di partecipare alla pastorale diocesana (ad esempio, presiedere momenti di preghiera, celebrare funerali nelle chiese o nei crematori. La maggior parte di loro sono volontari) e 191 animatori pastorali in formazione per la nomina. A fianco di questi laici impegnati ci sono 108.728 volontari parrocchiali; 2.527 volontari che operano nelle istituzioni sanitarie; 4.779 operatori socio-sanitari volontari di parrocchie e Unità Pastorali.
La “missione”. Quello che emerge dal Rapporto, è la fotografia di una Chiesa che seppur immersa in una profonda riorganizzazione, mira ad “essere vicina ai credenti nei momenti cruciali della loro vita” e nei luoghi dove vivono. Battesimo, comunione, cresima, matrimonio, vita familiare, morte e lutto: “questi momenti cruciali della vita delle persone – si legge nel comunicato che accompagna il Rapporto – diventano anche momenti di grazia quando sono accompagnati da cura, fede, gentilezza e solidarietà pastorale all’interno di una comunità religiosa calorosa”. Per questo, parrocchie, diocesi, comunità religiose e nuove comunità stanno implementando iniziative per tutte le fasce d’età, dai più piccoli ai più grandi. Possono assumere un’ampia varietà di forme: weekend per fidanzati; sostegno alle coppie sposate, soprattutto nei momenti difficili della relazione; weekend di crescita della fede per le famiglie; “caffè del lutto” dove i familiari dei defunti possono condividere le proprie esperienze e trovare sostegno; ritiri incentrati sulla crescita spirituale personale; e altro ancora.
Queste fusioni passate e future hanno inoltre un impatto significativo sul ruolo del pastore. “Ora è più mobile, con più sedi e un rapporto diverso con i fedeli. In un certo senso, sta diventando più missionario”.
L’indicazione di Papa Francesco. “La Chiesa sta attraversando una profonda trasformazione” e “si sta adattando agli sviluppi sociali e al suo mutevole ruolo in una società secolarizzata”, scrive mons. Luc Terlinden, presidente della Conferenza episcopale del Belgio. Da diversi anni, è stata intrapresa “una riforma della sua gestione” e “ciò ha avuto numerose conseguenze, tra cui la definizione tradizionale dei ruoli di sacerdote e fedele”. Consapevole di queste molteplici sfide – aggiunge il presidente dei vescovi -, la Chiesa sta cercando di adattarsi passo dopo passo per soddisfare le nuove aspettative dei fedeli e per trovare il suo giusto posto nella società odierna. Papa Francesco ci ha ricordato, durante la sua visita in Belgio che questo è il luogo di una “Chiesa in uscita”, attenta alle periferie sociali, umane ed esistenziali per esservi concretamente presente”.