Chiesa
“La Chiesa non tollera l’antisemitismo e lo combatte, a motivo del Vangelo stesso”. A ribadirlo, sulla scia dei suoi predecessori, è stato Leone XIV, nella catechesi dell’udienza di oggi, dedicata al 60° anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate, il cui primo orientamento “fu verso il mondo ebraico, con cui San Giovanni XXIII intese rifondare il rapporto originario”. Al termine dell’udienza, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha espresso vicinanza alle popolazioni colpite dall’Uragano Melissa, che dalla Giamaica sta ora attraversando Cuba, “con forza devastante”, provocando vittime e migliaia di persone fuga. “Fare tutto il possibile”, l’appello alle autorità civili.
“Per la prima volta nella storia della Chiesa doveva cosi prendere forma un trattato dottrinale sulle radici ebraiche del cristianesimo, che sul piano biblico e teologico rappresentasse un punto di non ritorno”, il primo riferimento alla Dichiarazione conciliare. “Il popolo del Nuovo Testamento e spiritualmente legato con la stirpe di Abramo”, si legge infatti nel documento: “La Chiesa di Cristo riconosce che gli inizi della sua fede e della sua elezione si trovano già, secondo il mistero divino della salvezza, nei patriarchi, in Mose e nei profeti”. La Chiesa, “memore del patrimonio che essa ha in comune con gli Ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell’antisemitismo dirette contro gli Ebrei in ogni tempo e da chiunque”.
“Da allora, tutti i miei predecessori hanno condannato l’antisemitismo con parole chiare”, ha fatto notare Leone XIV: “E cosi anch’io confermo che la Chiesa non tollera l’antisemitismo e lo combatte, a motivo del Vangelo stesso”.
”Oggi possiamo guardare con gratitudine a tutto ciò che e stato realizzato nel dialogo ebraico-cattolico in questi sei decenni”, il bilancio del Pontefice: “Ciò non e dovuto solo allo sforzo umano, ma all’assistenza del nostro Dio che, secondo la convinzione cristiana, e in se stesso dialogo”. “Non possiamo negare che in questo periodo ci siano stati anche malintesi, difficolta e conflitti, che pero non hanno mai impedito la prosecuzione del dialogo”, ha ammesso il Papa:
“Anche oggi non dobbiamo permettere che le circostanze politiche e le ingiustizie di alcuni ci distolgano dall’amicizia, soprattutto perché finora abbiamo realizzato molto”.
“Lo spirito della Nostra aetate continua a illuminare il cammino della Chiesa” – ha assicurato Leone – e invita “tutti i cattolici – vescovi, clero, persone consacrate e fedeli laici – a coinvolgersi sinceramente nel dialogo e nella collaborazione con i seguaci di altre religioni, riconoscendo e promuovendo tutto ciò che é buono, vero e santo nelle loro tradizioni”.
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“Questo e oggi necessario praticamente in ogni città del mondo dove, a motivo della mobilità umana, le nostre diversità spirituali e di appartenenza sono chiamate a incontrarsi e a convivere fraternamente”,
il mandato del Papa: “La Nostra aetate ci ricorda che il vero dialogo affonda le sue radici nell’amore, unico fondamento della pace, della giustizia e della riconciliazione, mentre respinge con fermezza ogni forma di discriminazione o persecuzione, affermando la pari dignità di ogni essere umano”.
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“Agiamo insieme”,
l’invito ai leader religiosi presenti in piazza San Pietro: “Più che mai, il nostro mondo ha
bisogno della nostra unità, della nostra amicizia e della nostra collaborazione.
Ciascuna delle nostre religioni può contribuire ad alleviare le sofferenze umane e a prendersi cura della nostra casa comune, il nostro pianeta Terra.
Le nostre rispettive tradizioni insegnano la verità, la compassione, la riconciliazione, la giustizia e la pace”.
“Dobbiamo riaffermare il servizio all’umanità, in ogni momento.
Insieme, dobbiamo essere vigilanti contro l’abuso del nome di Dio, della religione e dello stesso dialogo, nonché contro i pericoli rappresentati dal fondamentalismo religioso e dall’estremismo”,
la richiesta di Leone: “Dobbiamo anche affrontare lo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale, perché, se concepita in alternativa all’umano, essa può gravemente violarne l’infinita dignità e neutralizzarne le fondamentali responsabilità”, ha proseguito il Papa: “Le nostre tradizioni hanno un immenso contributo da dare per l’umanizzazione della tecnica e quindi per ispirare la sua regolazione, a protezione dei diritti umani fondamentali”.
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“Dobbiamo riportare la speranza nelle nostre vite personali, nelle nostre famiglie, nei nostri quartieri, nelle nostre scuole, nei nostri villaggi, nei nostri Paesi e nel nostro mondo”,
l’appello finale: “Questa speranza si fonda sulle nostre convinzioni religiose, sulla convinzione che un mondo nuovo sia possibile”. “Nostra aetate, sessant’anni fa, ha portato speranza al mondo del secondo dopoguerra”, ha ricordato Leone XIV: “Oggi siamo chiamati a
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rifondare quella speranza nel nostro mondo devastato dalla guerra e nel nostro ambiente naturale degradato.
Collaboriamo, perché se siamo uniti tutto è possibile. Facciamo in modo che nulla ci divida”. “E in questo spirito, desidero esprimere ancora una volta la mia gratitudine per la vostra presenza e la vostra amicizia”, ha concluso Leone: “Trasmettiamo questo spirito di amicizia e collaborazione anche alla generazione futura, perché è il vero pilastro del dialogo”. Al termine dell’udienza, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, il Papa ha espresso vicinanza alle popolazioni colpite dall’Uragano Melissa, che dalla Giamaica sta ora attraversando Cuba, “con forza devastante”, provocando vittime e migliaia di persone fuga. “Fare tutto il possibile”, l’appello alle autorità civili.