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Ha compiuto un mese l’esperienza del “Seminario insieme” e, come per ogni neonato, è tempo per un primo bilancio di crescita. Sono in tutto venti i seminaristi provenienti dalle Diocesi di Adria-Rovigo, Chioggia, Padova e Vicenza – oltre a un giovane croato – che dal 29 settembre hanno dato vita a questa nuova comunità formativa a Sarmeola di Rubano, dove si trova Casa Madre Teresa di Calcutta, struttura per l’accoglienza diurna di persone malate di Alzheimer. Al terzo piano dell’edificio ha trovato casa il “Seminario insieme”: non ancora un seminario inter-diocesano, che richiede una serie di approvazioni dal Vaticano, ma la cura del percorso formativo dei presbiteri condivisa tra le quattro Diocesi che hanno messo in piedi il progetto.
Gli ambienti di Casa Madre Teresa di Calcutta sono stati pensati per ospitare una struttura socio-sanitaria, ma già dopo il primo mese di vita del “Seminario insieme”, si respira un’aria più casalinga e familiare. A partire dall’immancabile sala ristoro, attrezzata di macchina per il caffè, biscotti e altre bevande che tradiscono l’inclinazione tutta veneta allo “spritz macchiato” alla quale nemmeno un seminario può rinunciare. È qui che incontriamo il rettore della comunità, don Aldo Martin, già alla guida del Seminario di Vicenza, biblista e docente alla Facoltà teologica del Triveneto.
Don Aldo, come è stato questo primo mese di rodaggio?
«È stato segnato soprattutto dagli impegni “logistici”, dal trasloco dei seminaristi dai rispettivi Seminari, dall’avvio della vita scolastica e della vita comunitaria. Quello che stiamo cercando di fare, e tutti sono coinvolti, è attrezzare questo ambiente per farlo diventare familiare e sentirlo come una casa».
Com’è organizzata la settimana dei seminaristi?
«Tutte le mattine, il mercoledì anche di pomeriggio, frequentano le lezioni nella sede centrale della Facoltà teologica del Triveneto a Padova. Il venerdì non c’è lezione ma una giornata dedicata alla formazione con attività come il ritiro che abbiamo vissuto il 31 ottobre. Il lunedì sera si tiene la riunione della comunità, il martedì sera la lectio divina e il giovedì sera l’adorazione eucaristica».
Con che atteggiamento le sembra che i seminaristi stiano vivendo questa nuova esperienza?
«Percepisco un clima di fraternità, favorito anche dal lavoro degli educatori con i quali siamo “all’opera” da tempo per far partire con il piede giusto questa comunità. Tra i seminaristi c’è molto desiderio di fare amicizia e conoscersi. Va detto che molti di loro già si conoscono, per la frequentazione della Facoltà teologica e per aver partecipato al Giubileo dei seminaristi a Roma».
Da chi è composta l’equipe dei formatori?
«Oltre a me, c’è il vice-rettore don Maurizio Rigato, il padre spirituale don Giovanni Molon e l’educatrice suor Lia Pasquale. A parte il sottoscritto, provengono tutti dalla Diocesi di Padova, ma non c’è nessun tipo di campanilismo. All’equipe si aggiunge l’associazione “Buon pastore” che ha in capo la gestione economica del “Seminario insieme”, presieduta da don Luca Borgna della Diocesi di Adria-Rovigo».
Certo che, per un vescovo, affidare la cura dei seminaristi a una realtà “esterna” alla propria Diocesi è un passo importante. È stato difficile farlo?
«Credo che, su iniziativa dei rispettivi vescovi, le quattro Diocesi coinvolte abbiano fatto ciascuna un passo indietro per compiere, insieme, un passo avanti. La regola d’oro alla base di tutto questo è la fiducia reciproca. Credo inoltre che quattro Diocesi che si mettono insieme per un progetto come questo stiano intraprendendo un cammino sinodale, che potrà aprire a future collaborazioni. In questo senso è interessante che sia presente anche un seminarista della Diocesi di Vittorio Veneto, a prescindere dalle scelte che farà il suo vescovo».
Con questa “forma” di Seminario si affievoliscono i contatti con le rispettive Diocesi…
«È vero. Bisogna trovare il modo per mantenerli anche se, il venerdì, i seminaristi tornano nelle comunità dove svolgono le rispettive esperienze pastorali. Diciamo che scegliendo di avviare il “Seminario insieme” si è deciso di dare maggiore rilevanza alla vita di comunità, all’esperienza domestica».
Questo passaggio non poteva essere l’occasione per sperimentare diverse modalità formative? Per esempio, come avviene in Francia, inserendo la comunità in una canonica significativa?
«L’idea richiederebbe uno sforzo organizzativo non dissimile da quello che stiamo facendo qui. Inoltre è molto difficile, per dei parroci, prendersi in carico anche la formazione dei seminaristi. Ma il problema di fondo è un altro».
Quale?
«Quando parliamo di Seminario, abbiamo in testa quello di cinquant’anni fa. Oggi non è più così! Il Seminario è una realtà con le porte spalancate rispetto ad allora. La gerarchia tra formatori e catechisti, pur nel riconoscimento dei ruoli, è saltata, ci sono ospiti che vanno e vengono, il venerdì sera i seminaristi tornano a casa o in parrocchia, durante la settimana hanno la possibilità di partecipare a iniziative culturali. Non è più un mondo chiuso il Seminario. Chi ha ancora delle riserve ci venga a trovare, venga a cenare con noi. Ma anche chi vuole solo conoscerci: veniteci a trovare!».
Il 28 ottobre, alla presenza dei vescovi Cipolla, Brugnotto, Pavanello e Dianin è partito ufficialmente il “Seminario insieme”. «Non abbiamo cercato questa esperienza – ha sottolineato mons. Cipolla – ma siamo certi che vi troveremo occasioni per arricchirci e sostenerci reciprocamente». Mons. Dianin: «Abbiamo percepito, nel gruppo di seminaristi che cammina da un mese, un clima bello, positivo, carico di speranza». Mons. Brugnotto: «L’augurio è che questo cammino appena partito, insieme, sia fecondo per ciascun giovane. Sarà una bella ricchezza anche per le nostre Chiese, che hanno accettato la sfida di camminare insieme».
Mons. Pavanello: «Che quattro Diocesi abbiano dato vita a questa iniziativa segna una strada. È di esempio e di incoraggiamento per le nostre Chiese».

Ecco il logo del Seminario “condiviso” dalle Diocesi di Adria-Rovigo, Chioggia, Padova e Vicenza. Vi è rappresentato il Vangelo di Emmaus (Lc 24,13-35): richiama, quindi, la comunità e la sequela. Il logo è frutto di una riflessione comunitaria. Esiste anche il sito web seminarioinsieme.it oltre ai profili sui social network.